Rifare le squadre. Di qua i difensori dei valori dell’occidente, di là fascisti, omofobi e pupazzi di Putin

Mentre in America Biden pronuncia uno dei suoi discorsi più limpidi sulla sfida di fronte al mondo libero,

Francesco Cundari 22.10.2023 linkiesta.it lettura2’

tanto in Medio Oriente quanto in Ucraina, qui da noi la gravità del momento ha già trovato il più improbabile degli interpreti

Ogni democrazia ha i governanti che si merita, d’accordo. Fa comunque una certa impressione, e anche parecchia tristezza, che mentre negli Stati Uniti Joe Biden pronuncia uno dei suoi discorsi più limpidi sulla sfida di fronte all’occidente, in Italia la bandiera dei «valori dell’occidente» sia imbracciata e strumentalizzata, con effetti inevitabilmente caricaturali, proprio da Matteo Salvini.

Nelle stesse ore in cui il presidente americano spiega le ragioni per cui il suo paese continuerà a sostenere tanto l’Ucraina quanto Israele (senza dimenticare la necessità di rispettare il diritto di guerra, far arrivare aiuti alla popolazione di Gaza, continuare a lavorare per la pace e per la soluzione dei due Stati), il leader della Lega, dismessa la maglietta di Vladimir Putin e idealmente indossata per l’occasione quella di Oriana Fallaci, lancia una provocatoria «manifestazione nazionale a difesa dei valori e delle libertà occidentali, dei diritti, della sicurezza» per il 4 novembre, peraltro mentre lo stesso governo di cui Salvini sarebbe vicepresidente sta pensando al contrario di ridimensionare persino la tradizionale parata delle forze armate.

Di là Biden spiega che «Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina », ricorda «le fosse comuni, i corpi ritrovati con segni di tortura, gli stupri usati come arma di guerra dai russi e le migliaia e migliaia di bambini ucraini portati con la forza in Russia, sottratti ai loro genitori», e ricorda anche che «l’Iran sostiene la Russia in Ucraina e sostiene Hamas e altri gruppi terroristici nella regione», tracciando una chiara linea di demarcazione tra chi combatte per la libertà e chi combatte per la tirannia.

Di qua Salvini, nella sua ultima incarnazione euro-atlantista, scopre improvvisamente non solo «l’importanza delle libertà e della democrazia», ma persino «le conquiste e i diritti fondamentali che qualificano l’Occidente», al solo scopo di scavalcare un’altra volta gli alleati sul terreno dell’irresponsabilità e strappare così qualche altro punto nei sondaggi.

Viene alla mente – casomai l’idea di un Salvini paladino dei diritti non facesse già ridere abbastanza – quel vecchio tormentone di Roberto Benigni, quando immaginava l’intera umanità riunita nella valle di Giosafat per il giudizio universale. «Imbianchini, preti, musicisti, faraoni, imperatori, re, ciclisti, tutto il mondo, tutti insieme, davanti a Dio… e pensate Dio quanto c’avrà da fare per organizzare tutto: “Boni, fermi… gli americani a destra, gli inglesi a sinistra… quelli avanti Cristo dopo, quelli dopo Cristo avanti…”».

E oggi, aggiornando il copione, potrebbe senz’altro aggiungere: «Di qua i difensori dei valori dell’occidente, di là fascisti, omofobi e pupazzi di Putin… Salvini, dove cazzo va?».

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