I partiti non formano più cittadini. Così nascono i movimenti anti-casta

Democrazia: i partiti non formano più cittadini, che si organizzano in movimenti anti-casta

Di Carlo Patrignani, 18.3.2018 www.affaritaliani

Le democrazie rappresentative iniziano a sperimentare concretamente, compresa l'Italia, l'inversione che, dopo un quarto di secolo, sta cambiando la loro natura: non sono più i partiti a 'formare' l'opinione dei cittadini nei termini che loro stabiliscono, ma sono questi ultimi a darsi una 'organizzazione' autonoma dai partiti, i 'movimenti', fondati sulla partecipazione e sul controllo più o meno diretti.

Se negli anni '90 a dominare sono stati i grandi partiti (Pci, Dc, Psi) di massa, con le loro ideologie e 'apparatchik', oggi a tener banco sono 'i movimenti' che, piaccia o no, poggiano invece sull'insieme dei sentimenti umani, o positivi: passione e entusiasmo, ottimismo e gioia, speranza per un mondo migliore, o, al contrario, negativi: rabbia e odio, risentimento e rancore, disprezzo e violenza, che sono dietro la soluzione nazi-fascista dell'uomo forte al comando.

Insieme dei sentimenti positivi e negativi ma sempre umani, che come è successo di recente non sono stati recepiti, dalla, un tempo, 'classe politica' oggi 'casta politica', o 'establishment', il cui obiettivo è 'il potere per il potere', ossia 'la governabilità' scissa dai valori fondanti il collettivo, la società: uguaglianza e libertà, di pensiero e movimento, onestà e giustizia, partecipazione e titolarità di diritti sia civili che social, e di dover e obblighi.

E' così andato in crisi il sistema fondato sui partiti post 1989: travolti dal crollo di credibilità, dalla debolezza d'identità e di pensiero, dagli scandali finanziari, dal dégagisme popolare, il disimpegno per il rifiuto della casta, sono stati soppiantati dai 'movimenti' - il M5S - o da 'partiti-movimenti' - la Lega: neanche il 'modello oligarchico' del XX° secolo è rimasto in piedi tranne gli ultimi 'apparatchik' che si aggrappano a tutto pur di restare nella piramidale scala del potere.

Con il crollo dei partiti post 1989 si è esaurita la fase storica del 'centro-sinistra', l'alleanza tra la sinistra, a maggioranza ex-comunista e socialdemocratica, espressione del mondo del lavoro e 'il centro', a maggioranza conservatrice-liberale-cattolica, espressione del mondo della produzione - il capitalismo - e della finanza, grande e piccola.

Ora è 'un navigare a vista' tra i marosi, da parte, di 'movimenti' e 'partiti-movimenti' di destra retti da sentimenti di rabbia e odio contro gli immigrati, di rancore e di diffidenza contro l'establishment di destra, Lega, Ukip-Gb, AfDeutschland, Le Front National-France, il FPÖ-Austria, e di 'movimenti' di sinistra (Podemos, La France insoumise, Momentum) o nè di destra nè di sinistra ma portatori di un mix di valorii: onestà e partecipazione e un forte distacco da tutto quel che sa di 'casta' politica burocratica finanziaria, mediatica con ambiguità e poca chiarezza sull'immigrazione, (M5S).

Con il suo 32% il M5S è il primo partito: in cinque anni ha ampliato di oltre 2 milioni di voti la sua attrazione sugli elettori, passando dagli 8,5 milioni del 2013 ai quasi 11 milioni del 2018, intercettando tantissimi dei 2,5 milioni persi dal Partito Democratico, il grande sconfitto delle elezioni.

Al di là del catalogare, appropriamente o meno, il M5S nel 'populismo', ponendolo sullo stesso piano dei movimenti più marcatamente di destra, andrebbe valutata attentamente la dispersione dei 2,5 milioni di voti persi dal Pd: 'a sinistra' del Pd, nè LeU nè Potere al Popolo, li ha intercettati, se non in minimissima parte, il grosso è andato al M5S.

Perchè è finita una bella, lunga storia d'amore tra comunismo e post-comunismo e milioni e milioni persone di ogni età? Pare che sia così: la fine di un amore per qualcosa rivelatosi vecchio, tragicamente superato e drammaticamente deludente, che è proteso verso qualcosa di nuovo, che ne prenda il posto: è un pensiero nuovo per una società altra, di uomini e di donne uguali per la nascita biologica, a prescindere dal colore della pelle e degli occhi, della lingua parlata, ma diversi per l'identità, il pensiero e il corpo.

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