Berlusconi incorona Salvini e ammazza la destra
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Con la liquidazione di Parisi il Cav consegna la destra al populista Salvini. Che mai potrà avere ambizioni di governo, e decide che il suo solo interlocutore possibile è Renzi
di Flavia Perina 18 Novembre 2016 - 08:30 linkiesta
Il famoso “centrodestra possibile” – moderato, popolare, liberale come si usava definirlo – in realtà possibile non era, e bisognerà farsene una ragione dopo la brutale liquidazione di Stefano Parisi e il pubblico elogio a Matteo Renzi “solo leader in Italia”. Silvio Berlusconi non avrà successori, Forza Italia si estinguerà con lui, poco importa se nelle stanze di un governo istituzionale, di scopo o dell’immaginario Partito della Nazione. E la destra dovrà acconciarsi a seguire Matteo Salvini o andarsene altrove, poiché in realtà è Salvini il personaggio a cui il Cavaliere ha consegnato l’unico legato testamentario finora uscito da Arcore, indicandolo come l’uomo con cui non si può litigare, pena l’esclusione e la cacciata.
La Lega è in realtà da molto tempo il perno dell’operazione di galleggiamento del Cavaliere,che è esattamente il contrario di quella del '94, dell'epoca dell' “sdoganamento” di An e del Carroccio. Potremmo chiamarla “Strategia Rewind”, un rapido riavvolgimento all’indietro del nastro avviato con la discesa in campo. Berlusconi lo ha perseguito fin dal 2011, insediando e decapitando una serie infinita di Delfini a casa sua, dentro Forza Italia, e nel contempo puntellando il salvinismo con tutto il suo potere politico e mediatico. La progressiva cessione alla Lega della sovranità propagandistica da parte dell'impero Mediaset è stata lo snodo centrale di questa operazione. I titoli dei giornali di quel mondo, le trasmissioni di punta che esprime, a cominciare dalle strisce di Del Debbio o Belpietro, sono una quotidiana grancassa per Salvini e per le idee di Salvini, senza la quale probabilmente l’Italia si sarebbe dimenticata del capo della Lega da un pezzo.
Il Salvini estremista, xenofobo, urticante, che chiama “Boldrini” una bambola gonfiabile portata sul palco dai suoi fan, groupie di tutti gli estremismi – Putin o Trump poco importa – e spesso caricaturale con le sue felpe, le sue ruspe, le sue parolacce, è la figura ideale per tener bloccato l'elettorato della destra ed evitare che in quel campo si affermi qualcosa di più presentabile e politicamente spendibile. Salvini è per Berlusconi un’assicurazione sulla vita. L’assicurazione che non arrivi all’improvviso una Marine Le Pen, o un Boris Johnson, o magari un altro Gianfranco Fini piovuto da chissà dove – che occupi il disastrato campo del berlusconismo, piaccia all’elettorato, prenda voti senza passare dalle forche caudine di Arcore e scippi la golden share del Cavaliere sul terzo di elettorato che non vuole andare col Pd o col M5S.
Insomma, grazie a Salvini, la destra è stata riconsegnata all’irrilevanza, chiusa nel ghetto di un 10-12 per cento che mai potrà avere ambizioni di governo, e il Cavaliere resta padrone assoluto a casa sua nonchè interlocutore obbligato di qualsiasi tavolo politico dopo il referendum.
Salvini è l’erede perfetto. Non vuole le chiavi del castello, si accontenta del capanno del custode. È inimmaginabile come candidato premier. Ha abbastanza voti per restare a galla, ma non a sufficienza per fare di testa sua. Si guadagna ogni giorno i galloni dell’impresentabile, nessuno “dall’altra parte” vuole averci a che fare né sul territorio né a Roma. Cosa potrebbe immaginare di meglio Berlusconi per continuare ad esercitare il suo ruolo senza fastidi?
Dunque rassegnarsi. Archiviare il tema della successione al Cavaliere. C’è già stata, e il successore è il leader della Lega, anche se non si ha il coraggio di dirlo chiaro. Certo, non gli è stato consegnato l’intero impero ma solo una Contea di confine, che però è meglio del niente toccato ai molti che si sono candidati a fare i principi regnanti, e sono stati portati in carrozza per un po’ salvo essere scaricati al bordo della strada quando cominciavano a crederci troppo.
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