Schlein, o la banalità di un programma per la guida del Pd
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La mozione con cui la ex vice di Bonaccini si candida alla segreteria è un susseguirsi di luoghi comuni (“abolire il patriarcato!”). Ma un dettaglio svela che almeno ha capito che il Pd, per tornare a vincere, deve essere il perno di una larga coalizione che va dalla sinistra al centro
CLAUDIO CERASA 06 FEB 2023 ilfoglio.it lettura1’
“Senza la base, scordatevi le altezze”. In un atto di puro masochismo, abbiamo scelto di metterci di buzzo buono e di leggere con attenzione le mozioni congressuali dei due più importanti pretendenti alla segreteria del Pd: Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Abbiamo iniziato, per farci del male, dalla mozione della prima, dalla ex vice di Bonaccini. Con grande curiosità ci siamo addentrati nella lettura del testo (105 mila battute, il programma elettorale di Fratelli d’Italia era di 74 mila battute) e ci siamo ritrovati di fronte a un documento politico di una caratura tale da far rimpiangere la mozione di Laura Puppato (anno 2012). A una prima lettura, la mozione di Elly Schlein, con tutto il rispetto dovuto a una donna che coraggiosamente ha scelto di candidarsi alla guida di uno dei partiti più importanti d’Europa, appare una seria risposta a un’esigenza mostrata anni fa da Alessandro Di Battista in un suo famoso saggio a lungo trattato su questo giornale, e se il mitico Dibba avesse saputo che prima o poi l’Italia avrebbe avuto a che fare con la dottrina Schlein avrebbe probabilmente desistito dal viaggiare in autostop per l’America Latina “tra la gente come una persona qualunque, alla ricerca di spremute di umanità”........
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Estratto dell’articolo di Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
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