L'Italia dei mantenuti ha avuto il suo accordo sulle pensioni
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Sui quotidiani trionfa un paese a caccia del vitalizio, un luogo dove fare l’impresa è un affronto al tran tran pre-pagato, al quieto vivere alle spalle degli altri. “No: se ci fossimo sposati mi ci avresti mandato da sola”.
di Mario Sechi | 29 Settembre 2016 ore 11:25 Foglio
Titoli. Hanno fatto l’accordo sulle pensioni, sei miliardi, cribbio, ora stendiamo la tovaglietta a quadretti rossi sul tavolo, mi raccomando un bicchiere di rosso della casa e via, tutti insieme in osteria a parlare del passato.
Sui quotidiani trionfa un paese a caccia del vitalizio, un luogo dove fare l’impresa è un affronto al tran tran pre-pagato, al quieto vivere alle spalle degli altri (quelli che ancora lavorano), uno sfregio al consenso totalitario raggiunto grazie alla pensione prima, dopo, durante, sempre. Stamattina in edicola c’è un titolo della Gazzetta del Mezzogiorno che è un epitaffio, talmente surreale da fulminare la realtà, pietrificarla nella sua inesorabile senescenza: “La sintonia della pensione”. Un paese di guelfi e ghibellini, diviso su tutto, sulla moglie e sul marito, sul Milan e sull’Inter, sulla pasta e sulla pizza, si ritrova unito a marciare verso il riposo all inclusive, lo spiaggiamento a Ibiza, lo spritz e il commento con il gomito alzato al bar sui poveri giovani, quelli che la pensione non la vedranno, che sfigati.
L’impaginato non dà scampo, è questo, l’inno alla politica del tramonto: “Nuove pensioni, c’è l’accordo” (Corriere della Sera); “Pensioni, ecco le novità” (Carlino-Nazione-Giorno); “Pensioni, così aumenti e uscite” (Il Messaggero); “Pensioni anticipate, riforma da 6 miliardi” (ll Sole 24Ore); “Fatto l’accordo sulle pensioni. Minime più alte” (Repubblica); “Pensioni, Renzi trova l’accordo. Ma l’Europa frena sulla manovra” (La Stampa).
E’ questa l’Italia? Non tutta, ma avanza a passo di carica la maggioranza piagnona del vitalizio a prescindere, si materializza come un moloch con lo stuzzicadenti in bocca e la canottiera, una società vecchia, decrepita, pronta alla dentiera e al viagra, l’affermazione del desiderio senza futuro, un eterno svegliarsi-consumare-addormentarsi, senza in mezzo una parola che fa la differenza tra gli esseri dotati di logos e i parassiti: creare, inventare, lasciare un segno tangibile del proprio passaggio sulla terra e non solo allo sportello dell’Inps. Più siesta per tutti e buen retiro per sempre.
D’altronde, perché mai allarmarsi? Il tasso di impiego degli italiani tra i 65 e i 69 anni dell’Italia è tra i più bassi d’Europa: 8,6 per cento, contro il 14,5 della Germania, quindi bisogna intervenire con urgenza e mandare a riposo anche gli altri, perbacco. Questo grafico pubblicato l’altro ieri dall’istituto di statistica della Germania è eloquente:
Che tutto questo si compia sotto il governo di un quarantenne – Matteo Renzi – non deve stupire, perché siamo di fronte a un’ondata di egoismo e masochismo che la politica segue, incoraggia, alimenta, è dettata dalla superiorità demografica dell’anziano, dalla sua maggiore capacità di spesa rispetto agli altri, dal suo aver passato la crisi meglio degli altri, i reietti, quelle sagome guardate con sospetto, quelli che si chiamano produttori e non beneficiano dei miracoli della spesa pubblica. Così, con un tocco di sfrenata allegria alla cassa, si va edificando una società di mantenuti che va oltre i contributi. E’ una storia destinata in futuro a finire malissimo, un putrido castello di carta previdenziale, perché i trentenni e quarantenni di oggi prima o poi chiederanno il rimborso del futuro: nessuno paga la propria rovina per assicurare il sonno degli altri. Bevete l’Ape oggi, sarà il vostro veleno di domani.
Petrolio. L’Opecabbassa la produzione (e alza il prezzo). L’accordo raggiunto a Algeri tra i paesi produttori segna una svolta: il taglio della produzione arriva dopo otto anni. Stamattina il barile è stabilmente sopra i 47 dollari, vedremo quale sarà la lettura dei mercati nelle prossime sedute, il prezzo del petrolio non è solo una questione di output di materia prima, ma di scorte, domanda, scenario geopolitico, guerra e pace.
America. Primi sondaggi per Hillary. Il primo round è stato vinto ai punti dalla Clinton, gli effetti si vedranno tra un po’ di tempo, ma il vantaggio ci sarà. Durerà? Questa è la domanda che probabilmente non farà in tempo ad avere una risposta: il secondo dibattito è il 9 ottobre a Saint Louis. Le possibilità di vittoria della Clinton sono aumentate, ma restano sempre ampiamente sotto il 60 per cento, dunque a rischio. Nate Silver invita alla cautela.
Il primo veto a vuoto di Obama.Il presidente degli Stati Uniti aveva messo il veto su una legge che dava la possibilità ai parenti delle vittime dell’11 settembre di fare causa all’Arabia Saudita. Sembrava finisse tutto là, ma il Senato per la prima volta durante la presidenza Obama, ha respinto il veto e la Camera si avvia a fare altrettanto. E’ una sconfitta che racconta le difficoltà del Presidente nella chiusura della sua stagione alla Casa Bianca.
La pizza con Uber. Doveva succedere, è successo: Uber sbarca con le sue flotte di veicoli nel mercato della consegna di cibo a domicilio. C’era una volta il pony express.
29 settembre. Nel 1983 esce negli Stati Uniti Il grande freddo, film di Lawrence Kasdan. Dialogo tra Karen e Sam:
Sam: “Se ci fossimo sposati, andremmo a fare la spesa così”.
Karen: “No: se ci fossimo sposati mi ci avresti mandato da sola”.