Il complottismo è il tratto identitario dei barbari di governo. Sfascisti sì, fascisti no

E’ sufficiente un “diktat” di esponenti dei due partiti al governo per costringere alle dimissioni uno

18 Settembre 2018 alle 06:12 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Nei circoli più raffinati ed esclusivi dei “romanizzatori dei barbari”, il documento (dal titolo scolpito nel bronzo “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa”) inviato a Bruxelles dal ministro Paolo Savona, è stato accolto come se fosse una edizione aggiornata del Manifesto di Ventotene. Consiglierei maggiore prudenza: quanto meno di considerare che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni erano antifascisti condannati al confino dal regime. Con tutta la stima e il rispetto che gli è dovuto, Savona, invece, è pur sempre un ministro del governo di coloro che Pierre Moscovici ha definito “piccoli Mussolini”.

Giuliano Cazzola

Sfascisti sì, fascisti no.

 

2-Al direttore - Giovedì scorso si è purtroppo affermato un principio: è sufficiente un “diktat” di esponenti dei due partiti al governo per costringere alle dimissioni, nel caso specifico dal vertice della Consob, un personaggio qual è Mario Nava, dotato di una competenza eccezionale e di un’esperienza altrettanto rara, nonché di grande autonomia di giudizio, che aveva tracciato, dopo la recente nomina, una linea di importante innovazione e riforma nell’opera di sorveglianza e nella stessa organizzazione dell’Authority. Non era mai accaduto in passato. Un “diktat” poggiato sull’inesistenza di serie basi giuridiche, come avrebbe potuto riscontrare anche l’alunno del primo anno di Giurisprudenza. Ma, così facendo, l’autonomia e indipendenza delle Autorità di regolazione, controllo e garanzia che fine fa? Il ruolo essenziale nel sistema dei “pesi e contrappesi” come potrà essere liberamente ed efficacemente svolto? Si va verso Authority eterodirette? E con quale credibilità, all’interno e all’estero? Occorrono esponenti che, come in un recente caso, giurino sul “contratto di governo” per essere poi bene accetti? E addirittura si reagisce, dimostrando una crassa ignoranza istituzionale, alle giuste osservazioni di Mario Draghi sui danni delle dichiarazioni di esponenti dell’esecutivo pretendendo che egli faccia innanzitutto gli interessi dell’Italia, dimostrando così di non conoscere ciò che significa presiedere un organismo europeo o internazionale. Non dovrebbe allarmare una tale situazione? O, con grande leggerezza, si considera la vicenda Nava come del tutto circoscritta? La sensazione, e ancor più di questa, è che si stia formando un nuovo sistema partitico fondato sul metodo spartitorio delle cariche pubbliche, oggetto di negoziazione, quali che ne siano la natura e il ruolo, tra le due forze di maggioranza. Manca solo a questo punto un nuovo “Manuale Cencelli”. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

La spartizione, caro De Mattia, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Il problema, se vogliamo, sono il metodo, il merito e anche il linguaggio. Quando Di Maio, parlando delle dimissioni di Nava, dice che ora alla guida di Consob “nomineremo un servitore dello stato e non della finanza internazionale” afferma una cosa di una gravità inaudita, trasformando tutti coloro che non sono allineati al pensiero grillino e leghista in nemici del popolo da eliminare a tutti i costi e dando anche un calcio in mezzo alle gambe a tutti coloro che ogni giorno, nella finanza internazionale, devono valutare se ha senso investire nel nostro paese. Il complottismo è il vero tratto identitario del governo dello sfascio e più parlano di cose che non conoscono e più i dilettanti al governo giocheranno con le teorie del complotto per giustificare la propria incapacità.

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