Besostri: «La riforma Boschi è un colpo al Colle»
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Impeachment più semplice con la nuova Costituzione. E grazie all'Italicum. L'avvocato che affossò il Porcellum a L43: «Corte e Quirinale delegittimati».
L'avvocato Felice Besostri.
di Alessandro Da Rold | 02 Settembre 2016 lettera43
«Scriva avvocato socialista che si ispira a Giacomo Matteotti anche se spero di non fare la stessa fine». C'è chi lo ha soprannominato Perry Mason, perché in pochi come lui conoscono i meandri normativi delle leggi in Italia. E come un ispettore è tra i pochi a contestare, con codici alla mano, le nostre riforme elettorali, facendole collassare a forza di ricorsi alla Corte costituzionale. Ma Felice Besostri, 72 anni, avvocato, è ormai diventato un vero e proprio azzeccagarbugli delle istituzioni in Italia e della nostra Costituzione, ago della bilancia dei governi, esperto di diritto e spauracchio per la politica italiana.
«UN GOVERNO DI IMPROVVISATI». «Per questo non mi invitano mai in televisione», dice a Lettera43, «contesterei tutte le cazzate che sparano. Al governo ci sono degli improvvisati, hanno fatto una legge elettorale tremenda, peggio ancora è la riforma della Costituzione, una deforma di cui non si può nemmeno parlare in televisione».
Avvocato amministrativista, docente di Diritto pubblico comparato, già nella commissione Affari costituzionali Senato della Repubblica con i Democratici di sinistra, già all'assemblea parlamentare Consiglio d’Europa 1997/2001, Besostri è passato alla storia per aver reso incostituzionale il Porcellum («Sono cose che leggo ogni mattina a colazione», risponde se gli si chiede questa passione pluriennale per i ricorsi).
DOPO IL PORCELLUM, L'ITALICUM. Ora tocca all'Italicum. «Aspettiamo di vedere come si esprimerà il 4 ottobre la Corte Costituzionale, c'è stata un'accelerazione da parte della Consulta e questo vuol dire che le ordinanze sono state prese molto seriamente in considerazione».
Si passa dai principi della rappresentanza territoriale e democratica alla mancanza di soglia minima per accedere al ballottaggio o all'irragionevole applicazione della nuova normativa per la Camera a Costituzione vigente per il Senato, non ancora trasformato in camera non elettiva. Non a caso il responso di inizio ottobre sui ricorsi rischia di far svoltare l'intera partita sul referendum istituzionale a cui è appeso il governo di Matteo Renzi.
DOMANDA. Eppure il 4 ci sarà da parte della Consulta una valutazione solo su singole parti.
RISPOSTA. Sì, non sarà sulla legge nel suo complesso. Ma io chiederò che ci sia un'autoremissione della Corte costituzionale, che si autorimetta la legittimità costituzionale del Porcellum in modo da rendere incostituzionale pure l'Italicum.
D. E perché questo coinvolge anche il referendum?
R. Italicum e riforma sono strettamente collegati, anche perché sia la legge elettorale che la revisione costituzionale sono state approvate da un parlamento eletto con una legge incostituzionale e con l’apporto decisivo e determinante di parlamentari eletti con un premio di maggioranza illegittimo.
D. Quanto potrebbe pesare una bocciatura dell'Italicum sul referendum sulle riforme?
R. Alcuni ritengono che se viene eliminato il ballottaggio, a cui si accede senza soglia, allora a questo punto potrebbero votare anche sì. Altri invece che non voterebbero mai sì se l'Italicum restasse come è adesso.
D. In sostanza la situazione è ancora fluida.
R. Sì, ma resta un dato importante: questo sarebbe uno schiaffo alla capacità legislativa di questo governo che aveva presentato l'Italicum come la migliore legge elettorale del mondo, come una legge che avrebbe risolto tutti i problemi di governabilità.
D. Una parte dei sostenitori del governo Renzi ne sono tutt'ora convinti. Mentre invece, secondo lei?
R. La revisione costituzionale è stata presentata un mese dopo rispetto a quando fu stralciata dall'Italicum, che era nato anche per il Senato. Si sono accorti che non c'era nessun algoritmo in grado di assicurare la stessa maggioranza a Montecitorio e Palazza Madama. Hanno risolto promettendo una legge elettorale per il Senato.
D. Di cui non si parla più, come fa notare la minoranza del Pd.
R. Chiaro che non se ne parla più, bisogna aspettare il responso della Corte costituzionale. Ma la questione è irrisolvibile, perché non c'è una legge che possa rispettare il nuovo articolo 57 della Costituzione.
D. C'è chi sostiene che alcune modifiche all'Italicum potrebbero giovare allo stesso Partito democratico. Non a caso Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, aveva auspicato nei mesi scorsi modifiche alla legge elettorale. Paura del Movimento 5 stelle?
R. È chiaro che hanno visto la pericolosità di un ballottaggio. Del resto hanno fatto una legge tenendo conto che la realtà contingente fosse eterna, basandosi sul 40% alle europee - ma senza tener conto del 56% di affluenza - e sul fatto che governano 18 regioni su 21. Ma se 10 regioni sono in mano alle opposizioni la legge non può funzionare: chiederebbero proposte di modifica su ogni provvedimento bloccando ogni cosa.
D. Insomma un pasticcio.
R. Perché si ragiona seguendo la contingenza politica del momento. Doveva dimostrare di fare di più degli altri governi ma in questo modo ha fatto male le riforme.
D. Lei ha contestato anche il caso dei collegi uninominali in Liguria inseriti nell'Italicum. I comuni di Campomorone e di Ceranesi hanno deciso di intervenire nel giudizio davanti al Tribunale di Genova per mandare l’Italicum in Corte costituzionale in base al mancato rispetto dell’appartenenza al Collegio di Genova in favore dell’accorpamento a La Spezia.
R. È una classica buccia di banana. Hanno fatto un collegio in più, a quanto si dice, o per favorire il ministro di Grazia e giustizia Andrea Orlando o Stefania Paita, ex candidata in Regione, per darle un posto da deputato. Ma ci sono cose ancora più gravi di cui non si parla.
D. Per esempio?
R. Lo scandalo è che, se passasse la riforma, un solo partito potrebbe mettere sotto accusa il presidente della Repubblica. Hanno alzato il quorum, ma allo stesso tempo possono metterlo in galera più facilmente.
D. Ovvero?
R. Con i 340 seggi in più del premio di maggioranza e una ventina di senatori, i numeri sarebbero sufficienti per un impeachment.
D. Ma è davvero una riforma così accentratrice del potere nelle mani del presidente del Consiglio?
R. È una riforma fatta tecnicamente molto male, che non aumenta né concentra il potere ma diminuisce quello degli altri, delegittimando la Corte e il Quirinale.
Twitter @ARoldering