Rino Formica: «Renzi è arrivato al capolinea»
- Dettagli
- Categoria: Italia
L'ex Psi Formica stronca le riforme: «Un fallimento». Sul rinvio del referendum: «Sono solo chiacchiere». E sul premier dice: «Neanche Berlusconi lo aiuterà».
di Alessandro Da Rold | 02 Novembre 2016 Lettera43
«Siamo arrivati alla fase terminale di Renzi». Rino Formica, ex ministro dell'Economia del Psi, classe 1927, non ha perso la sua lucidità politica e ormai da mesi continua a profetizzare una caduta fragorosa del governo.
Se la politica un tempo «era sangue e merda», ora Formica per il presidente del Consiglio usa altre parole: «perdente» e protagonista di un «fallimento clamoroso e senza precedenti» di fronte alle difficoltà che da una parte riguardano l'Italicum, la legge elettorale al vaglio della Corte Costituzionale, e dall'altra il referedum, che nelle ultime ore - il primo a parlarne è stato Pierluigi Castagnetti, quindi il ministro dell'Interno Angelino Alfano - si pensa di rinviare per il dramma del terremoto.
«IL RINVIO? DECIDE LA MAGISTRATURA». Palazzo Chigi ha già smentito, ma qualcosa sembra muoversi nei meandri della Repubblica che Formica conosce molto bene.
«Sono solamente chiacchiere», dice l'ex ministro socialista. «L'unica possibilità è della magistratura: se sarà accolto il ricorso di Valerio Onida allora ci sarà il rinvio. Non ci sono altre vie per spostare la data del referendum».
Rino Formica, ex ministro dell'Economia.
DOMANDA. Eppure se ne parla.
RISPOSTA. Il problema a mio parere è un altro. Sta iniziando a emergere un problema reale, stanno venendo al pettine gli errori di questo esecutivo.
D. Quali sarebbero?
R. Renzi aveva promesso la riforma elettorale e quella della Costituzione: entrambe sono a rischio bocciatura. La prima attende il giudizio della Consulta, la seconda della magistratura. Non credo esista un fallimento clamoroso come questo.
D. C'è chi dice che un rinvio potrebbe giovare al 'sì', anche perché il 'no' continua a essere in vantaggio.
R. Il 'no' è senza dubbio maggioritario in una fase di dibattito politico normale dove si continua a insistere sulla bontà della riforma e su questo progetto di modello costituzionale.
D. Quindi cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni?
R. Bisognerà capire se sarà rinviato o meno il giorno del giudizio definitivo. Ma la vere preoccupazioni sono altre. Siamo all'inizio di cambiamenti importanti sul piano internazionale. Penso alle elezioni negli Stati Uniti, ma potrebbero presto sorgere anche problemi in Europa, come grane di carattere economico-sociale nel nostro Paese.
D. E poi c'è il flagello del terremoto.
R. È un'emergenza da non sottovalutare perché ora bisogna confrontarsi con questa paura ancestrale della natura che poco ha a che vedere con i soliti dibattiti politici o economici. La carta dell'allarmismo, però, potrà essere giocata da tutti durante la campagna elettorale
D. A tutto questo si aggiungono i problemi delle banche italiane, in particolare il Monte dei Paschi di Siena.
R. Sono tutti tasselli che presi singolarmente non sono irrisolvibili in assoluto.
D. Tutti insieme però fanno paura...
R. C'è un problema grande come una casa, quello di trovare una linea - che deve avere una forza politica - che da un lato risolva e dall'altro dia prestigio internazionale all'Italia. Basta guardare oggi i mercati.
D. In che senso?
R. È allarmante il dato del 2 novembre. Lo spread viene usato spesso come clava, però ci dimostra che da tre anni continuiamo non solo a essere governati dall'esterno, ma soprattutto non riusciamo a gestire quegli spifferi di vento positivo che possono arrivare da fuori.
D. In politica internazionale è stata data molta enfasi all'incontro tra Renzi e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
R. Renzi si è tuffato in quella cena come un parvenu di provincia, ha giocato come al solito e non ha lanciato un bel messaggio alle cancellerie europee.
D. Perché?
R. Basta seguire la sequenza dei fatti: prima ha dimostrato quasi una 'fedeltà canina' nei confronti di Obama, poi in Europa ha iniziato a difendere la Russia, contraddicendo così le posizioni assunte pochi giorni prima.
D. Renzi ha perso?
R. Non è più credibile. È un personaggio che ha dimostrato di non rappresentare la forza di questo Paese, per di più in una fase in cui la sua parte politica appare sempre più lacerata e ostile da un lato e in agguato dall'altro.
D. Secondo lei l'ex presidente Giorgio Napolitano si è un po' pentito di quel cambio con Enrico Letta?
R. Nessuno può essere felice di fronte a questo fallimento. Renzi ha sciupato troppe occasioni favorevoli.
D. Quali?
R. Aveva il vantaggio di trovarsi in una fase storica in cui non c'era opposizione politica, sociale. Aveva un parlamento che era semplicemente preoccupato della propria sopravvivenza. Aveva persino una banca centrale che continuava a immettere risorse nel sistema. Nessun governo della Repubblica ha avuto così tante fortune.
D. Quindi, secondo lei, nel caso in cui al referendum vinca il 'no' cosa accadrà?
R. Il sistema politico italiano dovrà subire metamorfosi molto forti. Ci saranno aggregazioni e rieggragazioni. Sarà messo a dura prova, anche perché in questo Paese sono rimasti ormai solo due poteri: il Quirinale e la Corte Costituzionale. Già fanno fatica a misurarsi con la situazione attuale, figuriamoci in un momento straordinario come quello che ci ritroveremo davanti.
D. Potrebbe essere Silvio Berlusconi ad aiutare Renzi?
R. Le dico una cosa: da sempre in politica non si fanno alleanze con i perdenti.