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A “L’ARIA CHE TIRA”, DI MAIO SI SPARA NEI PIEDI
Anna Maria Greco per “il Giornale” dagospia 19.12.2017
SOSTENENDO CHE VOTEREBBE “SÌ” A UN EVENTUALE REFERENDUM PER USCIRE DALL’EURO - POI RITRATTA (“IL NOSTRO OBIETTIVO NON È L' ITALEXIT”) MA IL DANNO E’ FATTO: HA GIRATO IL MONDO PER ACCREDITARSI COME LEADER AFFIDABILE E POI…
A LUIGI DI MAIO RESTA SOLO FARE VOLANTINAGGIO
Dopo le pensioni d'oro, l'abbandono dell'euro. Le uscite di Luigi Di Maio gli si ritorcono contro, una a una. Ecco ieri il candidato premier del M5s a L' Aria che tira, su La7: «Se dovessimo arrivare al referendum sull' uscita dall' euro, che per me è l' extrema ratio, è chiaro che sarei per l' uscita perché vorrebbe dire che l' Europa non ci avrebbe ascoltato su nulla, ma prima proverei a ottenere risultati andando in Europa». Un tweet di Matteo Renzi lo inchioda subito a quella frase.
«Stavolta Di Maio ha fatto chiarezza, bisogna ammetterlo: lui voterebbe per l' uscita dall' euro. Io dico invece che sarebbe una follia per l' economia italiana». Poco prima il segretario del Pd commentava su Facebook il miglioramento nell' export registrato dall' Istat, chiedendo: «Immaginate cosa accadrebbe al nostro export, e ai lavoratori delle aziende interessate, se al governo ci fosse chi vuole uscire dall' euro come Salvini o Di Maio? Chi pagherebbe il conto?». E sottolineava le ricadute occupazionali se l' Italia «scegliesse la strada dei dazi e della chiusura». È il segnale per aprire il ballo delle polemiche da sinistra, con Pd e «Liberi e Uguali» scatenati.
Appena se ne rende conto, Luigino cerca di riparare con la solita rettifica-non rettifica.
Scrive su Fb che «l' obbiettivo di governo del M5s non è assolutamente l' uscita dall' euro, ma rendere la permanenza del nostro Paese nella moneta unica una posizione conveniente per l' Italia». Che porterà in Europa un «pacchetto di proposte», proprio perché è «fiducioso nella strada del dialogo con le istituzioni europee». Poi, però, conclude: «Se l' Europa sarà rimasta sorda a tutte le nostre richieste, non sacrificheremo la ricchezza e il benessere degli italiani sull' altare dell' euro».
Proprio mentre apre a future alleanze, dicendo a Radio Capital che se il M5s non arriverà al 40 per cento, farà «un appello a tutte le forze politiche entrate in parlamento basato sui temi», Di Maio si scopre su uno dei temi più sensibili a livello internazionale, attirandosi attacchi da sinistra. Alla frase di Renzi, che lo accomuna al leader della Lega (peraltro ora dalle posizioni più pacate sul tema) replica debolmente: «Ormai siamo alle offese, non le commento. Noto però che c' è una certa paura nel centrosinistra...».
Da governo, Pd e LeU sono già partite le stoccate. Dice il Guardasigilli Andrea Orlando: «Voterebbe contro l' euro al referendum ma vuole rimanere nell' euro. E forte di questa linea molto chiara andrebbe a Bruxelles a porre delle condizioni». «Di Maio non ne azzecca una», sfotte il dem Stefano Esposito. E Stefano Fassina di Si spiega: «Sull' euro il referendum consultivo è impraticabile per evidenti ragioni pratiche: la fuga di capitali dall' Italia e l' impennata degli spread sui titoli di Stato al solo annuncio di volerlo celebrare».