Partito della nazione: non può essere il Pd
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È, però, un azzardo predire che Renzi potrebbe avere dietro di sé, in un'elezione politica, non soltanto i democratici
di Marco Bertoncini ItaliaOGGi 7.12.2016
Da più fronti, sia fra i renziani ortodossi sia fra quelli di complemento (è il caso del gruppo del Foglio quotidiano), giunge la proposta o l'auspicio l'ipotesi di ripartire dal 40% ottenuto dal Sì per costruire il partito della nazione, edificando una forza politica che godrebbe di un'ampia maggioranza relativa. L'amarezza per un'innegabile sconfitta rischia di oscurare una corretta visione politica.
Il fronte del Sì ha attratto fette consistenti di elettori di Fi, insieme con percentuali più ridotte di cittadini che, nei precedenti appuntamenti, avevano sostenuto Lega, M5s e anche destra e sinistra, oltre che minori partiti di centro. Si potrebbe dedurne che il Pd confermi di stare ben sopra il 30%: di quanti punti è difficile precisare. Dunque, gli elettori democratici hanno seguito il proprio segretario in una misura che deve aver recato non poco fastidio ai tanti D'Alema, Speranza, Bersani, Gotor e compagnia affannatisi a sostenere il no.
È, però, un azzardo predire che Renzi potrebbe avere dietro di sé, in un'elezione politica, non soltanto i democratici ma pure coloro che domenica l'hanno sostenuto ritenendo che votare no sarebbe stato peggio. Renzi continua a reggere un partito che si dichiara socialista, restando lui fiero erede di Giorgio La Pira. Riesce difficile pensare che gli elettori moderati, che l'hanno appoggiato domenica perché convinti che una sconfitta sarebbe equivalsa a una vittoria di D'Alema e Grillo, potrebbero di nuovo schierarsi con lui, massimo esponente di una formazione in cui gli eredi del comunismo continuerebbero a prosperare. Non è casuale che fra le province più generose per il Sì figurino quelle di antico insediamento del Pci. Il partito della nazione non può essere il Pd.