L'Italia vista dagli altri. La kermesse renziana della Leopolda

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Guardian, Nouvel Observateur, Echos, Times, Wall Street Journal

a cura di   | 07 Novembre 2016 ore 09:13 Foglio

Italia, il giorno del giudizio costituzionale

New York, 7 nov - (Agenzia Nova) - La campagna di riforma istituzionale intrapresa dal presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi si prepara a una scadenza cruciale: il referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre. A molti osservatori esterni, scrive Simon Nixon sul "Wall Street Journal", la scelta di Renzi di investire il suo considerevole capitale politico nell'aggiornamento della Carta, due anni fa, è parsa incomprensibile: Renzi, "un leader giovane ed energico che aveva dimostrato una considerevole abilità politica guadagnando il controllo del suo partito, e privo di qualunque scandalo o compromesso a macchiare il suo passato", aveva ed ha di fronte a sé sfide apparentemente più urgenti, a partire da quella del terzo maggiore debito pubblico al mondo, circa il 130 per cento del pil. In Italia, però - sottolinea Nixon - è ormai consolidata la consapevolezza che la riforma dell'assetto politico sia improrogabile. La Costituzione italiana, afferma l'opinionista, ha servito relativamente bene l'Italia nell'immediato dopoguerra, associata a un sistema elettorale proporzionale; tale sistema, però, è collassato con il declino del Partito comunista e la fine della cosiddetta prima Repubblica, a seguito degli scandali di "Mani pulite" nel 1992. Da allora, privato del fattore esogeno di stabilizzazione del sistema politico - ovvero il rischio percepito di un governo comunista - e nonostante numerosi tentativi di riforma della legge elettorale nel tentativo di portare all'elezione di maggioranze parlamentari mono-partitiche coese, il sistema istituzionale italiano ha dimostrato tutti i propri limiti. Ciononostante, l'iniziale consenso allo sforzo riformatore di Renzi pare essersi progressivamente prosciugato: in parte, sottolinea Nixon, ciò è certamente dovuto al fatto che molti elettori guadano al referendum come a un'occasione per esprimere un voto di protesta contro il governo in carica. Il premier, però, è contrastato anche e soprattutto da una vasta coalizione delle opposizioni politiche del paese, e persino da correnti interne al suo partito: tutti sono contrari a un rafforzamento dell'Esecutivo all'insegna di una maggiore governabilità. La retorica della "Costituzione più bella del mondo", avverte però l'autore dell'editoriale, presenta dei rischi: la coorte compatta del "no" alla riforma rischia di trasmettere all'esterno l'immagine che "le elite italiane si siano coalizzate per impedire l'ascesa al governo delle forze anti-establishment". L'opinionista si riferisce ovviamente al Movimento 5 stelle, che contende lo status di primo partito italiano al Partito democratico di Renzi e può dunque puntare a vincere le prossime elezioni; il M5s è comunque è a sua volta contrario alla riforma, più per una sua marcata impostazione ideologica di impronta legalistica. In ogni caso, conclude Nixon, la vittoria del "no" al referendum rischia di gettare l'Italia in una nuova fase di grave instabilità politica, proprio quando i mercati e la comunità internazionale osservano l'esito dello sforzo riformatore da cui potrebbe dipendere il rilancio o il definitivo declino del paese. "Non c'è alcuna garanzia - ammonisce Nixon - che l'Italia possa salvaguardare il proprio futuro ritirandosi nel suo passato".

Italia: l'ultima kermesse di Renzi?

Parigi, 7 nov - (Agenzia Nova) - Il settimanale francese "Le Nouvel Observateur" ("L'Obs") ha pubblicato un reportage sulla settima edizione della Leopolda, lo show politico tenuto nello scorso fine settimana a Firenze che è il "marchio di fabbrica" di Matteo Renzi e le cui edizioni passate hanno scandito la sua ascesa da sindaco del capoluogo toscano a capo del governo italiano. Questa volta però Renzi non aveva niente da festeggiare, nonostante il titolo "E adesso il futuro!" definito "altisonante" dalla giornalista francese Michelle Padovani: in gioco c'è la stessa sopravvivenza del suo governo, stretto nella tenaglia tra il referendum del 4 dicembre prossimo sulla riforma della Costituzione che sta dividendo l'Italia in due e le conseguenze devastanti del terremoto del 26 ottobre scorso. La kermesse, secondo la Padovani, è stata l'ultima occasione per Renzi di invertire la tendenza che vede il "No" al referendum in vantaggio di quattro punti sul "Si" nei sondaggi d'opinione: 52 per cento contro 48. E Renzi ha ragione a sentirsi completamente accerchiato: tutti i partiti politici senza eccezione, con l'esclusione della piccola formazione centrista dell’Udc, che fa parte del suo governo, e della maggioranza del suo Partito democratico, tutti stanno facendo campagna contro la riforma costituzionale, ma ancora di più proprio contro di lui; dalla Lega nord a Forza Italia (Silvio Berlusconi), passando per il Movimento 5 stelle (Beppe Grillo ) e per l’estrema sinistra. Nonostante Renzi rivendichi quanto fatto in questi due anni e mezzo a Palazzo Chigi, dalle riforme come il Jobs Act alle misure a favore delle pensioni più basse fino alla credibilità riconquistata dall'Italia presso il presidente Usa Obama e presso la Commissione europea, la sua permanenza alla testa dell'esecutivo è minacciata dalla coalizione dei suoi avversari. Insomma, conclude l'articolo de "L'Obs", la settima Leopolda, che voleva realizzare "un altro modo di fare politica passando supra la testa dei partiti", rischia di essere l'ultima.

Come il Movimento 5 stelle è diventato un concorrente politico

Londra, 7 nov - (Agenzia Nova) - Il Movimento 5 stelle, riferisce il quotidiano britannico "The Guardian", non è più ai margini della politica italiana: è il secondo partito più popolare e guida la campagna referendaria contro il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Che il referendum passi o no, secondo molti osservatori potrebbe vincere le prossime elezioni. Le sue battaglie per la trasparenza e la democrazia diretta sono note. Per il resto, si presenta all'elettorato con un insieme eterogeneo di proposte che abbracciano tutto lo spettro politico; infatti, attrae consensi sia da destra che da sinistra. Sullo stesso giornale il controverso progetto di Chiara Appendino, sindaca di Torino dell'M5s, di introdurre una giornata senza carne.

L'Italia chiede ai partner europei fair play sui migranti

Londra, 7 nov - (Agenzia Nova) - L'Italia, riferisce il quotidiano britannico "The Times", è alle prese con un'immigrazione record: quasi 167 mila arrivi dall'inizio del 2016; il record del 2014, di 170 mila, potrebbe essere superato. In passato la maggior parte dei migranti era solo in transito, diretta verso il nord Europa; oggi la situazione è molto diversa per via dei controlli più severi in Francia, Svizzera e Austria. La situazione mette sotto pressione il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, impegnato nella battaglia per il referendum costituzionale, che a sua volta preme sui partner dell'Unione Europea, minacciando di porre il veto sul bilancio se non sarà raggiunto un accordo su tre punti: finanziamenti per l'emergenza migratoria, distribuzione dei migranti e cooperazione militare ed economica per frenare i flussi nel Mediterraneo.

In Italia l'Inps vuole imporre i congedi di paternità

Parigi, 7 nov - (Agenzia Nova) - "Les Echos" oggi lunedì 7 novembre dà grande risalto alla proposta del presidente dell'Inps, Tito Boeri, di imporre ai lavoratori maschi italiani di usufruire di 15 giorni di permesso di paternità, pena una multa: al tema il quotidiano economico francese dedica il titolo della rubrica di prima pagina "Succede in Europa" ed un lungo articolo del suo corrispondente da Roma Olivier Tosseri.

Panorama internazionale

Presidenziali Usa, l'Fbi "assolve" di nuovo Clinton a due giorni dalle elezioni

Washington, 7 nov - (Agenzia Nova) - Il Federal Bureau of Investigation statunitense (Fbi) ha reso noto a soli due giorni dalle elezioni presidenziali Usa che la riapertura delle indagini a carico della candidata democratica Hillary Clinton, comunicata appena una settimana fa, e fortemente contestata dai Democratici per il suo potenziale impatto sull'esito delle elezioni, non porterà ad alcuna accusa formale. Il direttore dell'agenzia investigativa, James Comey, aveva scatenato un putiferio annunciando al Congresso la riapertura delle indagini a carico dell'ex segretario di Stato Clinton a pochi giorni dal voto; migliaia di e-mail del dipartimento di Stato che Clinton aveva "dirottato" su un server privato, e poi cancellato per sottrarle agli investigatori, sono state infatti rinvenute in un portatile di Anthony Weiner, ex marito della sua più stretta collaboratrice, Huma Abedin; l'uomo è indagato con l'accusa di pedofilia. Proprio Comey ha annunciato domenica che l'Fbi ha completato la revisione delle email rinvenute sul portatile di Weiner - oltre 65 mila - e non ha riscontrato elementi sufficienti a rivedere la decisione, assunta un mese fa, di scagionare la Clinton per il caso delle e-mail. Un portavoce di Clinton ha espresso la soddisfazione della candidata per la "risoluzione della vicenda", che però difficilmente potrà essere archiviata, anche nel caso la Democratica divenga presidente degli Stati Uniti: troppo numerose, infatti, sono le rivelazioni del portale WikiLeaks in merito ai presunti traffici di influenze politiche esercitati dai Clinton attraverso la loro fondazione benefica; resta inoltre il giudizio dell'Fbi sull'operato di Clinton: "estremamente sconsiderato", lo aveva definito Comey lo scorso luglio, comunicando che non ci sarebbe stata alcuna incriminazione. La spinosa questione delle e-mail di Clinton ha inoltre esposto l'Fbi a dure critiche da parte di entrambi gli schieramenti politici, e alzato il velo su un grave conflitto all'interno dei ranghi dell'agenzia, e più in generale nel sistema della Giustizia Usa.

Presidenziali Usa, la battaglia finale per gli Stati contesi

Washington, 7 nov - (Agenzia Nova) - I candidati alla presidenza degli Stati Uniti, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump, stanno trascorrendo le ultime, frenetiche ore della campagna elettorale negli Stati contesi dell'Unione che faranno pendere la conta dei grandi elettori a favore del prossimo inquilino della Casa Bianca. Clinton, incassata una nuova assoluzione da parte dell'Fbi, che aveva riaperto le indagini a suo carico per lo scandalo delle e-mail a soli dieci giorni dal voto, ha contrattaccato alla recente offensiva di Trump negli Stati tradizionalmente democratici di Michigan e Pennsylvania con puntate in Georgia e Arizona. Le diverse strategie e priorità dei due partiti, a meno di quarantott'ore dalla fine della campagna elettorale, emergono però sopratutto in Colorado: questo Stato non elegge un presidente repubblicano dal 2004, e un governatore conservatore dal 2002. Il Partito democratico locale ha sposato con scarsa convinzione la campagna di Clinton; i Repubblicani, surclassati in termini di iscritti dai loro avversari, "contano gli elettori conservatori che tornano all'ovile" sperando siano abbastanza per ribaltare gli equilibri politici nello Stato, scrive la "Washington Post"; i Democratici, invece, "contano gli elettori e basta": il loro vero nemico resta l'astensionismo causato dalla generale sfiducia nei confronti della Candidata democratica alla Casa Bianca. Fortunatamente per Clinton, a ovviare a questa disaffezione è stata la massiccia affluenza alle urne degli elettori ispanici, spaventati dalla retorica anti-immigrazione del repubblicano Trump. L'ultimo sondaggio nazionale effettuato dal "Wall Street Journal" e da Nbc News attribuisce un vantaggio di quattro punti percentuali alla Clinton: stando al sondaggio, l'elettorato Usa considererebbe i guai giudiziari di Clinton "il minore dei mali" rispetto al temperamento poco presidenziale di Trump. Il Repubblicano, comunque, non è ancora fuori dai giochi; e così, a poche ore dal voto, il "New York Times" e la "Washington Post" ribadiscono il loro endorsement alla Democratica, nel tentativo di darle la volata finale verso al Casa Bianca. Secondo la direzione della "Washington Post", Hillary Clinton è "ampiamente qualificata" per il ruolo di presidente degli Stati Uniti: a dispetto dei tanti dubbi che aleggiano sul suo operato pubblico e privato, il quotidiano sottolinea che il voto per Clinton "non è una scelta tra il minore di due mali: Clinton ha le potenzialità per essere un ottimo presidente", e chiunque le concederà il suo voto "potrà riguardare con orgoglio alla sua scelta tra quattro anni". Il "New York Times", invece, chiede ai suoi elettori di immaginare "il disastro" che causerebbe al paese l'elezione di Trump: "Evitare il peggio - scrivei l quotidiano - significa eleggere Hillary Clinton".

Come Trump potrebbe costringere la Germania a riarmarsi

Amburgo, 7 nov - (Agenzia Nova) - I risultati delle elezioni presidenziali statunitensi avranno implicazioni concrete e profonde anche per la Repubblica federale tedesca. Se il repubblicano Donald Trump dovesse conquistare la presidenza, gli Stati Uniti potrebbero decidere di rinunciare almeno in parte al loro ruolo di "arbitro" dell'ordine mondiale e di superpotenza militare, per ripiegarsi invece sulle questioni interne. Ciò costringerebbe la Germania, assieme ad altre importanti economie alleate agli Usa, a destinare maggiori risorse proprie alle esigenze difensive e di sicurezza, sia in termini politici che economici. Ad oggi la Germania destina alla Difesa appena l’1,19 per cento del proprio prodotto interno lordo (Pil), ben al di sotto del due per cento raccomandato dalla Nato. Il Regno Unito, ad esempio, spende due volte tanto, gli Stati Uniti tre volte tanto. In media, i membri europei della Nato destinano alla difesa metà degli Stati Uniti in termini di pil. E' a questi dati, ricorda il settimanale tedesco "Spiegel", che il repubblicano Trump fa riferimento quando denuncia lo "sfruttamento" degli usa da parte dei loro alleati. Anche qualora venisse eletta Hillary Clinton, comunque, un'ulteriore irrigidimento della postura della Nato nei confronti della Russia porterebbe Washington a chiedere un maggiore sforzo della Germania a sostegno all’Alleanza. In luogo dei 37 miliardi di euro destinati ogni anno dalla Repubblica federale alle forze armate, Berlino potrebbe dover spenderne sino a 80, o addirittura di più. C'è poi il fronte ancor più spinoso delle relazioni commerciali: ad oggi la Germania vanta un surplus della bilancia commerciale di oltre 50 miliardi di euro nei confronti degli Usa: uno squilibrio che ha già attirato gli strali del repubblicano Trump. Per Berlino, e per l'Europa intera, le elezioni presidenziali usa rappresentano insomma un passaggio cruciale.

Attentati di Parigi, gli avvocati chiedono che siano riconosciuti i "danni psicologici"

Parigi, 7 nov - (Agenzia Nova) - Circa 170 avvocati del Foro di Parigi oggi lunedì 7 novembre hanno chiesto con un "libro bianco" che il governo riconosca i "danni psicologici" alle vittime delle stragi terroristiche del 13 novembre 2015: secondo la richiesta, i sopravvissuti degli attentati dovrebbero essere indennizzati anche per la "angoscia esistenziale" provocata dall'essersi trovati "davanti ad una morte imminente"; mentre ai parenti delle persone uccise quella notte andrebbe riconosciuta la "sofferenza ulteriore" causata dalla "attesa" di sapere se i propri cari fossero tra le vittime e dalle "difficili circostanze" in cui sono stati successivamente informati della loro sorte. Se la richiesta fosse accolta, sarebbe particolarmente onerosa per il Fondo di garanzia delle vittime di atti di terrorismo (Fgti), che al momento ha messo in bilancio 3-400 milioni di euro in indennizzi alle circa 2.800 persone a vario titolo considerate "vittime" di quegli attentati.

Regno Unito: May difende gli attacchi della stampa contro i giudici dell'Alta Corte

Londra, 7 nov - (Agenzia Nova) - In evidenza sulla stampa del Regno Unito le polemiche seguite alla sentenza dell'Alta Corte, che ha negato il diritto di governo di invocare la clausola di uscita dall'Unione Europea, l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, senza l'autorizzazione del parlamento. La premier, Theresa May, ha difeso, in nome della libertà di stampa, il diritto dei giornali di pubblicare articoli critici. Così ha fatto anche il segretario alla Salute, Jeremy Hunt. Dopo il verdetto testate di destra hanno attaccato violentemente i giudici, definiti addirittura "nemici del popolo" dal "Daily Mail". La segretaria alla Giustizia, Liz Truss, ha taciuto per 36 ore prima di difendere l'indipendenza del sistema giudiziario e ha ribadito che il governo ricorrerà in appello davanti alla Corte Suprema. May ha aggiunto che i membri della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord dovrebbero rispettare la volontà popolare e che hanno già avuto modo di esprimersi votando la legge istitutiva del referendum (solo consultivo) e che potranno ancora farlo nei dibattiti parlamentari e nella discussione di un grande disegno di legge abrogativo delle norme comunitarie. Nigel Farage, leader dell'Ukip, il Partito per l'indipendenza del Regno Unito, ha promesso di guidare una marcia di manifestanti nel giorno dell'udienza della Corte Suprema. Tra i quotidiani più ostili alla sentenza "The Telegraph", con una serie di editoriali e commenti a senso unico: i giudici sarebbero dovuti restare fuori dal processo della Brexit; la Corte Suprema deve ribaltare la sentenza altrimenti provocherà una crisi costituzionale. Lo stesso giornale ha pubblicato sabato un articolo di May dal titolo "Perché non permetterò che il voto del popolo britannico per la Brexit venga sabotato", in cui la premier ha affermato che la disputa legale apparentemente riguarda il processo, ma in realtà ha come posta in gioco un principio democratico e ha ricordato che il parlamento ha votato per mettere la decisione sull'appartenenza all'Ue nelle mani del popolo, che ha fatto la sua scelta.

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