Calderoli: "Ci provano con ogni mezzo": chi affossa l'Autonomia
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Più che un sospetto, dice a Libero un parlamentare leghista di lungo corso, è una certezza: «Hanno i loro infiltrati, gente nei palazzi da una vita, sanno come muoversi».
Alessandro Gonzato 19 maggio 2023 libero quotidiano.it
Più che un sospetto, dice a Libero un parlamentare leghista di lungo corso, è una certezza: «Hanno i loro infiltrati, gente nei palazzi da una vita, sanno come muoversi». Il Servizio Bilancio del Senato pubblica sulla pagina Linkedin di Palazzo Madama un documento molto critico su una bozza ddl Autonomia, per una scontata coincidenza rimbalza sui social, e le opposizioni ripartono all’attacco contro la madre di tutte le battaglie per il partito di Salvini, processo avviato nel 2017 dai governatori Luca Zaia e Attilio Fontana - Veneto e Lombardia - riforma centrale del programma di governo, sottoscritta sia da Fdi che da Fi.
LE SOLITE ACCUSE - A sinistra risuona la grancassa del «provvedimento che spacca in due l’Italia», dei «cittadini di Serie A e B», torna la «secessione dei ricchi». Ma a chi rispondono gli infiltrati? «A sinistra ci sono partiti irrilevanti ai fini elettorali ma che hanno ancora vecchi funzionari nei posti che contano», spiega l’onorevole ex padano. Che aggiunge: «Non è la prima volta che accade, è già capitato che persone dell’apparato si muovessero anche in modo autonomo. Persone zelanti che vogliono fermare l’ammodernamento dell’Italia».
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Torniamo alla politica. Tra i più duri, in aula, Stefano Patuanelli del Movimento 5Stelle, ministro nel primo e secondo Conte, che al tempo del governo gialloverde l’autonomia l’aveva fortemente osteggiata. «Visto quanto pubblicato dai tecnici del Senato», dichiara il senatore grillino, «vogliamo dare una mano al ministro Calderoli per salvare l’Italia da un altro Porcellum, onde evitare che tra qualche anno il ministro, in qualche trasmissione televisiva, definisca la sua autonomia differenziata un’altra legge porcata che danneggia il Paese», aggiunge Patuanelli riferendosi alla legge elettorale 2005 che il leghista definì «una porcata».
Su Radio Rai1, a “Un giorno da pecora”, il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo non ci gira attorno: «Ci sono manine che ci vogliono fermare, si muovono contro il progetto dell’autonomia. Sapevamo che la strada sarebbe stata complicata, che non ci avrebbero steso tappeti rossi... Una manina che non sappiamo se di centrodestra o centrosinistra, è difficile sapere di chi siano. Mi sembra un colpo basso da parte di chi ha tentato in qualche modo di screditare il nostro operato». Gli eurodeputati della Lega diffondono una nota: «Le polemiche della sinistra e di chi difende a tutti i costi e a ogni livello il centralismo e l’immobilismo sono del tutto strumentali».
Tocca a Fabio Rampelli (Fdi), vicepresidente della Camera: «Fratelli d'Italia non ha mai usato le manine, le nostre mani sono sempre ben in evidenza. Da parte nostra nessun pregiudizio sul processo federativo che deve andare avanti insieme al rafforzamento delle istituzioni centrali, con l'elezione diretta del Capo dello Stato o del premier». Interviene il ministro per gli Affari regionali e delle Autonomie, Roberto Calderoli, che spiega: «Il Servizio del Bilancio del Senato ha realizzato un dossier in cui vengono evidenziate criticità non oggettive, ma meramente ipotetiche. La verifica dei profili di onerosità finanziaria e della connessa copertura spetta istituzionalmente alla Ragioneria generale dello Stato, che nella sua relazione tecnica già approvata certifica che non ci sono rischi per il bilancio del Paese». Calderoli puntualizza: «A fronte di processo che come prevede la Costituzione riun conosce e promuove le autonomie era prevedibile che i palazzi e gli interessi del centralismo cercassero di intromettersi, usando qualsiasi tipo di strumento».
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Il dossier, va avanti Calderoli, «evidenzia semplicemente in termini discorsivi l’opportunità di approfondimenti rispetto a tematiche circoscritte. Nessuno ha sottolineato come questo dossier che, se interpretato in chiave politica può apparire critico, risulta invece evidentemente carente sotto il profilo tecnico, in quanto non presenta alcun riferimento a quantificazioni ogServizio del bilancio del Senato, predisposto un proprio dossier, oggettivamente più solido, nel quale non si rilevano le criticità evidenziate dal Servizio del bilancio. (...) L’esecutivo ha ripreso un’impostazione già fatta propria da altri governi, con particolare riferimento a Gentiloni e Conte, con l’intento di perseguire specificamente due obiettivi primari: un più ordinato processo di attuazione e un più ampio coinvolgimento delle Camere». Ultima precisazione: «Il dossier non presenta rilievi sul piano della quantificazione e della copertura degli oneri finanziari, suggerendo esclusivamente sul piano redazionale la precisazione nell’indicazione di un comma richiamato nel disegno di legge».
NEMICI STORICI - Ribatte Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva a Montecitorio: «Forse Calderoli crede di essere sul pratone di Pontida quando si scaglia contro “i palazzi”». Il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati, dice che «l’autonomia non aumenta assolutamente le diseguaglianze, anzi significa migliore allocazione delle risorse. All’articolo 1 c’è il principio di sussidiarietà». Irrompe Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd ed ex ministro (nel Conte II) delle Autonomie da lui stesso affossate: «Le criticità evidenziate dal Servizio di Bilancio non sono ipotetiche, ma oggettive. È proprio quella oggettività che dà fastidio a Calderoli e alla Lega. È grave che un ministro sollevi dubbi sull’Ufficio di Bilancio del Senato. È un attacco inaccettabile».
Di certo chi ha attaccato l’autonomia, ieri e oggi, è Boccia.