LA FACCIA COME IL CONTE – L’EX PREMIER SULLE FORNITURE DI ARMI A ISRAELE HA SBATTUTO CONTRO UN MURO

L’UAMA, L’ORGANISMO DELLA FARNESINA CHE RILASCIA LE AUTORIZZAZIONI, AVEVA SOSPESO L’ESPORTAZIONE VERSO LO STATO EBRAICO

17.11.2023 dagospia.com lettura5’

“UNA SETTIMANA DOPO” L’ATTACCO DI HAMAS – PICCOLO DETTAGLIO: IL PICCO DELL’EXPORT DI ARMI A ISRAELE C’È STATO QUANDO A PALAZZO CHIGI C’ERA “GIUSEPPI” (PROTAGONISTA DI UN INCIDENTE DIPLOMATICO CON SAUDITI E EMIRATI ARABI…”

Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”

La decisione è stata presa dall’Uama, l’organismo che fa capo al ministero degli Esteri e che rilascia le autorizzazioni per l’esportazione e le importazioni delle armi. È quel comitato composto da diplomatici e militari, si apprende da fonti di governo, che ha deciso la sospensione delle forniture a Israele, «circa una settimana dopo» l’attacco di Hamas del 7 ottobre che ha scatenato la risposta del Paese guidato da Netanyahu. Si alza il velo su una procedura che in realtà, rimarcano ambienti dell’esecutivo, «è pressoché dovuta».

L’Uama, dicono le stesse fonti, ha applicato la legge 185 del 1990 e i suoi regolamenti attuativi: quella normativa, al primo articolo, dice che è vietato l’export e il transito di materiali di armamento «verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere».

Un intervento […] che è arrivato ben prima della bagarre d’aula innescata mercoledì sera dal leader dei 5S Giuseppe Conte, che ha definito «codardi e vigliacchi» gli esponenti dell’esecutivo proprio perché non avrebbero interrotto la vendita di armamenti a Israele.

È stato il ministro della Difesa Guido Crosetto a dire invece che il sostegno militare si è fermato. Con un tweet che, peraltro, dà conto anche di un numero di licenze concesse, prima del blocco, assai limitato: 21 nel 2023, per 9,9 milioni di fatturato, lo 0,27 per cento dell’export dell’Italia. Negli anni precedenti, l’export di armi verso Tel Aviv era stato pari a 9 milioni (2022) e 12 milioni (2021).

Nel bienno in cui al governo c’era proprio Conte, la vendita di armi a Israele era stata più cospicua: fruttando 21 milioni nel 2020 e 28 milioni nel 2019. Ed è proprio questo che, oltre a Crosetto, sottolinea il titolare della Farnesina Antonio Tajani: «Ricordo che il picco, nella esportazione di armi a Israele, è stato raggiunto quando a Palazzo Chigi c’era il leader dei 5Stelle».

[…] Nel periodo in cui il presidente dei 5S guidava il Paese l’Italia fu al centro di un clamoroso incidente diplomatico perché sospese, sempre in base alla legge del ‘90, la vendita di armi ad Arabia ed Emirati Arabi, a capo della coalizione sunnita contro gli Houthi, i ribelli sciiti dello Yemen. Non dunque contro il governo ufficiale yemenita.

Era toccato poi a Draghi risolvere la questione, dopo che gli Emirati avevano addirittura vietato il sorvolo del proprio territorio a un aereo italiano diretto in Afghanistan. Ma Conte non demorde. E […] rilancia: «Il Parlamento non è mai stato informato, le circostanze di questa decisione sono oscure. Si può fare per legge in due circostanze: hanno ritenuto che Israele sia entrata subito in conflitto armato e hanno ritenuto questo conflitto non rientrante nel perimetro dell’autodifesa?

 

Quindi stanno dicendo che Israele sta conducendo un’azione aggressiva e non di autodifesa? Oppure, altra circostanza, hanno disposto la sospensione perché ritengono che Israele si sia resa responsabile di gravi violazioni dei diritti umani?».

Il governo non entra nel merito dei quesiti. In serata la secca replica da ambienti vicini a Crosetto: «Conte non sa di cosa parla […]».

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