-Sì alle esenzioni Irpef, il governo accontenta i trattori. Esulta la Lega. Riscatto agricolo: «Bene così, smobilitiamo»

-Meloni, che succede? FdI scivola sotto il 28% per la prima volta da 16 mesi. Perso in un anno il 3,4% – I dati

12,2.2024 F. D’Ambrosi, Diego Messini, open.onlin ledttura5’

-Sì alle esenzioni Irpef, il governo accontenta i trattori. Esulta la Lega. Riscatto agricolo: «Bene così, smobilitiamo»

12 FEBBRAIO 2024 - 20:40 di Federico D’Ambrosio open.online

L’intesa dopo l’ultimo vertice tra Giorgetti e Lollobrigida. Meloni al Tg5: «Capisco le proteste degli agricoltori, diamo battaglia in Ue»

Dopo giorni di trattative e lavorio nei ministeri, alla fine il governo si appresta ad accontentare gli agricoltori scesi da settimane in piazza, accogliendo una delle loro principali richieste: «Franchigia per esentare dal pagamento i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, e riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro» in un emendamento ad hoc che sbarcherà a breve in Parlamento, fanno a sapere a sera fonti di maggioranza, sottolineando che lo sgravio dell’Irpef «riguarderebbe solo gli imprenditori agricoli professionali e i coltivatori diretti in forma individuale o in società semplice». Un risultato «al di sopra delle aspettative che certifica il raggiungimento

dell’accordo all’interno della maggioranza», s’affrettano a dettare all’Ansa le stesse fonti, celebrando l’intesa tra i ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Anche se per come si era sviluppato il dibattito all’interno della maggioranza negli ultimi gironi, l’ampia concessione agli agricoltori sul terreno fiscale pare soprattutto un punto messo a segno dalla Lega. Che non a caso esprime subito «grande soddisfazione per la determinazione del governo a rivedere il provvedimento sull’Irpef, così come richiesto sin dalla scorsa settimana da Matteo Salvini».

Certamente per sbloccare l’impasse, che minacciava d’intaccare la base di consenso del centrodestra, è stato comunque indispensabile anche l’ok della premier, che in serata benedice pubblicamente l’intesa: «Quello che gli agricoltori chiedono sono le posizioni che il governo italiano ha tenuto in Europa su molti dossier: capisco le loro proteste», dichiara Giorgia Meloni in un’intervista al Tg5, ricordando come «a livello nazionale le risorse sono aumentate per il settore, abbiamo portato da 5 a 8 miliardi i soldi del Pnrr,

abbiamo istituito una serie di nuovi fondi, facciamo del nostro meglio ma chiaramente l’Europa da questo punto di vista è dirimente». L’intervento annunciato dal governo sull’Irpef sembra comunque al momento soddisfare gli agricoltori, se è vero che al termine della giornata di confronto al ministero Riscatto agricolo fa sapere che il movimento è pronto a smobilitare il presidio al Circo Massimo di Roma: «Nel giro di due o tre giorni, in base ai tempi tecnici, faremo uscire con rispetto i trattori dall’area, d’accordo con le forze dell’ordine», è il ramoscello d’ulivo mostrato dal portavoce dei contadini Maurizio Senigagliesi.

Gli altri impegni del governo

Nelle scorse ore Lollobrigida ha risposto al leader di Azione, Carlo Calenda, che aveva giudicato insufficiente la prima misura promessa, che dovrebbe approdare in Aula alla Camera domani (la conferma arriverà con la capigruppo di stasera). Lollobrigida ha spiegato che tra gli altri interventi in programma «ci sono le verifiche automatiche che scatteranno in presenza di acquisti inferiori al prezzo medio di produzione pubblicato da Ismea». Il ministro si impegna anche a sostenere la proposta «avanzata dal ministro francese Marc Fesneau sul principio di reciprocità per evitare che nella nostra Nazione arrivino merci provenienti da Paesi terzi che non rispettano le stesse regole imposte ai nostri agricoltori». Il sottosegretario La Pietra ha invece ribadito: «Su ogni punto evidenziato nel confronto c’è stata da parte del Masaf la massima chiarezza e trasparenza – precisa il sottosegretario – quel che si può fare il governo ha dato la massima disponibilità a realizzarlo, come dimostrano le risposte date ad ogni domanda formulata dai rappresentanti del mondo agricolo. Ciò che deve essere chiaro – aggiunge il sottosegretario – è che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi generati da una politica europea che nell’agricoltore ha visto, per lungo tempo, un avversario e non un prezioso alleato». Nel merito, La Pietra ha detto che il governo rafforzerà i controlli «dell’autorità di contrasto (Icqrf)», così come «rafforzeremo il ruolo di Ismea nell’individuazione, mensile, del prezzo medio dei prodotti agricoli e dei costi medi di produzione delle principali filiere». No però ad «un’esenzione generalizzata» dell’Irpef.

Il no della Lega

La tensione resta in particolare con il Carroccio che cavalca la battaglia degli agricoltori sposando le posizioni più radicali. il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ha insistito che la cancellazione dell’Irpef deve salire almeno ai 30mila euro: «Lavoreremo per migliorare ulteriormente il sostegno al settore agricolo. Si può alzare la soglia di esenzione dell’Irpef agricola fino a 30mila euro per includere anche gli agricoltori professionali».

-Meloni, che succede? FdI scivola sotto il 28% per la prima volta da 16 mesi. Perso in un anno il 3,4% – I dati

12 FEBBRAIO 2024 - 23:50 di Diego Messini, open.online lettura2’

Il sondaggio Swg per TgLa7 fotografa il lento calo del partito della premier. E da gennaio 2023 il Pd ha ripeso quasi 6 punti percentuali

Mancano ormai meno di quattro mesi all’appuntamento elettorale che vedrà i partiti italiani alla prova del consenso, nelle elezioni europee e in quelle amministrative (8 e 9 giugno). Il primato del partito di Giorgia Meloni, alla guida del Paese da ottobre 2022, non è in discussione. Siderale la distanza con le principali forze d’opposizione, per non parlare di quella con gli alleati-competitor di centrodestra. Eppure l’ultimo sondaggio Swg per TgLa7, diffuso questa sera, segnala una piccola crepa nel consenso al partito della premier. Per la prima volta da 16 mesi, Fratelli d’Italia scivola sotto quota 28% nelle intenzioni di voto. La fotografia del suo consenso restituisce oggi un 27,9%. Due punti decimali in meno della scorsa settimana, ma il trend di lenta contrazione è visibile da alcune settimane. Fisiologica fisarmonica del consenso, o qualcosa di più? Lo diranno le prossime settimane. Quel che è certo è che da un anno a questa parte qualcosa è cambiato. Il 9 gennaio 2023, poco più di un anno fa, FdI segnò il record del suo consenso “virtuale”: 31,3%, secondo il sondaggio settimanale Swg. In tredici mesi, dunque, Meloni ha perso per strada 3,4 punti percentuali di consenso.

Chi sale e chi scende

Dove sono andati a finire quei voti virtuali? Sta qui la seconda (relativa) brutta notizia per i dirigenti FdI. Perché al netto di una lieve crescita di Forza Italia – passata dal 6,1 al 7,3% nello stesso periodo, nonostante la morte del fondatore Silvio Berlusconi – chi è nell’ultimo anno ha rosicchiato di più è stato il Pd di Elly Schlein. Quel 9 gennaio, quando la giovane segretaria era ancora solo una candidata alle primarie, i Dem toccavano il fondo nelle intenzioni di voto: appena il 14%. Oggi – nonostante la leggera flessione dell’ultima settimana – sono stimati appena sotto al 20% (19,7%): un balzo di quasi 6 punti percentuali in poco più di un anno. Può appena consolarsi, Meloni, col passo indietro nello stesso periodo degli acerrimi nemici a 5 stelle. Nei 13 mesi da gennaio 2023 a oggi il partito di Giuseppe Conte ha perso due punti percentuali netti di consenso: dal 17,7 di allora al 15,7% di oggi. Chi sembra godere di salute migliore – in ottica di progressi – tra le opposizioni è l’Alleanza verdi sinistra, che dal 3,7% di allora sfodera oggi un promettente 4,2%, che permetterebbe – si rivotasse domani – di superare la soglia di sbarramento del 4%. Solo indicazioni dal carotaggio delle opinioni, certo. Ma Meloni agli umori popolari sta notoriamente bene attenta…

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