Caro Bersani, non ti riconosco più. J'accuse di Castagnetti contro l'ex segretario Pd
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"Liberati dal tuo cerchio magico e ragiona", scrive su Facebook il compagno di partito dopo l'annuncio del membro della minoranza di voler votare "no" al referendum (dopo aver dato il suo "sì" in Parlamento)
Bersani, D'Alema, Franceschini e Castagnetti in Parlamento (foto LaPresse)
di Redazione | 10 Ottobre 2016 ore 09:45
Alla vigilia della Direzione del Pd, Pier Luigi Bersani ha annunciato la volontà di votare "no" al referendum costituzionale, alimentando il rischio di una scissione nel partito. Il premier Matteo Renzi ha replicato facendo notare a Bersani che in Parlamento aveva d'altra parte votato per il "sì". Sull'argomento è intervenuto su Facebook anche Pierluigi Castagnetti che critica la decisione di Bersani.
Dunque Bersani ha dichiarato, il giorno prima della Direzione del Pd convocata per discutere le modifiche all'Italicum, che lui voterà No al referendum sul testo di Riforma costituzionale che pure aveva già votato in parlamento. Posso dire che conoscendolo ed essendogli amico da 36 anni (abbiamo cominciato insieme nel consiglio regionale dell'Emilia Romagna nel 1980) sono molto sorpreso: credo che anche lui sia condizionato da un suo cerchio magico che lo rende da un po' di tempo se non autoreferenziale sicuramente chiuso e distante da ciò che gli è esterno. A ciò si è aggiunta l'esigenza di difendere il proprio pezzo di ditta. Sono stato segretario di partito anch'io e so che questa missione è seria e non detestabile, ma non si persegue alzando paletti, difendendo tutti e tutto il passato e, soprattutto, rinunciando a competere sul piano della proposta con chi ritieni stia sbagliando.
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A proposito del referendum da vari mesi Bersani sostiene la tesi che la riforma in sè va bene, ma il "combinato disposto" con la legge elettorale la espone al rischio di deriva autoritaria non foss'altro perchè il Capo si elegge il suo parlamento. Premesso che questo è avvenuto anche in regime di porcellum in cui lui ha operato e che lui ( e non solo) ha qualche responsabilità per aver ostacolato il ripristino del Mattarellum quando era possibile, adesso Renzi ha dichiarato la sua disponibilità a cambiare la legge elettorale togliendo tutti i "nominati" e introducendo altre modifiche subito dopo il voto referendario. "Chiacchiere" è stato il suo commento nell'intervista al Corriere di stamattina.
Certo non può pretendere che la modifica dell'Italicum avvenga prima del 4 dicembre, perché non ci sono i tempi (il parlamento deve approvare la legge di bilancio), non ci sono le condizioni (le opposizioni sono indisponibili a discuterne prima del referendum), non si conosce l'esito del referendum (decisivo, perché a seconda dell'esito cambia il contenuto della legge), non sono note le decisioni della Corte sulla materia (annunciate per il periodo immediatamente successivo al 4 dicembre), non sarebbe opportuno infine perché un dibattito sulla legge elettorale ora "coprirebbe" la campagna elettorale referendaria.
Dunque, perché allora, dopo aver chiesto a Renzi un impegno preciso, ora, con questa intervista,non attende neppure la risposta e annuncia il proprio No?
Come non sospettare una premeditazione, piuttosto grave?
Si è voluto sparare con l'arma finale, costi quel che costi? Non essendo difficile immaginare le conseguenze, la prima delle quali è la riconsegna del paese alla destra (politica o/e populista che sia).
Se fosse così, lo ribadisco, non riconoscerei Bersani.