Aumentano le probabilità che la legislatura vada al suo fine

Grillo aveva fatto leva sulle ambizioni di Verhofstadt, ma il suo disegno è fallito, il che può avere effetti imprevisti sulla tempistica della politica italiana.

 di Sergio Soave ItaliaOggi 11.1.2017

Dopo che i promessi sposi liberali e grillini si sono abbandonati all'altare, in Italia si ride di Beppe Grillo, ma in Europa il sarcasmo è più accentuato nei confronti di Guy Verhofstadt, il leader liberale che aveva concordato con i 5 stelle una «dichiarazione di intenti» ipocrita, che poi la maggioranza del gruppo ha bocciato sonoramente. Il capogruppo liberale pensava che l'allargamento del suo gruppo avrebbe favorito la sua ascesa alla presidenza del Parlamento europeo, per effetto dello stallo tra i candidati popolare e socialista (ambedue italiani, il che mostra che sono stati scelti solo per farli bruciare).

Grillo aveva fatto leva sulle ambizioni di Verhofstadt, ma il suo disegno è fallito, il che può avere effetti imprevisti sulla tempistica della politica italiana. Chi si attende che le varie improvvisazioni di queste ultime settimane segnino l'inizio di un declino della fortuna elettorale del Movimento 5 stelle pensa che valga la pena di aspettare prima di andare al voto. Se la Consulta boccerà il referendum proposto dalla Cgil contro la riforma del lavoro perché è manipolativo, non ci saranno più ragioni cogenti per interrompere la legislatura.

È vero che Matteo Renzi aveva insistito per andare quanto prima alle elezioni, ma intanto c'è da tessere la tela di Penelope della legge elettorale, il che lascia grandi margini di incertezza. Anche nel centrodestra, nonostante le esibizioni di Matteo Salvini, non c'è fretta. Intanto anche alla Lega conviene verificare se la giravolta di Grillo può favorire lo spostamento di una quota dell'elettorato antieuropeo verso il Carroccio, poi c'è il problema di una alleanza moderata che fatica ad accettarlo come leader.

Tutto congiura per consentire a Paolo Gentiloni di consolidarsi a palazzo Chigi, anche perché il suo stile accomodante dà l'impressione che non rappresenterà comunque un ostacolo per le ambizioni degli altri. Eppure, come dice un proverbio toscano che Renzi dovrebbe conoscere, sono le acque chete a far crollare i ponti.

In un panorama politico in cui tutti cercano di vincere la gara a chi grida di più, Gentiloni sembra un'eccezione, che sarebbe passata inosservata se vicende imprevedibili non lo avessero issato nella posizione politica più visibile. Pur rivendicando la più stretta continuità col suo predecessore, Gentiloni ha introdotto una discontinuità nello stile e nell'atteggiamento che forse vale più del cambiamento di qualche ministro.

Adesso anche Grillo, inciampando nelle sue stesse trappole, gli facilita la strada, che non sembra più limitata al breve percorso di qualche mese (e naturalmente Gentiloni non appare affatto

Categoria Italia

interessato, il che gli permette di limitarsi a incassare regali senza doverne pagare un prezzo).

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