IL DOCUMENTO Le Raccomandazioni dell'Ue all'Italia: fare in fretta con il Pnrr, ridurre il debito
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L'Italia dovrà mantenere la crescita della spesa nel 2024 entro la soglia dell'1,3 per cento. Risanare i conti pubblici diminuendo il debito, rafforzare le amministrazioni per l’attuazione del Pnrr…
24 MAG 2023 ilfoglio.it lettura2’
L'Italia dovrà mantenere la crescita della spesa nel 2024 entro la soglia dell'1,3 per cento. Accelerare con il Recovery Plan, riformare il catasto, tagliare le tasse sul lavoro, promuovere la transizione ecologica: ecco tutte le indicazioni di Bruxelles
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Risanare i conti pubblici diminuendo il debito, rafforzare le amministrazioni per l’attuazione del Pnrr, spingere sulla transizione ecologica. Sono queste le indicazioni che la Commissione europea, nelle sue semestrali Raccomandazioni ai paesi membri, ha fornito all’Italia questa mattina. Al centro del testo c’è un nuovo parametro, il tetto alla spesa primaria, considerata per la prima volta al netto delle entrate una tantum, degli interessi e degli investimenti per la disoccupazione: l’Italia dovrà mantenersi nel 2024 entro un aumento dell’1,3 per cento. Una soglia istituita appositamente in vista della nuova governance economica del Patto di stabilità, da poco presentata in sede europea.
In generale, nonostante le ottimistiche previsioni di qualche settimana fa per l’economia italiana – con la crescita del pil del 1,2 per cento nel 2023 e dell’1,1 per cento nel 2024 –, Bruxelles rimane prudente. “Sebbene vi siano stati alcuni miglioramenti, persistono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività”, scrive la Commissione. Che guarda innanzitutto ai fondi del Pnrr, con l’Italia che è ancora in attesa della terza rata di finanziamenti. L’Ue chiede al governo di accelerare, auspicando un’attuazione “continua, rapida e costante”. Per renderla possibile, invita a un “rafforzamento della capacità amministrativa”, non solo a livello nazionale ma da parte di tutti gli enti coinvolti, a cominciare dai comuni.
I passi da compiere in materia di politica fiscale sono chiari. Serve “allentare le misure di sostegno all’energia in vigore entro la fine del 2023, utilizzando i relativi risparmi per ridurre il debito pubblico”, dice Bruxelles. In pratica, un travaso per migliorare il bilancio. E, nel caso un aumento dei prezzi renda necessaria l’introduzione di nuovi bonus, questi dovranno “proteggere le famiglie e le imprese più vulnerabili ed essere sostenibili dal punto di vista fiscale”.
Allo stesso modo, l’Europa chiede di procedere con una riforma del catasto: “Allineare i valori catastali con gli attuali valori di mercato”, è il diktat di Bruxelles. Così come c’è la necessità di tagliare le tasse sul lavoro, per l’Unione ancora troppo alte, senza per questo intaccare la progressività fiscale. Con l’ultimo grande obiettivo che resta la transizione ecologica: “Ridurre la dipendenza dai combustibili fossili”, dice la Commissione, promuovendo “la diversificazione delle importazioni di energia e una mobilità sostenibile”.
Commenti
OSCAR GIANNINO 25 MAG 2023 ilfoglio.it
Riuscirà il Mef a tenere le redini della spesa pubblica, evitando bonus e promesse elettorali che farebbero innalzare il debito?
Le raccomandazioni dell’Unione europea pubblicate ieri relative al Piano di stabilità e al Programma nazionale di Ripresa e resilienza dell’Italia non contengono alcuna seria novità. L’esercizio che la Commissione tenta – ovvero applicare da subito contro l’eccesso di debito il criterio di riduzione della spesa pubblica primaria netta, cioè senza considerare interessi sul debito, sostegni all’occupazione e entrate una tantum, criterio proposto nella bozza di riforma del Patto di stabilità Ue che però non verrà approvata prima di fine anno – conferma quanto avevamo già scritto. Lo scenario di finanza pubblica pluriennale previsto per l’Italia dalla legge di Bilancio approvata a fine 2022 dall’attuale governo non solo rispetta il criterio quantitativo di riduzione della spesa primaria netta indicato da Bruxelles ma si pone obiettivi più ambiziosi, cioè riduzioni di spesa o aumento di entrate a cominciare dal 2024 leggermente superiori a quelli cui saremmo tenuti, ma necessari per raggiungere e mantenere un avanzo primario pari ad almeno il 2 per cento del pil, rendendo credibile la discesa graduale del debito pubblico. Come le raccomandazioni di ieri puntualmente confermano.
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