Scalfari, Mancini e Ventriglia: i soldi dei banchieri dai partiti ai giornali

Eugenio Scalfari è stato molto duro con Carlo de Benedetti nell'intervista, rilasciata a Francesco Merlo, ma non ha riferito che...

Di Pietro Mancini, 26.1.2018 www.affaritliani

"Ci eravamo indebitati e avevamo l'acqua alla gola. Ci salvò il Presidente del Banco di Napoli, don Ferdinando Ventriglia (1927-1994), che ci concesse un fido, senza garanzie".

Nell'intervista, rilasciata a Francesco Merlo, 67 anni, Eugenio Scalfari, 94 anni, è stato molto duro con Carlo de Benedetti, 84 anni, che lo aveva accusato di scarsa gratitudine per "il pacco di miliardi" dato a "Barbapapà" e al principe Carlo Caracciolo di Castagneto (1925-2008). Ma Scalfari non ha riferito che egli si rivolse a Giacomo Mancini (1916-2002), sollecitandone un intervento sul banchiere napoletano, amico del leader socialista. E Ventriglia concesse il gruzzolone al quotidiano romano.

E da Mancini Scalfari andò  anche allo scopo di ottenere un finanziamento dal petroliere Nino Rovelli (1917-1990) per "La Repubblica", in cattive acque. Il giornalista disse all'ex ministro calabrese di aver sognato, la notte precedente, suo padre, Pietro Mancini (1876-1968), primo deputato socialista della Calabria e membro, come senatore di diritto, dell'Assemblea costituente...

La scarsa gratitudine, lamentata de Benedetti, Scalfari la dimostrò pure nei confronti di Mancini che, per garantire a Eugenio - finito sotto processo per gli articoli, stampati da "L'Espresso", sul presunto golpe del generale dei Carabinieri Giovanni De Lorenzo (1907-1973)- l'immunità parlamentare lo inserì, alle elezioni del 1968, nelle liste del PSI alla Camera, riuscendo a superare la forte contrarietà di Pietro Nenni (1891-1980) e di Bettino Craxi (1934-2000). A differenza del giornalista campano, Lino Jannuzzi, 90 anni, eletto senatore del PSI a Sapri, Scalfari non dimostrò, mai, alcuna riconoscenza a Mancini. Quanto a Craxi, gli riservò un odio eterno, non avendo dimenticato che, nella campagna del 1972, a Milano, Bettino contribuì alla mancata rielezione dell'ex direttore de "L'Espresso".

Oltre a non scrivere neppure una riga in ricordo di Mancini, su "La Repubblica"-che stampò un velenoso "coccodrillo" della astiosa comunista, dura e pura, Miriam Mafai (1926-2002), compagna di Giancarlo Paletta (1911-1990) - don Eugenio tacque pure dopo la pubblicazione, sul suo giornale-diretto da Ezio Mauro, 69 anni, chiamato "Topolino" da Pansa, 82 anni-di una sgradevole vignetta, firmata da Bucchi, 77 anni, che Macaluso, 94 anni, e tanti altri, considerarono offensiva per la memoria del "Leone" socialista.

Quando dirigeva "L'Espresso", come critico gastronomico, Scalfari assunse un discusso Prefetto, don Federico Umberto D'Amato (1919-1996). Costui diresse, nel periodo della "strategia della tensione", l'Ufficio "Affari Riservati" del Viminale, di cui Mancini chiese al governo, ottenendolo, lo scioglimento. E nel film del 2012 "Romanzo di una strage", quella del 1969, in piazza Fontana, a Milano, il regista Marco Tullio Giordana, 67 anni, presentò D'Amato come uno dei personaggi più inquietanti in quelle torbide vicende...

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