Pizzarotti, dopo il giglio magico di Renzi, quello di Di Maio

Il M5s non ha classe dirigente. La selezione non avviene in base alle competenze ma in base al gradimento e alla vicinanza al capo.

di Alessandra Ricciardi, 15,6,2918 www.italiaoggi.it

Basta vedere il governo nazionale. Molti tra i sottosegretari sono entrati solo perché vicini a Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento. Beppe Grillo ormai conta più niente

La Raggi non deve dimettersi. Se ci sono state nomine sbagliate a Roma, lla colpa è del partito». Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, il primo dissidente del Movimento5stelle costretto ad andarsene nel 2016 per i contrasti con Beppe Grillo («non hanno avuto neanche il coraggio di espellermi»), non si unisce al coro di quanti oggi chiedono che il sindaco di Roma Virginia Raggi faccia un passo indietro dopo gli arresti di Luca Lanzalone, presidente di Acea, coinvolto nell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma.

Domanda. Lanzalone, voluto dai vertici pentastellati per la presidenza della società partecipata del comune, Acea, è ai domiciliari. La Raggi dovrebbe lasciare?

Risposta. Si fa faticare a dare la colpa a lei...Il presidente Acea gli è stato indicato da altri, come del resto gran parte degli assessori. Se non era la persone giusta, è colpa del partito che ha avuto cura di selezionare le persone presentadole come le migliori, le più competenti e affidabili. Mentre dava lezioni di moralità agli altri.

D. A lei a Parma dal Movimento gliene hanno fatte vedere di tutti i colori per molto meno.

R. Sono stati utilizzati due pesi e due misure. C'è stata una strategia per isolarmi all'epoca, non hanno avuto neanche il coraggio di espellermi. Adesso semplicemente con la Raggi, e mentre sono al governo nazionale, non possono più permetterselo. Il tema vero è quello della tenuta del partito.

D. Su cosa rischia di franare?

R. Non hanno classe dirigente, criticavano tanto il giglio magico degli altri, loro non stanno facendo diversamente. La selezione non avviene in base alle competenze e direi anche al buon senso ma in base al gradimento e alla vicinanza al capo. Basta vedere il governo nazionale.

R. In che senso?

R. Molti tra i sottosegretari sono entrati solo perché vicini a Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento sta facendo quello che hanno rimproverato a Matteo Renzi, occupare posti con gente fidata.

D. Ma ora si tratterà di decidere, di governare. E il vicepremier Di Maio ha un ministero tosto.

R.Di Maio si è preso un una bella gatta da pelare. Il superministero dello sviluppo economico e del lavoro non si può gestire con boutade o con un tweet. Ci sono problemi veri, gente in carne e ossa, che si parli di Ilva o Alitalia, riforma del lavoro o delle pensioni. Rischia di essere un boomerang. Potrebbe essere costretto a adottare soluzioni che sei mesi fa dall'opposizione giudicava inaccettabili.

D. Per alcuni osservatori però questo potrebbe essere il passaggio di svolta, di maturazione del Movimento. Da forza di piazza a forza di governo.

R. La vedo difficile che ci possa essere una maturazione, al momento quello che interessa è l'occupazione di spazi più che l'assunzione di responsabilità. Ma ora proveranno sulla loro pelle che governare è una cosa complessa e se non hai risultati la gente se lo ricorda. Questa volta non potranno dare colpe ad altri. E questo, elettoralmente, ha un prezzo.

D. Già alle ultime amministrative per il Movimento è andata male.

R. Alle elezioni amministrative sono sempre andati male, dal 2012 in poi. M5s è un partito a trazione nazionale, dove le persone non contano, conta il logo. In una condizione di normalità il Movimento prende tra il 5 e il 10%. Salvo non ci siano comuni commissariati o altri candidati che non sono in grado di giocarsi la partita, non ci sono sul territorio persone spendibili, che possano fare il risultato.

D. Perché un movimento che ha raggiunto il 32% alle politiche non ha ancora puntato a creare un radicamento sul territorio?

R. La motivazione di origine è che è meglio stare lontano dai comuni, si può sbagliare, ci possono essere affari non chiari nei quali essere tirati dentro. È l'impostazione di Grillo. A loro i comuni non interessano. Non si sono posti il problema invece che serve una classe di amministratori all'altezza, questo è il vero nodo.

D. Intanto la Lega va come un treno. A livello nazionale, dove si impone come il traino del governo con il suo 17%, e pure sul territorio.

R. Sul territorio hanno sempre lavorato. E a livello nazionale è evidente il maggior peso della Lega, hanno esperienza. Matteo Salvini tra l'altro ha gioco facile con un ministero come quello degli interni.

D. Facile il Viminale?

R. Deve gestire problemi come l'immigrazione, dove si scontra con persone che non hanno voce, mentre sulla sicurezza ha dalla sua tanti che non vedono l'ora che siano dati più poteri a prefetti e forze dell'ordine. Può fare politica con un tweet, conquistando visibilità e consensi a buon mercato.

D. Che cosa la lega a Yanis Varoufakis, l'ex ministro dell'economia greco?

R. Nulla al momento, ci siamo visti per parlare del suo movimento, Diem25. Ha un programma, con una logica partecipativa, interessante, punta a creare un movimento transnazionale per entrare nell'europarlamento nel 2019 e modificare in meglio l'Europa.

D. Quando lo ha incontrato?

R. Mercoledì a Milano, eravamo in tanti.

D. Varoufakis dice che lei e Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli, siete i suoi referenti in Italia.

R. Per quanto mi riguarda non è così. Abbiamo avuto la bozza del programma, ci sono cose interessanti, è aperta, vedremo.

D. Però lei è stato invitato, altri no.

R. A sentire Varoufakis c'era tanta gente, molti di sinistra, e la cosa non è che mi sia piaciuta, non mi ci riconosco. De Magistris è sicuramente più in linea. Penso che chi ha organizzato l'incontro abbia pensato a noi, e parlo di Italia in comune, perché siamo nati come rete di sindaci e vogliamo radicarci sul territorio puntando a formare buoni amministratori.

D. Qualcosa si muove.

R. Il quadro a vederlo da lontano sembra immobile, con il Pd che è morto, e ancora non lo sanno, la Lega che è egemone sul centrodestra...poi c'è gente come Carlo Calenda oppure quelli +Europa di Emma Bonino, c'è un fermento di persone che si guardano, si annusano.

D. Quanto conta ancora Grillo nel Movimento? Di Maio ne ha preso le distanze.

R. Il Movimento5stelle con Di Maio non esiste più. È il partito di Luigi Di Maio, che definisce il contratto di governo, sceglie ministri, decide nomine.

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