Pietro Grasso. Un partito è una gran brutta bestia

Troverà difficoltà di comunicazione, non avendo mai sperimentato un'attività che richieda oratoria, efficacia, capacità immediata di risposta

 di Marco Bertoncini, 12.12.2017 da www.itliaoggi.it

Passo dopo passo, il presidente del senato scende nell'arena politica. Troverà difficoltà di comunicazione, non avendo mai sperimentato un'attività che richieda oratoria, efficacia, capacità immediata di risposta. Si adatterà. Ha dovuto adattarsi a presiedere palazzo Madama senza aver mai in precedenza assistito a una seduta, pur se non si può asserire che questa legislatura rimarrà esemplare nella storia delle presidenze parlamentari.

Pietro Grasso s'immerge nel proprio ruolo con meditata lentezza. La sua discesa in campo è stata variamente valutata: c'è chi gli ha assegnato addirittura il 5% personale, vale a dire un peso tale da far superare a Liberi e uguali quel 10% che gli stessi compagni di partito considerano il massimo fra i loro sogni. Senza dubbio l'immagine di Grasso gioverà; ma il nuovo movimento trova uno spazio segnato dalle passate esperienze della sinistra a sinistra del Pci, dei Ds, del Pds, del Pd. Semmai, c'è da chiedersi se i voti che arriveranno ai grassiani siano tutti persi dai democratici. È, infatti, verosimile che non pochi siano recuperati dall'astensionismo o, in minor misura, dal M5s: siano, cioè, di delusi dal renzismo che già hanno lasciato il Pd e sperano di trovare una casa migliore di quella in cui si erano rifugiati.

Quanto alla replica di Grasso in tema di chi detenga il comando in Leu (bisognerà farci il callo alla nuova sigla) è senz'altro condivisibile la sua rivendicazione antidalemiana, ma soltanto perché a comandare sarà probabilmente Pier Luigi Bersani, grazie ai consolidati rapporti col presidente del senato. Sarà tuttavia lecito dubitare che Grasso sappia presiedere un partito. La politica attiva è ben altro rispetto alle sue precedenti esperienze.

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