Polillo: «Vi spiego la cura che può salvare Roma»
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L'ex sottosegretario Polillo: «La capitale deve cambiare modello amministrativo». Una sorta di città-regione che collabori con il governo. «Ma con il M5s è utopia» . Andrea Mazzillo è un fedelissimo di Raggi, Massimo Colomban risponde direttamente a Davide Casaleggio
di Francesco Pacifico | 10 Ottobre 2016 Lettera43
Gianfranco Polillo ci mette poco a sintetizzare la situazione di Roma: «Siamo sull’orlo del default. E non sembra che Virginia Raggi ne abbia contezza».
Ex sottosegretario all’Economia del governo Monti, già capo dell’ufficio studi della Camera, da mesi si è messo a studiare il bilancio e i problemi della Capitale.
Un lavoro che ha raccolto nel suo ultimo saggio Roma - Reset, una terapia contro il dissesto, pubblicato da Adapt Press.
«Manca un’analisi oggettiva dello sfacelo che sta vivendo la Capitale», dice a Lettera43.it. «Le buche, la sporcizia o la mancanza di manutenzione sono cose che vediamo tutti, ma sono effetti di cause che andrebbero aggredite. Ma perché ci sono 60 mila dipendenti pubblici? Perché dobbiamo avere assicurazioni comunali che pagano premi cinque volte la media dei privati?».
DOMANDA. Perché la giunta Raggi non riesce a partire?
RISPOSTA. La cosa più sorprendente è che Raggi è stata consigliere comunale a Roma per due anni, ma nonostante questo tempo non ha avuto la minima capacità di capire qual è la catastrofe romana: parliamo di una città che è otto volte Milano, ha quasi il triplo della popolazione ma ha un bilancio che è di gran lunga inferiore.
D. Risultato?
R. Roma è la Capitale del Paese, ma è stata trattata come il capoluogo del Lazio. Nel resto del mondo, Washington, Parigi o Londra diventano sempre più belle e vivibili, perché i loro governi le considerano una vetrina. Per questo Madrid ha 300 chilometri di metropolitana e Roma 30.
D. Qual è la soluzione?
R. Serve un diverso modello amministrativo. Washington Dc o la Grand Paris sono delle città-regione: lì il sindaco sovrintende all’amministrazione delle varie municipalizzate. A Londra il primo cittadino partecipa ai consigli dei ministri, a Roma invece deve andare in tribunale perché al Tar ci sono una ventina di contenziosi pendenti con la Regione sui fondi stanziati dal governo.
D. Basterebbe una legge?
R. Accanto a una legge ci deve essere una piena collaborazione tra governo nazionale e locale. Cosa non possibile con i Cinque stelle, che devono il loro successo politico al discredito degli avversari.
D. Roma, secondo qualcuno, si autogoverna.
R. Roma ha funzionato fino a quando ha potuto fare debito. Adesso sono rimasti soltanto il caos e interessi elevati, sopra il 5%, quando il denaro costa zero.
D. Come si è arrivati a questo?
R. Le ultime amministrazioni, di sinistra e di destra, hanno preferito tosare i cittadini: qui per il dissesto si pagano, rispettivamente con aliquote del 3,3 e dello 0,9%, l’addizionale regionale e quella comunale più alte di Italia. Tutto perché era troppo complesso occuparsi della gestione delle entrate extratributarie, che rappresentano il vero polmone di Milano.
D. A che cosa si riferisce?
R. La valorizzazione degli immobili, il pagamento delle contravvenzioni, gli incassi per l’occupazione di suolo pubblico. La totale incuria amministrativa ha fatto sì che ci sia un’evasione generalizzata sulla Tasi. La tassa di soggiorno, per esempio, non la paga quasi nessuno. Non a caso l’Anac di Raffaele Cantone ha scoperto che, durante il commissariamento del prefetto Francesco Paolo Tronca, la maggioranza delle gare fatte per il Giubileo era fuori norma.
D. Presto scoppierà la bomba delle municipalizzate.
R. Presto? L’Ama ha un deficit di 1,3 miliardi di euro, pari a 10 volte il suo capitale sociale. All’Atac i 18 milioni sbloccati nelle scorse settimane rappresentano soltanto un paniccello caldo, perché è stata gestita in maniera indegna. Ho fatto un confronto con l’Atm: rispetto all’azienda milanese qui il costo del lavoro è più alto del 35%, quello degli acquisti, della manutenzione come della mensa, del 55%.
Mazzillo, Colomban e la logica degli opposti
D. Intanto la sindaca chiede a Renzi i soldi delle Olimpiadi...
R. Raggi finge di non sapere che quelle risorse le avrebbe potuto ricevere soltanto se Roma fosse stata prescelta per i Giochi. E dimentica che nella Capitale soltanto eventi di carattere straordinario hanno permesso di darle le infrastrutture necessarie. A maggior ragione oggi con le casse vuote.
D. Lei dice di aver respinto i palazzinari.
R. La via Olimpica, che fu costruita per Roma 60, non era altro che una parte del tracciato di circonvallazione prevista nel piano regolatore di Nathan del 1911. Ma sono tanti i casi che potrei citare: l’ultimo sottopasso, quello di Castel Sant’Angelo, l’ha fatto Francesco Rutelli per il Giubileo del 2000.
D. L’ex assessore Marcello Minenna studiava una fusione tra Ama e Atac.
R. Una buona idea, ma non so giudicare il suo operato né posso dire con certezza che fosse l’uomo giusto nel posto giusto: in Consob si occupava di derivati e di scenari probabilistici sull’andamento di questi strumenti. Ma il problema non sta nei singoli: i Cinque stelle non hanno cultura di governo.
D. Che cosa ne pensa dei nuovi ingressi in giunta?
R. Se è possibile esprimere un giudizio a caldo sulle figure dei due assessori, quello al Bilancio e quello alle Partecipate, direi che si è perseguita la logica degli opposti. E non solo dal punto di vista politico, se sono veri i numerosi retroscena presentati.
D. Cioè?
R. Andrea Mazzillo è un fedelissimo di Raggi, Massimo Colomban risponde direttamente a Davide Casaleggio. Tregua, quindi, tra il vertice amministrativo di Roma e quello del “non partito”. Vedremo se reggerà. Ma la logica degli opposti risulta ancora più evidente se si esaminano i diversi profili dei due candidati.
D. Prego.
R. Colomban è un self made man, più che un semplice imprenditore. Uomo vulcanico e creativo che nella sua lunga vita professionale ha fondato una multinazionale tascabile, la Permasteelisa, poi ceduta al management e quindi acquistata da una grande impresa giapponese. Dopo aver comprato un castello, ha fondato la ConfApri: un network che univa diverse piccole e medie imprese.
D. Qual è il nesso?
R. È nel corso di questa seconda attività che è avvenuto l’incontro fatale con Gianroberto Casaleggio. E oggi il figlio onora la memoria del padre. Funzionerà come assessore alle partecipate del Comune di Roma? Tutto lascia sperare di sì. Anche se Roma non è il Nordest dell’Italia. E i sindacati romani somigliano a quella giraffa di cui parlava Palmiro Togliatti a proposito del vecchio Pci.
D. Passiamo a Mazzillo.
R. È più incerto inquadrare il suo profilo: è assurto alle cronache romane per l’appannaggio ricevuto - 120 mila euro - come membro dello staff di Raggi. Non a caso una scelta duramente contestata da una parte dei pentastellati: sia perché in conflitto con la loro visione pauperistica sia per i suoi trascorsi politici, a seguito della vecchia “casta”. Come i pentastellati giudicano sia il Pd sia l’Udc, vecchie case di adozione.
D. Qual è la morale?
R. Si passa da un dirigente Consob (Minenna) a magistrati della Corte dei conti (Raffaele De Dominicis e Salvatore Tutino) a un militante del Movimento. Ma se davvero esiste tutta questa forte professionalità nel M5s, perché tergiversare tanto? Perché quella rincorsa affannosa e inconcludente che ha fatto perdere tempo prezioso ed esposto il Movimento alle critiche non soltanto dei romani? Non si poteva scegliere Mazzillo fin dall'inizio evitandoci un tormentone durato 100 giorni? Che ha finito per rendere insostenibile la situazione finanziaria del Comune e delle sue partecipate, portando il buco a 1 miliardo di euro.
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