Nomine pubbliche, Meloni piglia tutto all’Aifa e all’Istat: doppio schiaffo a Salvini

Gian Carlo Blangiardo, sostenuto dalla Lega, non potrà partecipare al bando per il rinnovo dei vertici dell’Istat. Nel frattempo l’Aifa è in mano al reggente Francesco Fera, amico di Meloni

27.2. 2024, 16:14 | di Redazione FIRSTonline .info lettura3’

Gian Carlo Blangiardo, sostenuto dalla Lega, non potrà partecipare al bando per il rinnovo dei vertici dell’Istat. Nel frattempo l’Aifa è in mano al reggente Francesco Fera, amico di Meloni

Nomine pubbliche, Meloni piglia tutto all’Aifa e all’Istat: doppio schiaffo a Salvini

L’amico Francesco Fera alla guida dell’Aifa come presidente facente funzioni al posto dell’ex Giorgio Palù, mentre sull’Istat continua lo stallo, ma con un nuovo punto fermo: l’ex presidente Gian Carlo Blangiardo non potrà partecipare al bando per il rinnovo della presidenza dell’istituto, con buona pace della Lega e soprattutto del suo leader Matteo Salvini che da mesi bloccano la nomina, lasciando l’Istat nelle mani del presidente reggente Francesco Chelli.

L’Istat da un anno senza vertici

La storia ormai sta diventando sempre più lunga e complicata. L’Istat è infatti senza un vero presidente da quasi un anno. Il 9 marzo dello scorso anno, l’ex presidente e demografo caro alla Lega, Gian Carlo Blangiardo, era stato riconfermato per altri quattro anni alla guida dell’Istituto dal governo Meloni. Poco dopo però, la sua nomina è stata bocciata dalle Camere con i due terzi dei voti delle commissioni Affari Costituzionali per il no delle opposizioni.

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Da allora ha avuto inizio uno stallo senza soluzione di continuità e Francesco Chelli, membro anziano del cda dell’Istat, ha assunto l’incarico di “presidente facente funzioni” solo per l’ordinaria amministrazione. Il suo mandato scade il 24 marzo, insieme a quello di tutto il cda. Se non verrà nominato un nuovo presidente l’Istat andrà incontro al commissariamento. Da quasi un anno però il Governo non riesce a mettersi d’accordo sul nome, in un tira e molla tutto politico che lascia uno degli istituti più importanti del paese in balia dei giochi di potere, con la Lega che non ha alcuna intenzione di rinunciare a Blangiardo.

Istat: Blangiardo escluso dal bando

Pochi giorni fa potrebbe però essere arrivata la vera svolta. Mentre gli occhi di tutti erano concentrati sulle Regionali in Sardegna che hanno poi decretato la sconfitta del centrodestra con conseguenti polemiche, il 22 febbraio è stato pubblicato il bando per il rinnovo della presidenza dell’istituto di statistica: Gian Carlo Blangiardo non potrà partecipare. Il motivo è presto detto: potranno prendere parte alla gara solo i professori ordinari. Blangiardo è in pensione da più di quattro anni. Parlando in parole povere: è fuori. Non è infatti contemplata la norma Brunetta che consentiva ai pensionati di avere un incarico pubblico non retribuito.

Meloni e il ministro competente (di Forza Italia) Paolo Zangrillo non hanno lasciato agli alleati alcun margine d’azione. Zangrillo, in accordo con la presidente del Consiglio Meloni dovrà scegliere tra i 3 candidati che emergeranno dal bando. Poi spetterà nuovamente al Parlamento dire la sua. Un’intesa all’interno della maggioranza potrebbe a questo punto arrivare arrivare sul nome dell’attuale presidente facente funzioni Chelli. La sua permanenza all’Istituto sarebbe un modo per superare il braccio di ferro tra Fdi e Lega, considerando anche che si tratterebbe di un nome gradito a Giorgetti.

Ai vertici dell’Aifa un amico di Meloni

Nel frattempo, dopo le dimissioni di Giorgio Palù in aperta polemica col ministro della Salute Schillaci,anche l’Aifa è in mano a un “reggente”. Si tratta del farmacista pugliese Francesco Fera, molto vicino al sottosegretario di Fdi Marcello Gemmato e alla stessa Premier Giorgia Meloni.

Come sottolinea Repubblica Fera si occupa di Sanità solo dal 2019, da quando cioè è entrato all’Aress, l’agenzia regionale strategica per la salute e il sociale della Regione Puglia. L’esperienza su farmaci ecc. è dunque poca, ma non sempre i membri del cda dell’Aifa sono tecnici. “Spesso sono stati assessori regionali, esperti di diritto, tecnici che hanno lavorato al ministero. Tutte cose che comunque Fera non è”, spiega il quotidiano. L’amicizia, probabilmente, ha vinto sul curriculum.

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