Come farebbe la riforma chi si batte per il No?

Bersani, Berlusconi, Monti, Schifani, Gasparri, Formigoni: tutti hanno votato una o più volte il Sì alla riforma Renzi, poi hanno cambiato idea. Non si sono accorti Bersani, Berlusconi, Monti, Schifani, Gasparri, Formigoni del tremendo rischio autoritario incombente?

 di Marino Longoni ItaliaOGGI 30.11.2016

Nonostante il fiume di parole che si sono spese in questi giorni sul referendum costituzionale, i fautori del No hanno accuratamente evitato di accennare a una riforma alternativa a quella di Renzi. Una strana lacuna, in un dibattito dove centinaia di argomenti sono stati ripetuti fino alla noia e declinati in tutte le sfumature possibili. Evidente: se il fronte del Sì deve spingere questa riforma come la migliore possibile, il fronte del No non ha alcuna idea comune su come e nemmeno se debba essere fatta una riforma costituzionale.

Ma c'è anche un'altra ragione che rende il terreno scivoloso anche per chi, tra gli oppositori, fosse animato da un autentico spirito riformista: la fatuità dell'argomentazione che tende a drammatizzare gli effetti della riforma come se spalancasse le porte a una dittatura simile a quella sperimentata nel ventennio fascista. E ne sono ben consapevoli molti degli uomini politici che attualmente sono impegnati nella campagna per il No, a cominciare da Bersani, Berlusconi, Monti, Schifani, Gasparri, Formigoni: tutti hanno votato una o più volte il Sì alla riforma Renzi, poi hanno cambiato idea.

Possibile che prima non si fossero accorti del tremendo rischio autoritario incombente? E come mai protesta anche Berlusconi, che fu l'artefice di una riforma costituzionale (il cosiddetto premierato) che conferiva ancora maggiori poteri al presidente del consiglio e quella riforma fu votata da molti di quelli che ora paventano minacce alla democrazia?

In realtà, nelle sue linee di fondo, questa riforma si inserisce nel solco di tutte quelle precedentemente tentate e gli aspetti di originalità rispetto a un dibattito che va avanti da decenni sono pochi.

La riforma Renzi presenta alcune ambiguità, non c'è dubbio, ma questo è il destino di tutte le azioni politiche, che hanno la possibilità di concretizzarsi solo al prezzo di molti compromessi. Le riforme teoriche sono più belle, ma non si realizzano mai. E soprattutto non portano voti, perché se annunci, per esempio, che vuoi abolire del tutto il senato, chi ha degli interessi a palazzo Madama ti voterà contro. E questo è un altro motivo per il quale è meglio evitare di annunciare riforme alternative.

Categoria Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata