Elezioni in Sicilia, Buttafuoco: «Renzi? Folgorato dalla satrapia»
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Il voto sull'Isola potrebbe mettere fine all'«equivoco» del segretario Pd, ormai amato solo dalle élite, spiega lo scrittore catanese. E con la vittoria di Musumeci, inviso al Cav, addio pure al partito della Nazione.
ALESSANDRO DA ROLD, 3.11.2017 da www.lettera43.it
Elezioni in Sicilia: le cose da sapere sul voto del 5 novembre
Pietrangelo Buttafuoco, giornalista, siciliano purissimo, ormai ha perso il conto delle interviste che ha rilasciato negli ultimi giorni sulle fatidiche elezioni siciliane. Eppure questo scrittore, autore del nuovo libro Strabuttanissima Sicilia (La Nave di Teseo editore), resta una bussola fondamentale per capire i meccanismi politici dell’Isola, sia perché conosce bene i candidati, sia perché è un lettore attento della politica nazionale, tra i pochi capaci di comprendere l’impatto che avrà il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana sul nostro Paese, un'Italia che si è risvegliata in questi giorni nel 1994, con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi più in forma che mai e il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi disperso negli Stati Uniti.
L'ODORE DEL CENTRODESTRA. Per Buttafuoco queste elezioni non servono a nulla perché di fatto la Sicilia è ormai sull’orlo del commissariamento e perché i soldi sono finiti. Ma il contorno politico è di spessore, con i signori delle preferenze che «sentono odore di centrodestra» e per questo cambiano improvvisamente il cavallo da appoggiare, passando da sinistra a destra con una calma olimpica e un’indole politica da fare invidia alla grande Democrazia Cristiana. Ma «la persona che mi ha fatto più ridere di questi giorni», confessa Buttafuoco a L43, «è di sicuro Mario Orfeo, il direttore del Tg1».
Pietrangelo Buttafuoco
Pietrangelo Buttafuoco.
DOMANDA. Perché?
RISPOSTA. Ha detto che il confronto tra Renzi e Di Maio di martedì prossimo deve trasmetterlo la Rai, per via del canone che pagano i cittadini e di servizio pubblico.
D. Pochi giorni fa è stata messa alla porta Milena Gabanelli, ex conduttrice di Report. Temi che sul Tg1 o a Porta a Porta non sarebbe premiata la par condicio?
R. La Rai è totalmente assoggettata a Renzi.
D. Lei sostiene da giorni che per il segretario del Pd queste elezioni saranno la fine. Renzi che rottamava ora sarà definitivamente rottamato?
R. Se vince Musumeci (il candidato del centrodestra, ndr), che non piaceva a Berlusconi, non ci sarà più la possibilità di formare il famoso partito della nazione. Perché perderanno sia Renzi sia il leader di Forza Italia. Il nuovo governatore andrà ad affiancarsi alle altre punte di sfondamento, ovvero Giovanni Toti, Roberto Maroni e Luca Zaia.
D. E se dovesse vincere il candidato del Movimento 5 stelle Giancarlo Cancelleri?
R. Non cambierà molto di più. Per evitare di commettere gli errori della Raggi a Roma avrà un’unica possibilità: avviare un processo di due diligence per evitare un default ormai inevitabile. Lo ha già dichiarato. Deve fare quello che è stato fatto a Detroit. Non penso avrà la presunzione di poter fare molto di più. E poi dovrà aspettare la sentenza della Corte dei Conti a giugno del 2018 quando sarà data una risposta definitiva sui conti dell’Isola.
D. Anche Claudio Fava, candidato di Mdp e Sinistra Italiana, è un suo amico...
R. Se prendesse un voto in più di Micari, il candidato del Pd, a quel punto il redde rationem del grande equivoco del renzismo sarebbe definitivo.
D. Perché lo chiama equivoco?
R. In questi anni abbiamo vissuto in una dimensione virtuale della politica, dove è mancata una legittimazione elettorale. Renzi è una meteora che è stata baciata dalle elezioni europee quando portò a casa il 40% dei consensi. Il Nord Est lo votò in massa, ma poco dopo al governo approvò le sanzioni contro la Russia, mettendo in ginocchio le economie di quella zona.
Ormai la mafia, in questa terra disperata che è la Sicilia, è diventata l’ultimo dei problemi. La mafia esiste, sia chiaro, ma ormai sono questioni che fanno parte del repertorio
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
D. Poi c’è stato il referendum costituzionale del 4 dicembre...
R. In alcuni quartieri di Catania il no alle riforme volute da Renzi e dalla Boschi ha toccato l’80%, erano gli stessi seggi dove alle primarie un tempo lui aveva la maggioranza.
D. Come è stato possibile questo tracollo in così breve tempo?
R. Renzi è stato folgorato dalla satrapia, ha messo in piedi una comitiva di potere, dove ormai niente corrisponde alla realtà dei fatti. Non se ne rendono neanche conto. Tanto che ha dovuto rifugiarsi negli Stati Uniti, scappando dalla Sicilia. Ormai è amato solo dalle grandi élite dei giornali o, appunto, dalla Rai di Orfeo.
D. Eppure ha attacco la Bankitalia di Ignazio Visco, sostiene di essere contro i poteri forti...
R. Sì, sì, come no! Basterebbe chiedere all’ambasciata americana quanto Renzi sia un oppositore dei poteri forti...
D. Negli ultimi giorni circola pure l’idea che le fake news provenienti dalla Russia di Putin lo abbiano fatto perdere al referendum del 4 dicembre.
R. Di sicuro! (ride, ndr). Me lo immagino a Washington che ragiona sulla sconfitta alle elezioni regionali siciliane per colpa delle fake news russe...
D. Nel frattempo è tornato Berlusconi.
R. Berlusconi ha una verve e una forza rare. È quel certo tipo di campione italiano, quelli che vivono di luce propria. È la persona che quando entra nel cinema con il film iniziato distrae tutti, perché vogliono parlare con lui.
D. È stato di nuovo indagato nell'ambito dell'inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993, ma in pochi ne hanno parlato in questa campagna elettorale.
R. Ormai la mafia, in questa terra disperata che è la Sicilia, è diventata l’ultimo dei problemi. La mafia esiste, sia chiaro, ma ormai sono questioni che fanno parte del repertorio.
D. E Salvini come lo vede?
R. Ha fatto un bel viaggio in queste terre, se sarà il prossimo leader del centrodestra lo dirà solo la realtà.