1. SCHIACCIATO TRA L'INCUDINE Di MELONI E IL MARTELLO DI SALVINI, QUEL SEMOLINO DI GIANCARLO GIORGETTI HA TRE GROSSE BEGHE DA GESTIRE
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RAI, FERROVIE E CDP AD APRILE, SCADONO TUTTI E LA DUCETTA VUOLE TUTTO, A PARTIRE DAL NUOVO AD DI VIALE MAZZINI CHE DOVRA' APPARECCHIARE UN PALINSESTO ALLA FIAMMA
14.2.2024 dagoreport, dagospia.com lettura3’
2. DATO IL RICCO PNRR IN DOTAZIONE ALLE FERROVIE (24 MLD), "IO SO' GIORGIA" INVADE IL CAMPO DI SALVINI: VUOLE DECIDERE ANCHE LEI SULLE NOMINE. A TALE AFFRONTO, IL LEGHISTA HA RILANCIATO: SE TU METTI LE MANINE IN PASTA SULLE ''MIE'' FERROVIE, ALLORA PROCEDIAMO ALLO STESSO MODO SU CASSA DEPOSITI E PRESTITI, DOVE MELONI E FAZZOLARI VOGLIONO LA RICONFERMA DEL PIEGHEVOLE SCANNAPIECO. MA L'EX DRAGHI-BOY E' INVISO SIA AL CAPITONE CHE A GIORGETTI...
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Gira e ti rigira, il ministro al semolino, Giancarlo Giorgetti, si ritrova sempre nei pasticci. Il leghista, finito nello scontro tra Meloni e Salvini, che si contendono la sua obbedienza, ha tre spinosi problemi da affrontare.
Il primo riguarda la Rai. Come Dago-Dixit, una volta firmato e controfirmato il bilancio della tv pubblica, nell’assemblea di aprile, la palla del rinnovo dei vertici di Viale Mazzini passa al ministro Giancarlo Giorgetti (la Rai è una società per azioni partecipata al 99,56% dal Ministero dell’Economia e allo 0,44% dalla Siae).
Che farà quel cavalier tentenna di Giorgetti? Darà subito il via per l’elezione di un nuovo cda, come vuole Giorgia Meloni (così sarà il nuovo Ad avrà il tempo per metter giiù il palinsesto della nuova Rai alla Fiamma), oppure si adeguerà al diktat di Matteo Salvini, che vuole posticipare il nuovo consiglio d’amministrazione a dopo le europee, permettendo a Roberto Sergio di metter mano al palinsesto del 2024/2025?
Spoiler: conoscendo il pugnace carattere dell’economista di Cazzago Brabbia, batterà i tacchi e accontenterà la più potente dei due, cioè "Io so' Giorgia e voi non siete un cazzo".
La seconda rogna riguarda Ferrovie dello Stato, di cui il Mef è unico azionista. Ad aprile scadono i vertici e Giorgia Meloni preme per il rinnovo di Luigi Ferraris come amministratore delegato. Matteo Salvini, dopo un iniziale innamoramento per l’ad di Trenitalia, Luigi Corradi, ha cambiato idea, subodorando un tentativo di avvicinamento del manager alla premier.
Il “Capitone” si è sentito messo da parte (e ha fatto bene) dopo i trenini indigesti di Ciampino e Sanremo: il ministro dei trasporti non era stato avvertito né della fermata ad hoc richiesta dal cognato d’Italia, Francesco Lollobrigida, né dell’iniziativa “marketting” con l’istituzione del treno speciale porta-dirigenti e giornalisti al Festival della Canzone italiana. A questo si è aggiunto il caso del “treno del Ricordo” per le foibe, anch’esso organizzato all’insaputa del ministro competente per i trasporti ferroviari.
Il nodo Ferrovie non riguarda solo le future nomine dei vertici, ma anche l’ingente quantità di denaro (oltre 24 miliardi di euro) assegnata dal Pnrr. Giorgia Meloni ha fatto capire a Salvini che, data la mole degli investimenti previsti, vuole mettere bocca. Della serie: si decide insieme.
A questa “invasione di campo”, il leghista ha rilanciato: se tu metti le manine in pasta su Ferrovie, allora procediamo allo stesso modo su Cassa Depositi e Prestiti, dove si dovrà rinnovare l’amministratore delegato e il presidente (quest'ultimo di competenza delle Fondazioni bancarie).
Non è un mistero che la Thatcher della Garbatella prema per la riconferma di Dario Scannapieco. Salvini e Giorgetti non concordano, soprattutto perché vedono il Draghi-boy di Cdp eccessivamente “schiacciato” sulle posizioni e richieste del duplex Meloni-Fazzolari. A tale proposito chiedere info al 41enne Fabio Barchiesi, ex fisioterapista di Malagò che Scannapieco ha nominato a capo del suo staff nonché direttore Sviluppo e Governance di Cdp Equity e Responsabile Monitoraggio, implementazione del Piano strategico, eccetera.
A proposito di Draghi. Il “Capitone” non perde mai occasione di punzecchiare il ministro dell’Economia ricordandogli il suo pedigree “draghiano” proprio facendo riferimenti a Scannapieco: “Vedi come si cambia, da draghiano è diventato meloniano”.