L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Perché Brandizzo sparirà presto dalle prime pagine dei giornali

-Nel punto vitale della controffensiva. Tra i due villaggi di Verbove e Tokmak, con i campi minati alle spalle, si decide l’estate di Kyiv.

6.9.2023 Editoriale C. Cerasa, C. Sala, ilfoglio.it lettura2’

L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Perché Brandizzo sparirà presto dalle prime pagine dei giornali
CLAUDIO CERASA 06 SET 2023

Nel caso della strage in Piemonte, le aspettative di poter trovare un capro espiatorio (il capitalismo selvagggio) si sono scontrate con la realtà. Eppure si può piangere la morte di cinque operai anche senza cercare uno scalpo da esibire

Sullo stesso argomento:
Le due tragedie di Brandizzo

“Contro le morti bianche non serve fare il tifo per le procure”. Parla Francesco Paolo Sisto

A Brandizzo, teatro della tragedia in cui sono morti 5 operai, trionfa il panpenalismo

La ragione per cui la strage di Brandizzo si allontanerà lentamente dalle prime pagine dei giornali non riguarda un semplice effetto temporale: passano i giorni, la nuova attualità prende il sopravvento e l’attenzione per ciò che è passato svanisce. La ragione riguarda qualcosa di più interessante, e se vogliamo di più triste, che coincide con una sensazione ormai evidente che potremmo provare a sintetizzare così: le aspettative sono state tradite. Le aspettative erano quelle cupe che abbiamo provato a descrivere la scorsa settimana: fare di tutto per dimostrare che quello che è accaduto il 30 agosto sui binari di Brandizzo è il frutto di un sistema malato chiamato capitalismo. Un sistema, si è detto poche ore dopo la morte dei cinque operai, che non fa altro che evidenziare le stesse crepe mostrate ai tempi della strage di Viareggio e della strage della Thyssen, quando i vertici delle società coinvolte negli incidenti furono condannati per responsabilità oggettiva (non potevano non sapere)….

-Nel punto vitale della controffensiva. Tra i due villaggi di Verbove e Tokmak, con i campi minati alle spalle, si decide l’estate di Kyiv.
CECILIA SALA 05 SET 2023

Tra i due villaggi di Verbove e Tokmak, con i campi minati alle spalle, si decide l’estate di Kyiv. Guardando al mare

Gli ucraini più a sud, i più vicini alla meta finale e al loro mare, sono i soldati dell’Ottantaduesima brigata. Si trovano a metà strada tra la città di Zaporizhzhia e quella di Melitopol. E a circa metà strada tra il punto di partenza della controffensiva che ieri ha compiuto tre mesi e quello anelato (e possibile) di arrivo: Tokmak. I soldati sono ai bordi di un villaggio minuscolo che si chiama Verbove, addosso a una linea di confine tra i due eserciti che si vede nitidamente dai satelliti: è una striscia spessa color sabbia che sembra disegnata con il righello da un bambino, ma è fatta di trincee che collegano bunker e postazioni di tiro fortificate, quindi di trappole mortali. La fase più importante della controffensiva è questa, anche se la descrizione di villaggi disabitati, tutti uguali, con nomi composti soltanto da consonanti quasi impossibili da memorizzare, può ingannare. Nella zona più micidiale per l’avanzata non ci sono punti di riferimento famosi, ma è in quella fascia di territoro anonima racchiusa tra Verbove e Tokmak che si concentrano le linee di difesa costruite dai soldati russi con perizia per mesi, dal novembre 2022 fino a maggio, su ordine di un generale intelligente e traditore, Sergey Surovikin. Raggiungere Tokmak, per Kyiv, significherebbe aver superato il peggio. E per l’Ottantaduesima brigata essere arrivati a Verbove – sudati e sporchi di terra, dopo aver sopportato un numero di perdite enorme che è un segreto militare ben custodito – significa essersi lasciati alle spalle almeno in quel punto un nemico che è forse il più insidioso di questa controffensiva: le mine..

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata