La Raggi può essere una telecomandata?

Virginia Raggi non era candidabile e neanche eleggibile per il contratto firmto che prevede anche una penale  se disobbedisce.

 di Franco Adriano ItaliaOggi 25.12.2016

Si chiama Monello e un po' lo è. Di nome fa Venerando, è un avvocato che ha denunciato il sindaco di Roma, Virginia Raggi, poiché secondo lui non era candidabile e neanche eleggibile, avendo firmato un contratto con Beppe Grillo e la Casaleggio Associati, in cui si impegna a pagare perfino una penale se disobbedisce. Se ne occuperà la prima sezione del Tribunale civile di Roma dopo il 13 gennaio, dunque nei giorni crocevia delle prossime date fatidiche della politica (il 24 gennaio è attesa la decisione della Consulta sull'Italicum).

La sindaca potrebbe essere chiamata a dimettersi, se reggerà fino ad allora. Infatti non è l'unica spada di Damocle che pende sul suo capo. Tuttavia, ciò che importa è che tra le righe delle carte bollate la questione posta è fortemente politica e soprattutto non è più trascurabile. Anzi, si può dire che rappresenti, oggi, la riforma madre che dovrebbe occupare i pensieri e disturbare le notti del Palazzo. Senza, purtroppo, non si fa nulla di buono. Ormai è dimostrato. Si tratta di dare una forma compiuta ai partiti e ai movimenti. «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale», secondo la Costituzione. Per quanto tempo ancora se ne faranno strame? Sì, perché, non c'è mica soltanto il caso M5s. Berlusconi ha realizzato ciò che a Gianni Agnelli sembrava inconcepibile: l'impegno diretto di una capo azienda. Per di più mutuando il principio che ciò che va bene per Mediaset va bene per l'Italia. Gli osservatori, che hanno voluto vedere, sanno che ogni sua mossa è sempre stata sottoposta a tale principio. E, nelle ore della scalata di Bolloré, non si stupiscono per l'appoggio al governo dell'ex ministro delle Comunicazioni Gentiloni. Tra le forze politiche più consistenti, soltanto il Pd e la Lega tentano di percorrere la via democratica tracciata dalla Costituzione indicendo congressi che hanno qualche parvenza di selezione. Ma anche in questi casi, diciamo la verità, i vizi intrinseci sono evidenti a tutti: dalle primarie «fai-da-te» alla gestione familistica o di cerchi e gigli magici. Partiti o movimenti: che importa se sono schiavi di loro stessi e non possono pensare solo al bene degli italiani? Lì occorre cambiare.

Categoria Italia

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