Italia, si lavora di più e si guadagna di meno

La campagna elettorale prosegue senza alcun collegamento con la situazione economica del paese mentre da più parti arrivano richiami alla realtà totalmente ignorati dal dibattito e dalla classe dirigente.

di Marcello Gualtieri , 3.2.2018 www.italiaoggi.it

La campagna elettorale prosegue senza alcun collegamento con la situazione economica del paese mentre da più parti arrivano richiami alla realtà totalmente ignorati dal dibattito e dalla classe dirigente. A Davos, in occasione del Wef, è stato reso noto che nel 2016 ogni occupato in Italia ha lavorato mediamente 1.722 ore producendo circa 60 mila euro di pil; in Germania 1.355 ore (cioè 367 in meno) producendo 65 mila euro di Pil (cioè 5 mila euro in più). Una beffa per gli italiani che lavorano di più, ma producono e guadagnano di meno: colpa della scarsa produttività del lavoro.

Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, la crescita in Italia si va affievolendo: si passa dall'1,6 nel 2017, all'1,4 nel 2018 e all'1,1 nel 2019; tutto ciò a fronte di una crescita dell'Euro zona rispettivamente del 2,4; 2,2 e del 2. È almeno dal 1999 che la nostra performance è sempre al di sotto della media europea, ma sembra che ci abbiamo fatto l'abitudine. Secondo le previsioni della Commissione europea il nostro rapporto debito-pil nel 2028 sarà ancora al 129%, (la media Euro zona oggi è il 90%) come è inevitabile a causa degli interessi sul nostro enorme debito pubblico, sulla cui riduzione nessuno presenta una riflessione seria.

Un gruppo di economisti tedeschi e francesi ha presentato una proposta di riforma a livello europeo delle regole fiscali e finanziarie per conciliare il rispetto delle regole con la condivisione dei rischi che oggi invece pesano sui singoli paesi. I leader politici italiani e gli economisti che li supportano non se ne sono accorti (e nessuno all'estero ne ha avvertito la mancanza). Eppure proprio su questo punto si gioca il nostro futuro: abbiamo liberamente sottoscritto dei Trattati Internazionali che ci hanno salvato da una deriva sudamericana e se vogliamo rimanere nel novero dei paesi civili dobbiamo rispettare gli impegni presi. Ma serve assolutamente una diversa architettura delle istituzioni europee e nuove regole per coniugare rigore e crescita, visto che quelle sino ad oggi adottate si sono rilevate inadatte.

Sui punti chiave: produttività del lavoro, riduzione del debito pubblico, regole europee, nessun dibattito, nessuna proposta.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata