Il reddito di cittadinanza mette in crisi l’unità familiare
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Dividere la famiglia può essere molto conveniente, perché si può riuscire ad aumentare in modo consistente l’importo del Rdc.
di Marino Longoni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 25.3.2019 www.italiaoggi.it
Per esempio: un nucleo di tre persone, con solo 5 mila euro di entrate, può ricevere un sussidio di 9 mila euro l’anno, ma se si separa può arrivare a 23 mila euro
L'assalto agli sportelli per la richiesta del reddito di cittadinanza non c'è stato. Anzi, le richieste sono state decisamente inferiori alle attese: circa 650 mila le domande presentate finora, di cui un terzo online o agli sportelli postali e due terzi ai Caf. Si tratta della metà delle domande previste dal M5S dopo l'approvazione del provvedimento (la stima ufficiale era di 1.300.000). E comunque molto lontano dai 6 milioni di persone sbandierati per mesi in campagna elettorale. E non è neanche detto che tutti coloro che ne hanno fatto richiesta riusciranno a ottenere il Rdc: la verifica spetta all'Inps, che era competente anche sul Rei, il reddito di inclusione, dove ha respinto il 48,5% delle domande arrivate (354 mila su 730 mila circa), mentre per l'Ape sociale le richieste non accolte furono addirittura più del 60%. È probabile che, anche stavolta, molti di coloro che hanno cercato di fare carte false per incassare l'assegno resteranno delusi. Secondo il generale della Gdf Carmine Lopez, «solo a Palermo ci sono stati nel mese di gennaio oltre 1.000 cambi di residenza, e nella prima settimana di febbraio ci sono state 200 richieste di cambi di residenza». Tanto che la Guardia di finanza ha deciso «un censimento delle posizioni di tutte queste persone». Occhi puntati in particolare sulle finte crisi matrimoniali causate dall'introduzione del reddito di cittadinanza.
Dividere la famiglia può essere molto conveniente, perché si può riuscire ad aumentare in modo consistente l'importo del Rdc. In effetti, come dimostra l'inchiesta pubblicata a pag. 2, la struttura del Rdc non premia l'unità della famiglia ma la sua frantumazione: nel caso di un nucleo familiare di tre persone con un unico reddito di 5 mila euro l'anno è possibile arrivare a spuntare un Rdc di 9 mila euro annui, ma se le tre persone si dividono si possono superare i 23 mila euro. Per cercare di frenare queste pratiche elusive, il parlamento, durante la conversione in legge del dl n. 4/2019, ha previsto un apposito verbale della polizia municipale che certifichi le separazioni o i divorzi avvenuti dopo il 1° settembre 2018.
E non è questa l'unica incongruenza che rischia di trasformare l'operazione in una colossale fabbrica di truffe. Basti pensare che un terzo dei contribuenti italiani dichiara un reddito annuo inferiore ai 10 mila euro, nel Meridione si arriva al 40%. Teoricamente, per questi lavoratori, il reddito di cittadinanza può essere più conveniente dello stipendio, anche perché è esentasse. Per loro l'operazione si trasforma potenzialmente in un poltronificio.
Tutto da verificare anche il potenziamento dei centri per l'impiego, che dovrebbe contribuire a dare una formazione specifica e un'occupazione a chi non riesce a trovare il lavoro. Primo perché nelle aree del paese dove maggiori sono le richieste di Rdc minore è la disponibilità di posti di lavoro (e non si può certo costringere le imprese private ad assumere), secondo perché molti di coloro che hanno diritto all'assegno non sono in condizioni di lavorare (o più semplicemente hanno già un lavoretto in nero e non ne desiderano un altro), infine perché i 6 mila navigator che avrebbero dovuto essere l'asse portante della ricerca di un'occupazione sono stati ridotti a 3 mila e prima dell'anno prossimo non se ne farà nulla. L'operazione è stata condotta in modo così dilettantesco che c'è il rischio reale che, alla fine, gli unici a trovare un lavoro, e comunque a tempo determinato, saranno proprio i navigator, oltre a carabinieri e finanzieri che dovranno essere assunti per effettuare le operazioni di controllo contro i furbetti dell'Rdc.
Non c'è dubbio che il Rdc sia la più grande distribuzione di risorse che sia mai stata fatta in Italia contro la povertà, ma le sue contraddizioni tradiscono la vera funzione che gli è stata assegnata da chi l'ha progettato, difeso e portato a compimento dal punto di vista politico: realizzare un colossale voto di scambio, Rdc in cambio di voti alle elezioni (non è un caso che si stia facendo di tutto per far partire la macchina proprio prima del voto europeo). Per coprire questa oscenità politica gli si è costruita sopra una infrastruttura raffazzonata (Rdc come incentivo all'occupazione) che non servirà certamente a dare risposte concrete al bisogno di lavoro, essendo solo una copertura ideologica, una maschera di cartone. Il problema, per il paese, è che, se costruire questo carro di Carnevale spandi-soldi non è stato facile, smontarlo (quando saranno evidenti i fallimenti, i costi e le iniquità che avrà generato) sarà ancora più difficile. Perché il denaro facile crea dipendenza in chi lo riceve e clientele politiche per chi lo eroga.
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