Bizantinismi etici. Non ci salveranno dal male né le leggi anti-rave né l’educazione alla gentilezza. Dinanzi a ogni fatto di cronaca

la prima risposta della destra è inventare un nuovo reato, quella della sinistra è istituire una nuova materia d’insegnamento, con effetti nefasti tanto sul codice penale quanto sui programmi scolastici

22.11.2023 Francesco Cundari, linkiesta.it lettura4’

Ieri è stato il giorno in cui il popolo di Twitter, se fosse stato un po’ attento, avrebbe potuto scoprire che per fare buone leggi non basta scriverci dentro cose belle e per fare una buona politica non basta dirle (ma non dubito che abbia perso anche quest’occasione).

E quindi, se ad esempio fai una battaglia per spingere il governo a istituire nuove materie di insegnamento, forse dovresti tenere in conto che un giorno al governo potrebbero andarci persone che non la vedono come te, e pensarci prima. Ed è proprio perché pensarci prima non è esattamente quel che riesce meglio a una folla in cerca di risposte immediate sull’onda dell’emozione, su Twitter o altrove, che un po’ di tempo fa abbiamo inventato i partiti, superato l’infantile idea della democrazia diretta e ideato parlamenti e costituzioni.

Se però questa battaglia la fai quando al governo ci sono già quelli che non la pensano come te, e a guidare la battaglia è proprio il principale partito di opposizione, allora mi sa che la situazione è più grave di quanto qualunque padre costituente potesse prevedere, e c’è poco da stare allegri.

Lo dimostra, purtroppo, il caso sollevato ieri da un articolo di Christian Raimo su Domani, che ha riportato le incredibili tesi sulle donne, i femminicidi e i rapporti tra i sessi contenute in un libro pubblicato da Alessandro Amadori, consigliere del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il quale secondo l’articolo lo avrebbe piazzato a coordinare proprio il progetto di «educazione affettiva e sentimentale per le scuole», intitolato «Educare alle relazioni».

Dopo aver letto le non sofisticatissime argomentazioni di Amadori sul fatto che il problema non sono i femminicidi, ma la cattiveria, e che anche le donne sono cattive – per non dire delle teorie su un complotto di alcune donne per dominare i maschi – le opposizioni hanno chiesto ovviamente le dimissioni del consulente, il quale da parte sua ha replicato di non essere un consulente, bensì un consigliere del ministro, che a sua volta ha risposto alle opposizioni con quello che sembra proprio un gioco delle tre carte, vale a dire che il documento è stato stilato sentendo tante voci diverse e che sarà “firmato” da lui (e vorrei vedere che gli atti di governo li firmassero consulenti, consiglieri e collaboratori).

Il destino dei singoli è in ogni caso meno interessante della lezione che dovrebbero trarne le opposizioni, e in particolare il Partito democratico, da mesi impegnato a chiedere insistentemente a Giorgia Meloni di istituire queste benedette ore di educazione sentimentale e affettiva, o comunque le vogliano chiamare, accusando il governo più di destra degli ultimi settant’anni (ex aequo con il governo gialloverde del 2018, in verità) di aver lasciato cadere nel vuoto la proposta, mentre dovrebbe semmai preoccuparsi del contrario.

Del resto, è di poche settimane fa la notizia di quel docente che aveva pensato bene di utilizzare le ore di educazione civica per far leggere ai suoi studenti il libro del generale Roberto Vannacci, figuriamoci cosa ci toccherà sentire nelle ore di educazione affettiva. Anche l’ex senatore Simone Pillon ha scritto dei libri, sapete?

Cantanti, registi e attivisti dei social network hanno ovviamente tutto il diritto di avanzare le proposte che ritengono, ma un grande partito, prima di accodarsi e cuoricinare, avrebbe anche il dovere di considerare le conseguenze e fare una ragionevole valutazione dei rischi e dei benefici, a tutela della stessa causa che vorrebbe promuovere.

È giusto che nelle scuole di ogni ordine e grado si parli di questi problemi, perché la formazione dei ragazzi riguarda anche i rapporti tra i sessi, il rispetto reciproco, il rifiuto di ogni forma di violenza, ma perché mai tutto ciò, che è forse l’insegnamento più importante, dovrebbe essere confinato, codificato e burocratizzato in appositi orari e apposite materie?

Non si nasconde in un simile impulso anche un’ingiustificata sfiducia nei nostri insegnanti, quasi che bisognasse per forza ingabbiarli in una fitta griglia di specifiche “educazioni” precompilate (civica, sessuale, affettiva, relazionale, ambientale…) per ogni problema esistente al mondo, anziché lasciarli fare liberamente il loro lavoro, e semmai, semplicemente, invitarli a parlare di più con i loro studenti, anche di questi problemi, in qualsiasi giorno e a qualsiasi ora, e se del caso anche fuori dall’orario scolastico, ogni volta che sembri loro necessario?

Dopo avere ottenuto la testa di questo o quel consigliere del ministro di turno, e dopo che a stilare le nuove linee guida il governo avrà messo direttamente il generale Vannacci, o l’ex senatore Pillon, o magari Vittorio Sgarbi, siamo sicuri che quegli insegnanti saranno messi nelle condizioni di fare un lavoro migliore? E se il risultato sarà invece l’esatto opposto, come purtroppo non è difficile prevedere, con chi ce la prenderemo?

Dinanzi a ogni fatto di cronaca che colpisca l’opinione pubblica la prima risposta della destra è inventare un nuovo reato, quella della sinistra è istituire una nuova materia d’insegnamento, con effetti nefasti tanto sul codice penale quanto sui programmi scolastici, tra reati di rave e ore di educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.

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