SALVINI? UNA TIGRE DI CARTA – DI FRATELLI D’ITALIA NON FANNO UN PLISSE’ DAVANTI ALLE CIANCE DEL LEGHISTA CHE SI SMARCA SU OGNI TEMA,
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DAL PONTE SULLO STRETTO AI TRATTORI – NELLO STAFF DI GIORGIA MELONI RIDUCONO TUTTO A UN FISIOLOGICO MOVIMENTISMO DA CAMPAGNA ELETTORALE:
11.2.2024 dagospia.com lettura2’
“UNA COSA È POSTARE SUI SOCIAL, UN’ALTRA È PASSARE DAL POST AGLI ATTI DI GOVERNO” - E FINORA, DALL’INIZIO DELLA LEGISLATURA, NON C’È MAI STATO UN VOTO CONTRARIO, UNA SPACCATURA UFFICIALE, NÉ IN CONSIGLIO DEI MINISTRI NÉ IN PARLAMENTO, E TANTO BASTA ALLA DUCETTA - DEL RESTO PER SALVINI E TAJANI SI PROSPETTANO CONSENSI A UNA CIFRA: NON SONO UNA MINACCIA PER LA PREMIER…
Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
«Una cosa è postare, un’altra è passare dal post agli atti di governo». Nello staff di Giorgia Meloni usano una parafrasi, tranquillizzante, praticamente dall’inizio della legislatura. E il protagonista è Matteo Salvini, il vicepremier che ama smarcarsi, fare una battaglia quasi solitaria per il ponte di Messina, salire sul primo trattore possibile di propaganda politica, dalla Salis agli insetti che l’Europa vorrebbe farci mangiare, minacciando rotture o ventilandole sui candidati regionali, ma fermandosi sempre un attimo prima di un passo ufficiale e istituzionale.
Chi li conosce entrambi, chi li vede interagire in Consiglio dei ministri, li descrive comunque abbastanza scafati da coltivare un rapporto di estrema franchezza. «Ogni tanto si chiudono in una stanza e a tu per tu si dicono quello che devono», ma mai è volata una parola di troppo. «Si chiama campagna elettorale, si chiama proporzionale», aggiunge chi lavora nel governo, assolvendo il leader della Lega da un eccessivo movimentismo […] e […] Meloni è molto serena, con l’obiettivo a portata di mano di superare il 30% dei consensi al voto di giugno.
Pochi giorni fa la Lega ha proposto una riserva obbligatoria militare sul modello americano o israeliano, ha presentato una richiesta in Parlamento, dimenticando che il ministro Crosetto ha detto pubblicamente di stare lavorando al progetto. Ora sulla protesta dei trattori rispolvera la sua anima originaria, anti Bruxelles, quel centro di potere con cui invece Meloni da un anno tesse un rapporto virtuoso. E anche Forza Italia sembra intenzionata ad aprire altri fronti, intestandosi una battaglia per la civiltà della vita nelle carceri italiane[…] Ma tutto viene alla fine ricondotto in un naturale […] movimentismo pre-elettorale. Insomma, qualcosa che è messo nel conto.
Meloni del resto ha ben chiari i limiti e i paletti oltre i quali la propaganda politica degli alleati non può spingersi, ed è quella degli atti contro le iniziative del governo. E finora, dall’inizio della legislatura, non c’è mai stato un voto contrario, una spaccatura ufficiale, né in Consiglio dei ministri né in Parlamento, e tanto basta. Non si contano le volte in cui Salvini ha rivendicato una gestione dei flussi migratori, quando era lui ad avere le deleghe, migliore di quella attuale del suo stesso governo, e dunque dalla premier. Ma invano, a ogni punzecchiatura, si cercherà una risposta di Giorgia Meloni, ben attenta a non entrare nel campo di visibilità che l’alleato si è scelto.
Del resto il campo di gioco di Salvini, come quello dell’altro vicepremier Tajani, ha un perimetro di consensi a una cifra, una distanza siderale dal bottino di preferenze che Meloni potrà riscuotere alle Europee. E nello staff di Meloni fanno spallucce quando si prova ad abbozzare un’analisi dell’efficacia delle dinamiche di lotta e di governo che fanno capolino nella maggioranza: «Vedremo se la legittima battaglia di Salvini avrà successo, coltiviamo il dubbio». E con questo, in modo velato, fanno capire di esser convinti che pagherebbe di più, per lo stesso leader della Lega, un profilo più istituzionale […]
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TOMMASO FOTI, CAPOGRUPPO FDI ALLA CAMERA, SI SCAGLIA CONTRO LA LEGA, CHE CHIEDE “UN PASSO IN PIÙ” PER GLI AGRICOLTORI:
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“LA LEGGE DI BILANCIO L’HANNO VOTATA TUTTI. BISOGNEREBBE CHIEDERE LA MINISTRO GIORGETTI. LA REALTÀ È CHE C’È POCO SPAZIO PER AGIRE. IL VERO PROBLEMA NON È L’ESENZIONE IRPEF MA LE POLITICHE UE”
Estratto dell’articolo di Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
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«La legge di bilancio l'hanno votata tutti i partiti della maggioranza. La realtà è che nella manovra c'è poco spazio per agire, anche per i tempi con cui viene esaminata. […] il punto è che chiunque vada a parlare con gli agricoltori sa che non è l'esenzione il primo dei loro problemi. Certo, è un aiuto. Ma è strano che non si comprenda che la protesta è nei confronti delle norme Ue».
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Quindi niente estensione dell'esenzione Irpef?
«Se si trova una copertura lo si faccia pure, ma non è quello che risolve i problemi, che sono altri. Il problema è ridare redditività all'impresa agricola, colmare lo squilibrio tra costo di produzione e vendita a consumatore finale».
Insomma, sbaglia la Lega a prendersela col governo, il problema è a Bruxelles?
«Lo dimostra il fatto che le prime sollevazioni si sono avute in Francia, Germania, Belgio, Olanda e solo dopo anche in Italia. Pensare che tutto questo abbia a che fare con un provvedimento come l'esenzione dell'Irpef agricola mi sembra un "fuor d'opera".
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