I tentennamenti del Nazareno sono l’assist perfetto per la propaganda dei grillini

Schlein e Conte continuano a farsi i dispetti e giocano sulle armi: l’imboscata grillina manda in crisi il Pd

Giulio Baffetti — 12 Ottobre 2023 ilriformista.it lettura4’

Tecnicamente è una risoluzione, ma ha tutto il sapore di un’imboscata. Una mossa, quella di Giuseppe Conte, che tra l’altro, raggiunge anche il risultato che si era prefissato. Ovvero quello di mandare in confusione il Partito Democratico di Elly Schlein. Non che ci volesse molto, a far emergere le contraddizioni di un partito perennemente indeciso a tutto. Ma il dibattito sotterraneo che si è aperto all’interno del Pd è la cartina di tornasole di una forza politica che sui temi cardine non riesce a esprimere una posizione chiara. E così Conte è andato a dama con la risoluzione del M5s sulla Nadef, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, presentata ieri al Senato. Un testo che sembra fatto apposta per provocare il cortocircuito nelle fila degli alleati-avversari dem. Ma perché?

La risposta alla domanda si trova tra le proposte contenute nel documento dei Cinque Stelle. In particolare, nella parte dedicata alle spese militari. Un punto che non andava necessariamente inserito in una risoluzione alla Nadef. Ma che Conte ha deciso di sottolineare per mettere l’accento sulle differenze tra il “pacifismo” del Movimento e l’equilibrismo dei democratici. Ecco la richiesta del M5s sul fronte della difesa: “Si chiede di adottare le opportune iniziative volte a una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, tenuto conto della grave crisi economica e sociale in atto”. L’ennesimo sorpasso a sinistra. Se, a fine agosto, Schlein ha provato ad accontentare gli antimilitaristi del suo partito aprendo a un rinvio del raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil di spese militari, Conte si sente in dovere di fare di più. Quindi getta il cuore oltre l’ostacolo e propone la “graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento”. I tentennamenti del Nazareno sembrano offrire ogni volta l’assist perfetto per la propaganda di Conte. Con il Pd che puntualmente si lacera in pensose riflessioni e cerca ardite mediazioni.

Schlein, al solito, non chiarisce la vicenda. Un parlamentare dem del fronte riformista non nasconde il suo disappunto per l’operazione di Conte, che mette in difficoltà molti suoi colleghi di partito. “Non capisco cosa c’entrino le spese militari con una risoluzione sulla Nadef, nella nostra risoluzione non si parla di spese militari”, dice con fastidio il senatore del Pd. Che aggiunge: “Sono sicuro che anche nel nostro partito ci sono persone che la pensano come Conte e va bene perché è giusto che ci sia un dibattito interno. L’importante è che la linea del Pd non sia quella del M5s. Loro hanno fatto il loro, noi facciamo il nostro”. Certo, non aiutano le dichiarazioni involute di Schlein sul tema della Difesa. A fine agosto la segretaria, in difficoltà a causa del pressing di Conte sul no alle armi, ha provato a tirarsi d’impaccio in modo piuttosto goffo. In quei giorni si è detta d’accordo con la decisione del cancelliere tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz, di rinviare il raggiungimento dell’obiettivo Nato del 2% del Pil di spese militari. Peccato che la Germania raggiungerà comunque il target dell’Alleanza Atlantica entro il 2024 o il 2025, puntando ad avere il 2% come media di spese militari in un arco temporale di cinque anni. Ma Schlein ha voluto sfruttare l’occasione per provare a coprire il fronte pacifista che cova dentro il Pd e che si è visto anche in piazza sabato scorso, alla manifestazione romana della Cgil.

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Un evento in cui un generico richiamo alla “pace” era tra gli slogan principali.

Così la segretaria, stretta tra Conte e Landini, si è detta d’accordo con un non meglio precisato rinvio dell’obiettivo del 2% del Pil di spese militari.

Peccato che l’Italia si sia data come deadline per raggiungere la discussa percentuale soltanto il 2028. Un provvedimento votato, tra gli altri, anche dal Pd e dai Cinque Stelle. Con uno dei leader della minoranza dem, Lorenzo Guerini, che all’epoca era ministro della Difesa.

Ma tanti nel Pd sottolineano “il momento di particolare turbolenza a livello geopolitico mondiale, che impone il rispetto degli impegni presi nelle sedi internazionali”. Sul tema, però, l’ultima presa di posizione pubblica di Schlein risale a un’intervista al quotidiano Avvenire dell’1 settembre scorso. Ed è ancora un ritorno sull’ipotesi di una “dilazione” dell’impegno preso con la Nato. “Non ho mai cambiato posizione dall’inizio del conflitto nato da una invasione criminale dell’Ucraina da parte di Putin. Ho sempre pensato che fosse necessario sostenere l’Ucraina anche militarmente. Ma penso che sia cosa ben diversa aumentare la spesa militare linearmente in tutti i Paesi europei”, ha spiegato la segretaria del Pd. Sottolineando la necessità di creare una “difesa comune europea che avremo solo quando i governi decideranno di mettere in comune competenze e investimenti”. E ancora: “Sul 2 per cento mi è stato chiesto se condividevo l’approccio del cancelliere Scholz che ha dilazionato l’impegno e io ho risposto sì”.

 

Ma, come abbiamo spiegato, sarebbe impossibile per l’Italia rinviare oltre il termine già fissato del 2028. Alla luce di ciò appare ancora più lunare e strumentale la riduzione della spesa militare auspicata da Conte. Mentre il Pd si spacca ed evita l’argomento, interviene sul tema Enrico Borghi, senatore di Italia Viva e capogruppo di Azione e Italia Viva al Senato: “Ovunque nel mondo per avere più sicurezza si sta investendo, e tagliare i fondi rischia di far venir meno il meccanismo della deterrenza, con danni pesanti per tutti. Sulle spese militari, i Cinque Stelle non calcolano i rischi: dalla rottura dell’equilibrio geopolitico alla perdita di credibilità in politica estera. O forse preferiscono avere Mosca e Teheran come interlocutori?”. Poi l’appello di Borghi al Pd: “Che farà il Pd su questa logica ‘peace and love’? Le politiche di difesa, sicurezza e alleanza, richiedono statisti dotati di lungimiranza e forza d’animo, non furbizie come queste”. Intanto Schlein e Conte continuano a farsi i dispetti e giocano sulle armi.

Giulio Baffetti

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