Nessuno nel Pd sa che cosa fare

È inutile tener conto degli sbrindellati interventi dei capoccia democratici.

di Marco Bertoncini, 21.9.2018 www.italiaoggi.it

È inutile tener conto degli sbrindellati interventi dei capoccia democratici. Basta il susseguirsi delle fallite cene e del successivo sciopero della fame di Roberto Giachetti (di cui si reputava avesse il senso dell'umorismo e sapesse evitare di cadere nel grottesco) per capire come nessuno nel Pd sappia più che fare. Si poteva comprendere che la sconfitta del 4 marzo, inattesa specie per dimensioni, scombussolasse l'intera classe dirigente, ma non supporre che tutti brancolassero senza prospettive per mesi.

Nessuno sa dove possa recarsi il Pd, ma nemmeno che fare del partito. C'è chi ragiona delle prossime europee in termini di alleanze e coalizioni, quasi che il sistema elettorale non fosse proporzionale con soglia di accesso, e vietasse quindi le intese. Taluni vorrebbero un Pd, o come diavolo altrimenti si chiamasse, partito unico di raccolta dei progressisti, dall'ultrasinistra al centro degli snob antisovranisti. Intanto si fanno avanti sostenitori della gemmazione di due movimenti dallo stesso Pd: una specie di neo Pds e un nuovo Pri, beninteso schierato a sinistra.

Di fatto, nella roulette politica molti scommettono sulla medesima casella sulla quale punta Silvio Berlusconi: il tempo. Poiché finora il governo si pasce di eccellenti sondaggi (ineffabili per la Lega, meno buoni per il M5s, ma con apprezzamenti elevati per la trimurti Conte-Salvini-Di Maio), è inutile stracciarsi le vesti ed elaborare strategie di dubbia produttività. Meglio aspettare: quando la maggioranza si sfilaccerà, si scenderà in campo. E alle europee? Saranno affrontate pronti a patire il dimezzamento dello stratosferico 40% renziano: la batosta è l'unica certezza che accomuni tutti nello scalcinato Pd.

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