Prima il Pd con la patrimoniale oggi Dp è contro l'Italia
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L'imposta patrimoniale è un vecchio cavallo di battaglia della sinistra-sinistra, quella di «anche i ricchi piangano», ed è stato puntualmente rilanciato dal nuovo gruppo dei Democratici progressisti
di Marino Longoni, da Italiaoggi.it 8.3.2017
L'imposta patrimoniale è un vecchio cavallo di battaglia della sinistra-sinistra, quella di «anche i ricchi piangano», ed è stato puntualmente rilanciato dal nuovo gruppo dei Democratici progressisti. L'ha chiesta il presidente della regione toscana Enrico Rossi e l'ha subito rilanciata Nicola Fratoianni, neosegretario di Sinistra italiana. Obiettivo: «Finanziare gli investimenti pubblici e attuare una seria lotta al precariato». Cioè aumentare il peso del carrozzone pubblico. Questi nostalgici dello stato padrone fingono di non sapere che in Italia ci sono già diverse imposte sui patrimoni, pagate dai proprietari di immobili (esclusa la prima casa), dai proprietari di un conto corrente bancario, di azioni o altri strumenti finanziari (la cosiddetta imposta di bollo), dai proprietari di auto (il bollo auto) e così via.
Ma parlare di patrimoniale quando è ancora aperta la finestra della voluntary bis per il rientro dei capitali dall'estero, è da irresponsabili. Anzi da provocatori. Significa giocare contro il proprio paese. Se qualcuno avesse avuto la vaga idea di regolarizzare i propri capitali all'estero, ora se ne guarderà bene. Se gli italiani si spaventano, i capitali invece di rientrare tenderanno ad uscire. E anche le norme sui res-non-dom, previste dalla legge di stabilità (un invito ai superricchi a trasferirsi in Italia), resteranno lettera morta. Ma forse è proprio questo l'obiettivo che si vuole raggiungere: danneggiare il governo in carica (e il Pd di Renzi, che lo sostiene), mettendo in difficoltà i conti pubblici.
Non è un caso se da anni la Germania sta spingendo presso l'Ocse e presso le istituzioni europee perché impongano all'Italia l'adozione di una patrimoniale lacrime e sangue per abbassare il debito pubblico del paese. Il risultato sarebbe quello di trasformare l'Italia in un'altra Grecia: è dimostrato infatti che le misure imposte ad Atene hanno avuto un effetto nefasto: per ogni euro di tasse in più si è prodotta una decrescita di 1,8 euro (fonte Fmi) fino a far ammettere allo stesso Fmi che con Atene «si è fatto un errore di valutazione».
Può darsi che la ripetizione di questo errore sia il vero obiettivo di Berlino, che vede nel nostro paese un pericoloso concorrente sui mercati internazionali. Ma la sinistra perché gioca contro l'Italia?
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