Stefano Ceccanti, riforma elettorale? Non si farà

Al voto nel 2018 con il proporzionale e poi di nuovo elezioni

 di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi.it 24.3.2017

Non ci sono più gli spazi per fare una nuova legge elettorale. «Questa legislatura è persa, che si tratti di Mattarellum o Italicum o altro». Ne è convinto Stefano Ceccanti, costituzionalista, esperto di sistemi elettorali, che fa anche una previsione: non è affatto escluso che dopo il voto di febbraio 2018 si vada subito a nuove elezioni senza neanche riuscire a formare un governo.

Domanda.

Alla camera si stanno tirando indietro sul Mattarellum. Il presidente della prima commissione ritiene che non ci sia la maggioranza per andare avanti sulla proposta originaria del Pd.

Risposta. Ma allo stato attuale non c'è accordo su nessuna legge elettorale! I fini di ogni partito sono diversi e ognuno accusa gli altri di averne di sbagliati. E soprattutto nessuno è in grado di avere una maggioranza al senato che consenta di fare una legge.

D. Il Movimento 5Stelle accusa il Pd di fare melina...

R. In questo momento per quanto il Pd possa impegnarsi per fare una legge maggioritaria che dia un vincitore certo e una maggioranza dopo il voto, al senato non ci sono i numeri.

D. Gli ex scissionisti, i Democratici e progressisti, contano di entrare in parlamento con i loro voti.

R. E hanno bisogno di una legge proporzionale, come del resto i centristi, più proporzionale di quella che ci sarebbe. La stessa maggioranza come vede è spaccata.

D. E sarebbe?

R. Se non si fa una nuova legge, si va a votare con un sistema proporzionale con premio alla prima lista alla camera e con un proporzionale senza premio al senato. Con la soglia a Palazzo Madama del 3% se in coalizione e 8% fuori.

D. C'è un blocco in parlamento, praticamente la stessa situazione che si trovò a gestire Giorgio Napolitano.

R. Ha vinto il no al referendum e questo si è trascinato dietro la sentenza della Corte costituzionale che ha eliminato il ballottaggio per l'unica camera per la quale era previsto. È stato tutto deciso il 4 dicembre scorso. E tra l'altro siamo a fine legislatura. Trovare un'intesa con i sondaggi che ti mettono il fiato sul collo è quasi impossibile.

D. Insomma, si rimesta acqua nel bicchiere...

R. Non vedo chance di uscirne fuori.

D. Movimento 5stelle canta vittoria. Conta di approfittare della situazione. I sondaggi sono favorevoli.

R. L'elettorato è mobilissimo, non darei troppo peso ai sondaggi adesso, tranne il fatto che abbiamo quattro forze principali, due quasi equivalenti, Pd e M5s da un lato, e il centrodestra dall'altro, diviso in due con piattaforme difficilmente integrabili. Quand'anche riuscissero a far finta di allearsi per le elezioni non reggerebbero alla prova del governo. Se lo immagina? Ci sono da riscrivere i Trattati europei, con Matteo Salvini che sta con Marine le Pen, e Berlusconi che sta con i Popolari.

D. Il governo sul sistema elettorale non tocca palla.

R. Lo aveva detto che non se ne sarebbe occupato. Gentiloni segue la stessa linea di Monti. Lasciano la patata bollente al parlamento dove nessuno è sufficientemente forte che reggere a un voto segreto, agli equilibri delicati del senato.

D. Insomma, andiamo a votare con il proporzionale nel 2018.

R. Con il risultato assai probabile che non ci sia una maggioranza dopo il voto. Anzi, io direi che è probabile che ci sia una doppia votazione.

D. In che senso?

R. Che davanti all'impossibilità di fare un governo, si torni di nuovo a elezioni. Come accaduto in Spagna.

D. Il Quirinale può giocare un ruolo propulsivo?

R. In questo contesto anche la moral suasion di Sergio Mattarella non credo possa avere particolari effetti

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata