Scioperi. Ci è o ci fa? Salvini è riuscito in un colpo solo a rilanciare Landini e Schlein. Complimenti!

Il leader della Lega ha irriso lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per venerdì prossimo, alimentando la tensione sociale in un momento certo non favorevole al governo Meloni.

14.11.2023 Mario Lavia, linkiesta.it lettura2’

Il leader della Lega ha irriso lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per venerdì prossimo, alimentando la tensione sociale in un momento certo non favorevole al governo Meloni. È semplicemente scarso oppure lo fa apposta?

Adesso il testimone della protesta passa nelle mani di Maurizio Landini che inopinatamente è stato messo sulla rampa di lancio da Matteo Salvini. È stato infatti il ministro delle Infrastrutture ad aprire un fronte con i sindacati che un governo normale cerca sempre di evitare o di cui tenta di ammortizzare le sortite. Invece il capo della Lega, che evidentemente soffre la supremazia di Giorgia Meloni, una che non esita a fare propaganda sulla sorte di una povera bambina come Indi mostrando una bulimìa mediatica straripante.

Salvini, dicevamo, ha combinato un bel guaio. Irridendo la protesta di Cgil e Uil di venerdì prossimo («un weekend lungo»), il capo della Lega ha acceso un durissimo scontro con Landini, sul quale si è innestato il parere negativo dell’Autorità garante sul diritto di sciopero.

La questione è complicata assai. Riguarda le modalità della mobilitazione, cioè se la scelta di Cgil e Uil ottemperi o meno alle regole sullo sciopero nei servizi pubblici. La Commissione ha chiesto ai due sindacati di escludere dalla protesta del 17 novembre i settori del trasporto aereo e dell’igiene ambientale, ma anche di rimodulare, in base alle fasce orarie previste dai singoli settori, quello dei vigili del fuoco e del trasporto pubblico locale e ferroviario.

La delibera, che invita in alternativa i sindacati a rimodulare l’astensione, ha rilevato il mancato rispetto di due regole previste dalla regolamentazione degli scioperi nel settore pubblico. I sindacati l’hanno presa malissimo e hanno confermato la protesta.

Cgil e Uil (con la Cisl che probabilmente sotto sotto se la ride) stanno vivendo questo contenzioso come un tentativo di mettere in discussione il diritto di sciopero, cioè il cuore della battaglia sindacale. Vedremo come se ne uscirà. Il punto politico però è chiaro.

Siamo di fronte a un evidente errore del governo che di tutto ha bisogno tranne che di un surriscaldamento del clima sociale, tanto è vero che sin qui l’esecutivo si è mosso sul filo del rasoio ma stando sempre ben attento a non rompere, tra l’altro riuscendo a separare il sindacato cattolico dagli altri due.

Con l’uscita sgangherata di Salvini, e poi con l’altolà del Garante, il clima è inevitabilmente destinato a farsi pesante. Che è esattamente l’obiettivo di Landini, candidato a impersonare la parte dell’antagonista di Giorgia Meloni più e meglio di quanto possa fare Elly Schlein, comunque uscita rinfrancata dal bagno di folla di sabato scorso.

Di fatto si sta materializzando un tandem di lotta (non di governo) Landini-Schlein con la stampella di quel «bell’uomo» (Grillo dixit) di Giuseppe Conte. Per la sinistra è l’occasione per ritrovarsi: per un sindacato sinora marginale è il momento di rialzare la testa sui suoi temi, più che sulla Costituzione o sulla pace nel mondo, mentre per la sinistra politica è l’occasione per concretizzare gli slogan dei comizi. Landini e Schlein, dunque, hanno inaspettatamente ricevuto un aiuto da un governo che non ne azzecca una nemmeno dal punto di vista tattico. Soprattutto quando a muoversi è Matteo Salvini, il peggiore della squadra

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