Ci sperano tutti: il Rottamatore, il Benefattore e il Vaffanculatore
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Per ora un «rieccolo» lo abbiamo avuto: il ritorno al vecchio proporzionale. Cioè all'incertezza della Prima repubblica, quando i governi duravano 11 mesi.
di Gianfranco Morra, ItaliaOggi 4.2.2017
Il Grande Sogno si chiama Quaranta. Ci sperano il Rottamatore, il Benefattore e il Vaffanculatore. Chi ci arriva vince premio e governo. Ma di certo non ci arriverà nessuno. Solo un ballottaggio potrebbe produrre un partito di governo. Ma la Consulta non ha voluto e la politica ha dovuto inchinarsi, in barba alla autonomia dei poteri.
A superare il 40% ci riuscì la Dc per tre volte, dal 1948 al 1958. Poi la discesa sino al 1992, con quel 29% che annunciò il suo funerale. Il Pci ci sperava e nel 1976 raggiunse il 34%, poi cominciò la discesa, sino allo scioglimento del 1989. Solo nella presunta Seconda repubblica destra e sinistra superavano il 40%, ma il bipolarismo dell'alternanza era un match elettorale di due leader, eletti da coalizioni infide e presto dimessi.
Con la nuova legge elettorale, o meglio con la distruzione di una legge del parlamento da parte del potere giudiziario, nessuno potrà riuscirci. Così l'elettore sarà trombato. Voterà per un partito, senza sapere con chi questo dovrà allearsi per governare (sempre che ci riesca). I cittadini dovranno attendere incontri e mediazioni, inciuci e manfrine, inghippi e cabale. E anche chi riuscirà a divenire premier vivrà con le valigie in mano.
Con tre contendenti, al 40 non ci può arrivare nessuno. I tre partiti, del resto, sono fortemente divisi al loro interno. Il Pd è sotto l'attacco della vecchia guardia, la scissione sempre più probabile. Ha di fronte due alleanze elettorali entrambe poco utili: se si aprirà alla sinistra preistorica perderà voti al centro, se ai moderati verrà abbandonato dai massimalisti.
La destra è un cocktail di tre partiti inconciliabili sui punti fondamentali del programma. Fi è accerchiata da due oltranzismi populisti antieuropei, che ne snaturano le tendenze liberiste e liberali. Il M5S rimane, secondo i sondaggi, intorno al 30%, ma le sue magagne sono ormai più che evidenti (centralismo esasperato, vacuità del programma, incapacità di governo). Ciò che soprattutto interessa è il «rieccolo»: politici vecchi e nuovi che, per restare al potere, progettano mutamenti della legge elettorale e data della consultazione. Renzi vorrebbe subito elezioni, teme che un loro rinvio gli faccia perdere consensi; Berlusconi mira a rimandarle, in attesa che la Corte europea lo riammetta alla competizione elettorale; Grillo urla «voto subito», ma cosa fare dopo rimane un enigma.
Per ora un «rieccolo» lo abbiamo avuto: il ritorno al vecchio proporzionale. Cioè all'incertezza della Prima repubblica, quando i governi duravano 11 mesi. Un'Italia debole con poca credibilità internazionale, proprio quando solo una stabilità politica potrebbe fare le riforme necessarie al Paese per uscire dalle gravi crisi che lo attanagliano.
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