Riforma elettorale, intesa sul non farla
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Tutto secondo previsioni. Sulla riforma elettorale l'impegno è unanime, però nel senso che nessuno vuol restare col cerino in mano
di Marco Bertoncini, 8.9.2017 da www.italiaoggi.it
Tutto secondo previsioni. Sulla riforma elettorale l'impegno è unanime, però nel senso che nessuno vuol restare col cerino in mano. Serve anche il rinvio. Le prime due sedute in commissione Affari costituzionali di Montecitorio hanno prodotto uno slittamento. Tanto per mettere le mani avanti, il Pd ha prima chiarito di subordinare la prosecuzione dei lavori a un'ampia intesa, com'era quella con M5s, Fi e Lega, sprofondata col primo voto segreto dell'aula. Dopo di che, ha ottenuto una manciata di giorni per consentire al gruppo di esprimersi.
A scanso di equivoci, i grillini subordinano la riforma alla legge sui vitalizi parlamentari (adesso a palazzo Madama e d'incerto destino), mentre la Lega si dice disposta a tutte le soluzioni, perfino recuperando il mattarellum. Quanto alla Volkspartei, i cui voti premono al Pd sia per le intese altoatesine sia per l'apporto del gruppo senatoriale per le Autonomie, ha esternato l'ovvia contrarietà all'unico emendamento (cosiddetto trentino) approvato dall'aula.
Il solo ad aver visto chiaro è Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto: se davvero si volesse tentare di chiudere la riforma, bisognerebbe concordare di ripartire dal Senato. Restando a Montecitorio per andare a palazzo Madama in seconda lettura, le possibilità di affossamento crescerebbero, a causa dei numeri insicuri. Si attende, dunque, che si esprimano i deputati democratici. Intanto si conoscono i punti fermi di Matteo Renzi: no al premio per le coalizioni, no a rischi nei voti segreti. Quindi: tutto immutato. In effetti, c'è perfino chi sogna un decreto legge di riforma (non su peculiarità tecniche, ma d'intera riscrittura delle norme in vigore), sul quale il governo dovrebbe porre la fiducia.
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