Il nuovo capitolo dell'indagine sulle firme false del M5s a Palermo
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Accanto a quelle ricopiate ci sarebbero anche firme del tutto contraffatte. Spunta anche l'autografo del marito di Lucia Borsellino: "Firmai il referendum, non la lista 5Stelle"
Vignetta Vincino Il Foglio
di Redazione 22 Novembre 2016 Foglio
L’inchiesta sulle firme false a sostegno della lista dei 5Stelle alle comunali di Palermo del 2012 sembra arricchirsi di un nuovo capitolo: accanto alle firme ricopiate, infatti, ci sarebbero anche firme del tutto contraffatte. Gli interrogatori degli otto indagati slittano alla fine della settimana, perché ancora non sono partiti gli inviti a comparire, alcuni dei quali riguardano parlamentari nazionali e devono essere notificati a Roma. Si fa delicata la posizione del cancelliere che avrebbe dovuto controllarne la regolarità formale,
mentre martedì mattina una decina di testimoni ascoltati dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia escludevano di avere partecipato alle operazioni che si tennero nella sede del comitato elettorale dei 5Stelle il 3 aprile 2012, per la presentazione delle liste.
M5s e firme false, da lunedì gli interrogatori degli indagati
Alcuni esponenti grillini avrebbero ricopiato materialmente le firme per ovviare a un errore materiale che avrebbe rischiato di invalidare la lista.
Intanto, gli inquirenti avrebbero trovato anche "grandi firme" tra le sottoscrizioni fasulle.
L'ingegnere Fabio Trizzino, marito dell'ex assessore alla Salute della Regione Sicilia, Lucia Borsellino, ha "scoperto" di avere appoggiato i candidati 5Stelle, alle elezioni di quattro anni e mezzo fa. Ma agli investigatori della Digos ha spiegato di avere firmato in realtà per il referendum sull'acqua pubblica, un anno prima. Dunque anche il genero di Paolo Borsellino sarebbe una delle vittime del meccanismo. Trizzino ha spiegato di essere stato avvicinato dal deputato nazionale Riccardo Nuti, uno degli indagati per la questione della lista con le firme ricopiate, e di avergli dato il proprio appoggio per il referendum. Il professionista ha preannunciato l'intenzione di costituirsi parte civile. Analoga scoperta l'hanno fatta un avvocato e un commercialista: nemmeno loro firmarono per la lista ma solo per il referendum del 2011.
Ieri, intanto, il procuratore aggiunto Bernardo Petralia ha ascoltato due ex attivisti pentastellati, Fabio D'Anna e Giuseppe Marchese: il primo ha detto che anche la sua firma fu ricopiata e l'altro ha consegnato le e-mail in cui i candidati si comunicavano vicendevolmente i propri timori per la possibilità di non riuscire a presentare le liste.
Anche "il Partito democratico di Palermo ribadisce la propria intenzione di costituirsi parte civile”, dice Carmelo Miceli, segretario provinciale Pd. "Citeremo come responsabili civili il Movimento 5 stelle e Beppe Grillo che sono i veri beneficiari della lista elettorale del 2012 - annuncia -, sono i veri soggetti nell'interesse dei quali il corso della politica di Palermo e della Sicilia è stato falsato". "Trenta coinvolti, otto indagati, questa la firmopoli grillina di Palermo. Grillo, Di Maio e Di Battista chiedono le autosospensioni – dice Miceli – e solo in due lo fanno. Insomma, nonostante gli inviti, i mea culpa solo con il contagocce. In questo Movimento ognuno fa quello che vuole".
Salgono a due i deputati regionali che si sono autosospesi dal Movimento: dopo Claudia La Rocca, la parlamentare che ha deciso di rompere il silenzio e che ha collaborato con i magistrati raccontando quanto accaduto la notte in cui furono copiate le firme false per permettere la presentazione della lista alle comunali del 2012, anche Giorgio Ciaccio ha fatto un passo indietro.
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