Si prevede di spendere e non, prima, produrre

Combattere la povertà in Italia, dell'abbattimento dei costi della politica, degli sprechi, più nulla

 di Franco Adriano ItaliaOggi 7.1.2017

Perché sulla proposta di approvare un decreto legge per combattere la povertà in Italia risultano essere determinanti il ministro allo sviluppo economico, Carlo Calenda, e il ministro all'agricoltura, Maurizio Martina? Dal primo è venuta l'indicazione che è la priorità assoluta del governo. Dal secondo è arrivata la proposta di trasformare il testo del disegno di legge sull'inclusione sociale, all'esame del Senato, in un decreto che distribuisca subito dei soldi. Tuttavia, per il loro ruolo, Calenda e Martina, non dovrebbero occuparsi soprattutto delle imprese e non dei soldi da dare ai poveri? Al massimo, dovrebbero pensare ai contributi e agli incentivi necessari per rendere le stesse imprese più produttive e per creare più posti di lavoro.

Qual è, dunque, il livello di dibattito nella maggioranza e nel governo in questo specifico momento? Forse ci sono delle carte sconosciute sulle scrivanie ministeriali. Tommaso Nannicini, chiamato da Matteo Renzi dal governo al Pd per elaborare i contenuti di una nuova fase politica, ha confermato, in un'intervista, che c'è il via libera a procedere in questa direzione. Si tratta anche di intervenire sulle famiglie con meno di 3 mila euro al mese e con più figli a carico: è la soglia che impedisce, per esempio, di affrontare una spesa sanitaria imprevista.

Dei tagli alla spesa pubblica e dell'abbattimento dei costi della politica, degli sprechi, più nulla. Di rilanciare sulle riforme, non se ne parla proprio più. Né da parte di chi le aveva originariamente proposte, né di chi aveva promesso di farle bene in sei mesi dopo la vittoria del No. Figurarsi. Di tagliare finalmente le tasse, poi, manco per sogno. Tutti a discutere di soldi da distribuire come se si stampassero in cantina. Da una parte l'Alleanza della povertà, il cartello di 37 organizzazioni sociali, che spinge per il Rei (Reddito di inclusione): 7 miliardi di euro. Dall'altra, il reddito di cittadinanza di Beppe Grillo: 15 miliardi.

Per governare il cambiamento di epoca in corso è questa la risposta? Quasi arrendersi alla crescita zero e aumentare la spesa pubblica? Per la sinistra non rappresenta una sorpresa. Ma per coloro che volevano meno tasse in Italia come negli Usa il momento per dimostrare di essere ancora vivi, questo sì, sta per scadere definitivamente.

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