Virginia ha deciso: “No alle Olimpiadi”. Così la sindaca tenta il rilancio movimentista

L’annuncio a giorni, dopo che si sarà placata la crisi delle dimissioni. Ma il network-Alemanno su cui punta infastidisce Grillo

03/09/2016 JACOPO IACOBONI, La Stampa

Per rilanciare dallo stato di solitudine in cui si trova - che paradossalmente potrebbe aiutarla, se significasse più autonomia: e infatti ieri l’altro la sindaca era sollevata, per gli addii di Minenna e Raineri - Virginia Raggi dovrebbe riuscire in un paio di cose: dare uno scossa simbolica molto forte e mostrare, subito, di avere un piano.

Il piano di fondo che ha è cercare di tornare, o almeno comunicare di tornare, a qualche pratica originaria del Movimento cinque stelle, il ruolo dell’assemblea, la condivisione delle nomine, l’ascolto dei consiglieri, il rifiuto degli one men show (come era ormai vissuto Marcello Minenna nel giro della sindaca in Campidoglio. «Un carattere insopportabile», e si sa quanto contino i caratteri nelle umane vicende). Naturalmente, come questo piano si concili col ruolo forte di Raffaele Marra e Salvatore Romeo, entrambi frutti del vecchio network-Alemanno su cui la sindaca punta, è difficile da capire. Nel momento in cui la Raggi combatte per avere meno ipoteche esterne su di sé da parte di Luigi Di Maio, del direttorio, o di Roberta Lombardi, si affida però agli uomini più legati al retaggio della destra romana, i Marra e le Muraro. Ciò che meno piace a Beppe Grillo (ma ci torneremo altrove).

Se comunque le riuscisse questo piano, almeno dal punto di vista della comunicazione, la sindaca un modo per dare una scossa simbolica «movimentista» ce l’ha già in mente, e possiamo anticiparlo.

Prima che esplodesse mercoledì pomeriggio il caso della Raineri, la Raggi aveva deciso di tenere un grande evento per comunicare una decisione che ormai ha preso: Roma non firmerà la lettera d’intenti per organizzare le Olimpiadi nella Capitale.

L’idea era di annunciarlo due o tre giorni dopo le dimissioni (scontate) di Marco Rettighieri da Atac, anche per rilanciare e oscurare questa grana; poi è scoppiata la grana ancor più grave dell’addio di Minenna, e la cosa ora giace in stand by. Fatto sta che la decisione a questo punto è presa, e verrà comunicata a giorni. Raggi dice no alle Olimpiadi a Roma e marca con questo di aver preso in mano lei - non Di Maio, non il direttorio, non i tecnici esterni - le redini.

Adesso comincia a essere davvero lei responsabile del suo destino. Un no come questo - che farà storcere il naso a tanti poteri economici e non solo della città - potrebbe riconciliare la sindaca almeno con una delle promesse chiave della sua campagna elettorale. «Se vinceremo noi a Roma, sosterremo la candidatura alle Olimpiadi», aveva detto Luigi Di Maio, in prima serata su La7, il 14 dicembre del 2015. «Se vinco, niente Olimpiadi», promise invece la Raggi in campagna elettorale, il 29 febbraio scorso (anche se poi nel confronto su Sky con Giachetti e gli altri candidati sindaco assunse una posizione più ambigua, «chiederemo ai romani con un referendum»). Parentesi: tutto questo avviene a dispetto dei pareri, assai più aperti alle Olimpiadi, che provenivano dai tecnici della giunta, in primis proprio da Minenna, da una parte, e dall’altra (quella della sinistra radical) da Paolo Berdini. Raggi decide, e decide di suo, contro le «fughe in avanti dei tecnici».

Seguiranno polemiche, accuse, e controaccuse: ma si potrà vendere al popolo (e ai finti integralisti nel Movimento romano che attaccano la Raggi) il prodotto di un Movimento che torna movimentista, dopo i compromessi e faide di questi primi due mesi e mezzo. Anche sulle nomine, Raggi non rifarà l’errore di creare un supertecnico come Minenna: il nuovo assessore (che arriverà «senza fretta») sarà una figura non proveniente da banche e finanza, ma con esperienza istituzionale (Corte dei Conti?) e, soprattutto, non avrà più tutte le deleghe pesanti insieme (bilancio, partecipate e patrimonio). Insomma, Raggi prova a far capire che - bene o male che sia - «comando io». Ma sarà possibile conciliare ritorno al movimentismo e network-Alemanno?

Categoria Italia

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