Lettere al Direttore 28.9.2016 Foglio
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Come non disperdere l’eredità del Cav? Diversamente da Renato Brunetta, Berlusconi sa benissimo che se si consegna a Matteo Salvini è finito .
1-Al direttore - Diversamente da Renato Brunetta, Berlusconi sa benissimo che se si consegna a Matteo Salvini è finito. Sa anche che Stefano Parisi forse non ha tutto il quid (carisma) che sarebbe necessario. Se le forze dovessero sostenerlo, potrebbe quindi decidere di non fare sul serio un passo indietro. Poiché resta la migliore testa pensante di Forza Italia, sa pure che la vittoria del no al referendum diventerebbe la vittoria di Grillo e di Grillo soltanto. Ma è poi così difficile da capire? Un istante dopo la vittoria del no, all’infuori di Grillo gli altri non esisteranno più: il centrodestra, i professoroni, la minoranza del Pd (con D’Alema a inveire contro il destino cinico e baro). Per come si sono messe le cose, ritengo improbabile un endorsement clamoroso del Cavaliere per il sì alla vigilia del voto. Tuttavia non dispero: piuttosto che salire sul carro di Grillo, potrebbe convincersi che gli convenga comunque aiutare, magari “sottobanco”, Renzi. Del resto, all’uomo non ha mai fatto difetto una spiazzante fantasia politica.
Michele Magno
Sarebbe la scelta più logica. Il no al referendum coinciderebbe con una vittoria di Grillo non di Berlusconi. Il centrodestra ha un futuro solo se vince il sì. Se vince il no non perde solo il progetto di Renzi ma perde anche il progetto di un centrodestra costruito per governare. Domani è il compleanno di Berlusconi. Sono ottant’anni. Ma la sua eredità politica è a rischio oggi più che mai. Serve una piccola sveglia. Mandateci i vostri auguri al Cav. a questa email, con qualche consiglio per far ragionare Berlusconi nel giorno del suo compleanno: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
2-Al direttore - Condivido gran parte delle ragioni del no, ma io voterò a favore della riforma costituzionale. Ho grande stima di Marcello Pera e di molti altri (ex) forzisti come Antonio Martino. Erano le teste pensanti del partito. Berlusconi è il padre padrone e non ha nulla a che fare con un partito conservatore liberale o Gop all’italiana, ma è altra storia. Condivido in parte, lo dico con deferenza nei confronti di un grande come Pera, le ragioni per votare sì al referendum. La nostra è una Costituzione insensata e andrebbe modificata tutta, come molti altri pensano. Resterebbe l’autorità di un presidente della Repubblica che per scelta politica, non per tutti, potrebbe ancora imporre governi d’emergenza. Se venti parlamentari si staccassero dalla casa madre, si costituirebbero in gruppo con nome di fantasia e riceverebbero denaro pubblico anche da coloro che li hanno votati nella casa madre. Poi la questione dell’art. 11 che ci permette di bombardare, le poche volte che accade, “pacificamente”. Cosa che deprime chiunque sia sano di mente. Così altre questioni, non ultima la cessione di sovranità a terzi che è l’antitesi di ogni ordinamento democratico, giacché una maggioranza politica (in quel momento) decide per sempre e per tutti. Insomma il parlamentarismo amorale resterebbe e così le altre disfunzioni che hanno prodotto guasti, credo irreparabili all’unità e all’autorità dello stato. Voterò sì perché è meglio poco che niente (e forse sbaglio). Voterò sì anche se, in caso di vittoria, mi sorbirò la noia che ha vinto Renzi, che spedirei a casa sua domani mattina. Beninteso casa sua non è Firenze, quindi l’Italia, ma il Senegal o il Ghana.
Franco Bolsi
3-Al direttore - Lo scontro politico tra Hillary e Trump sembra l’ultima puntata dei Simpson. Dove il tycoon è Homer, uomo scanzonato, supereroe con il moccio, archetipo dell’americano che non vede oltre il suo ombelico, uomo in cui alla semplificazione del linguaggio corrisponde una pedissequa semplificazione del pensiero. Popolare come votare per una lattina di Coca-Cola. Il suo avversario è Hillary, che nella serie corrisponde alla figlia: Lisa, donna dai contenuti, attenta e capace ma per questo costretta a vivere controcorrente, in una società dove la libertà è diseducazione e ha l’aspetto della boria rassicurante delle idee facilone. La battaglia, mai come stavolta, è tra due culture, è sarà senz’altro più significativa quella che tra le due ne uscirà sconfitta.
Giovanni Negri