Il futuro Pd non può essere una nuova Dc

Dopo il prossimo congresso, e con la scissione alle spalle, il Pd non sarà più come prima

 di Carlo Valentini ItaliaOggi 14.3.3017

Dopo il prossimo congresso, e con la scissione alle spalle, il Pd non sarà più come prima. L'abbandono da parte degli ex comunisti, anche se ormai lontani anni luce dalla tradizione del Pci, ma pure la maggiore consapevolezza da parte di Matteo Renzi di dovere costruire una coalizione in cui i centristi non avranno quel ruolo incisivo come faceva supporre l'accordo dì un tempo con Denis Verdini, impone all'ex premier, se non vuole accontentarsi di una semplice vittoria di bandiera, di utilizzare il congresso per ridefinire i connotati di una sinistra moderna.

Un Pd di stampo neodemocristiano avrebbe il fiato corto. Mentre un Pd in versione apertamente laburista sarebbe in grado di ricevere ampio consenso soprattutto in una situazione di frammentazione del centrodestra e di prevedibile stanchezza dei 5stelle. Proporre la stabilità politica intrecciata a una legislatura di riforme e di giustizia sociale senza dogmatismi potrebbe avvicinare il partito a quell'agognato 40%.

Il paragone può sembrare abnorme, anche in considerazione del difficile momento che l'ex premier sta vivendo, ma se Renzi riuscisse (ciò che non è avvenuto col discorso del Lingotto) a fare tesoro delle sconfitte subìte e del modo sbagliato, da moschettiere, con cui ha gestito il potere e organizzasse attorno a sé un nocciolo duro di teste pensanti non filtrate solo dall'età anagrafica, egli potrebbe presentarsi al congresso pronunciando un alto discorso strategico e con l'ambizione di diventare il Tony Blair italiano. Certo, è più difficile ricostruire dalle macerie che edificare su un terreno vergine. Ma Renzi ha le qualità per farlo.

Blair riuscì a riequilibrare talune politiche ultraconservatrici di Margaret Thatcher ridando slancio a un'economia piuttosto fiacca e scommettendo su uno sviluppo non penalizzato da sbagliate politiche sociali.

Il Pd deve disfarsi del vecchio concetto dell'assistenzialismo a tutti i costi che finisce per rendere insostenibile lo stato sociale. Il supporto a chi si trova in stato di bisogno è ben altra cosa rispetto all'elargizione di pensioni di invalidità a chi non ne ha diritto, a creare posti di lavoro fasulli nella pubblica amministrazione, nel perdonare gli evasori fiscali. Nel mondo globale una società inefficiente impoverisce tutti, a cominciare dai più poveri.

Renzi ne sarà all'altezza? Lo sapremo tra pochi mesi, al congresso che in ogni caso sanzionerà un Pd che non sarà più quello di ieri.

Categoria Italia

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