Leggere il Signor No Zagrebelsky per convincersi a votare Sì
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Le argomentazioni del prof capofila dei contrari al referendum sono talmente convincenti da sostenere la necessità di far passare la riforma costituzionale
di Redazione | 12 Ottobre 2016 ore 15:06 Foglio
La discussione che si è aperta tra Eugenio Scalfari e Gustavo Zagrebelsky riprende l’antico confronto ottocentesco tra liberali e democratici, che fu condotta con grande efficacia da Bertrando Spaventa e Gaetano Mosca da parte dei liberali, e da Francesco De Sanctis da parte democratica. Scalfari, che ha origini radicali e quindi liberali, sostiene, modernizzandola, la teoria delle èlite che considerano la democrazia parlamentare la forma di una “dittatura della minoranza” in grado di esercitare l’egemonia sulle altre èlite.
Zagrebelsky, da democratico, sostiene il valore sociale della democrazia come lotta dei sottoposti per condizionare e contendere il potere dei “signori”, nell’ambito di un conflitto che è, come scrive sulla Repubblica, “l’humus della della vita civile”, risconosciuto dalle costituzioni democratiche “che lo regolano, riconoscendo diritti e apprestando procedimenti utli per indirizzarlo verso esiti costruttivi e per evitare quelli distruttivi”.
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La tesi di Zagrebelsky ora – come quella di De Sanctis allora – può essere accusata di ottimismo, mentre quella scalfariana di cinismo, ma si tratta comunque di tematiche reali e fondate su analisi serie della vicenda storica e della natura specifica delle democrazie parlamentari. La posizione di Zagrebelsky, forse proprio per il suo orizzonte più aperto e speranzoso, appare persino più suggestiva di quella di Scalfari. In conclusione al suo ragionamento, Zagrebelsky ricorda che la polemica si è accesa partendo dalla discussione sul referendum costituzionale e conclude sostenendo che la sua analisi ha molto a vedere con i contenuti di questa riforma. E’ vero, ma è più che lecito pensare che il conflitto viene regolato meglio da norme che agevolano le decisioni anziché da un sistema che produce prevalentemente rinvii. Insomma, i suoi argomenti potrebbero essere usati benissimo per sostenere l’approvazione della riforma che egli invece osteggia.