GOVERNO: BRUNETTA, “IN SOLI 100 GIORNI DANNO DI QUASI 100 MLD A MERCATO AZIONARIO”

Ora che si avvicina la scadenza della Nota di Aggiornamento al Def e i numeri veri devono per forza essere resi noti dal Governo

Renato Brunetta da suo notiziario on-line, 16.9.2018

“L’avvento del governo Conte ha provocato al mercato azionario italiano, in soli 100 giorni, un danno di quasi 100 miliardi di euro. Secondo i nostri calcoli, la perdita monstre subita da imprese e piccoli risparmiatori italiani è facilmente quantificabile, considerando che la capitalizzazione della Borsa italiana è scesa da 692 miliardi a 571 miliardi, per una perdita pari a 121 miliardi complessivi. In valore percentuale, il mercato azionario italiano ha perso il -17,50% nel periodo considerando, straordinariamente al di sopra di quanto ha perso la Borsa spagnola (-7,89%), francese (-5,0%), tedesca (-6,20%) ed europea (-6,36%) nello stesso intervallo di tempo. Evitando di considerare l’effetto contagio che l’Italia ha provocato sugli altri mercati europei, il solo costo ‘politico’ della perdita, ovvero quello attribuibile esclusivamente all’avere il governo Conte al potere, è stimabile nell’11,14%. In pratica, tutte le Borse europee hanno perso negli ultimi tre mesi, ma la Borsa di Milano ha perso l’11,14% in più della media. Inoltre, abbiamo calcolato che il costo in termini di maggiori interessi sul debito relativo alla sola ultima asta di BTP dello scorso 30 agosto è stato di circa 830 milioni di euro, al netto della componente di costo attribuibile alla fine del Quantitative Easing della Banca Centrale Europea, misurato come l’aumento dei rendimenti registrato dal paese più vicino all’Italia in termini di finanza pubblica, la Spagna. Se effettuassimo lo stesso calcolo per tutte le aste dei titoli di Stato fatte dall’insediamento del governo Conte, che pure hanno registrato un aumento di rendimenti, è facile vedere come il costo ammonterebbe a qualche miliardo di euro. Una cifra notevole.

Tale costo è stato sopportato dai mercati azionari e obbligazionari italiani non tanto per motivazioni fondamentali legati all’andamento dell’economia reale, quanto per l’atteggiamento avuto dai componenti del governo, soprattutto dagli esponenti economici di Lega e Movimento Cinque Stelle, che hanno sfidato mercati finanziari e Commissione Europea a suon di minacce e annunci sulla volontà di sforare i parametri europei di finanza pubblica per attuare il loro programma economico da oltre 100 miliardi di euro.

Ora che si avvicina la scadenza della Nota di Aggiornamento al Def e i numeri veri devono per forza essere resi noti dal Governo, per poterli presentare alla Commissione Europea, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno improvvisamente ridimensionato le loro pretese. La promessa di sforare la soglia del 3,0%, facendo fuoco e fiamme a Bruxelles, si è dapprima ridimensionata a quella di solamente “sfiorare” tale soglia, per poi ridimensionarsi ulteriormente verso il 2,0%, non lontano dal realistico 1,5% che la Commissione Europea concederà all’Italia per il 2019, considerando che l’obiettivo dello 0,8% previsto non può essere raggiunto per il peggioramento del quadro macroeconomico. E così, la guerra ai funzionari di Bruxelles, come ampiamente prevedibile, si è trasformata in una resa senza condizioni agli obiettivi presi dal precedente Governo Gentiloni. Sgonfiandosi le pretese si è sgonfiato automaticamente anche il programma di Governo, per finanziare il quale Lega e Cinque Stelle, rispettando i vincoli europei, non avranno a disposizione neanche un euro per finanziare la flat tax al 15%, per introdurre il reddito di cittadinanza e per abolire la riforma Fornero. L’unica concessione dalla Commissione Europea al quale il Governo può realisticamente mirare è quella di avere maggior deficit per evitare l’aumento dell’Iva. Lo shock fiscale per tutti i contribuenti contenuto nel programma di centrodestra, è evidente, non ci sarà. Di questo Matteo Salvini dovrà rendere conto non solo agli elettori della Lega ma a tutti quelli di centrodestra, ai quali era stata assicurata la flat tax per tutti a partire dal primo anno.

Questa improvvisa inversione ad U del Governo non ha poi convinto per nulla i grandi investitori internazionali, che vedono con sospetto la svolta di Salvini e Di Maio. Basta leggere la stampa finanziaria internazionale per averne una conferma. Il Financial Times ha sparato a zero sul Governo, scrivendo che l’Italia ha bisogno di un vero programma economico e non di semplici slogan, come quelli finora propagandati dal governo giallo-verde. Ancora più pesante è stato l’editoriale di Ferdinando Giuliano su Bloomberg intitolato “I populisti italiani iniziano il loro grande tradimento”, nel quale si afferma che “i politici italiani non sono noti per mantenere le loro promesse” e di come Salvini e Di Maio non hanno mantenuto le loro nei confronti dei propri elettori che, alla fine, li puniranno con il voto. L’articolo si conclude ricordando come “gli italiani non ci hanno messo molto a voltare le spalle a Matteo Renzi, che sembrava dover dominare la scena politica per i prossimi decenni. A Matteo Salvini e Luigi Di Maio potrebbe presto toccare la stessa sorte”.

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