- Il piano di Meloni: rinviare la riforma della giustizia e giocarsi tutto con un referendum sul premierato

-La guerra “rosa” che scuote il ministero della Giustizia

30.8.2023 Salvatore Merlo,Ermes Antonucci ilfoglio.it lettura2’

-LE MOSSE DELLA PREMIER Il piano di Meloni: rinviare la riforma della giustizia e giocarsi tutto con un referendum sul premierato
SALVATORE MERLO 30 AGO 2023

S’avanza un’idea al governo: invitare il ministro Nordio alla pazienza e alla ponderazione e investire tutto sulla riforma costituzionale. Verso un plebiscito dopo le europee, con il precedente (pericoloso) di Renzi

Separare la grande riforma costituzionale della giustizia, che slitterà a dopo dicembre, dalla grande riforma costituzionale sulla forma di governo che andrà incardinata il prima possibile. Evitare la concomitanza di un doppio referendum, perché si combatte una battaglia alla volta, e puntare subito tutto sul premierato: chiamare dunque gli italiani a votare ancora una volta dopo le europee – “volete voi un premier eletto direttamente dal popolo?” – un po’ come fece a suo tempo Matteo Renzi quando voleva abolire il Senato e il Cnel. Ma con un quesito referendario forse più semplice, tutto sommato, da spiegare agli italiani. Questo è il piano di cui si discute a Palazzo Chigi. Assai seriamente. E che contempla anche il rischio, calcolato, di trasformare un plebiscito sulla forma di governo in un plebiscito sulla figura di Giorgia Meloni. Che è quello che accadde proprio a Renzi. Una sfortunata vicenda politica, quella dell’ex presidente del Consiglio, lo scavezzacollo di Rignano sull’Arno, che gli attuali inquilini di Palazzo Chigi contemplano, nel suo orrore, un po’ come a teatro, ovvero con quel piccolo brivido superficiale che coglie gli spettatori di un dramma, ma che si placa subito in un confortevole sentimento di sicurezza: a me questo non capiterà mai.

-La guerra “rosa” che scuote il ministero della Giustizia
ERMES ANTONUCCI 30 AGO 2023

Lo scontro tra la vicecapo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, e la capo segreteria, Gippy Rubinetti, travolge il ministero di Via Arenula e paralizza l'azione riformatrice di Nordio

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Una guerra intestina rende da mesi invivibile la vita all’interno del ministero della Giustizia. Una guerra “rosa”, nel senso che vede contrapposte due donne di peso nel mondo della giustizia. Due persone di grande fiducia del Guardasigilli Carlo Nordio, che le ha volute con sé a Via Arenula, non sapendo che questo binomio avrebbe ben presto scatenato un conflitto impossibile da gestire, che sta facendo finire su un binario morto le tanto annunciate riforme garantiste e liberali. E’ la guerra delle due Giusi: Giusi Bartolozzi, vicecapo di gabinetto, e Giuseppina, detta Gippy, Rubinetti, a capo della segreteria del ministro. La prima, come abbiamo già raccontato su queste pagine, è una delle tante toghe collocate fuori ruolo al ministero. La seconda, invece, è una delle poche avvocate al servizio del Guardasigilli.-

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