Terremoto politico, epicentro ad Arcore
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Domenica scorsa Silvio Berlusconi annuncia il suo appoggio ai provvedimenti a favore dei terremotati
di Domenico Cacopardo ItaliaOggi 1.9.2016
Domenica scorsa Silvio Berlusconi annuncia il suo appoggio ai provvedimenti a favore dei terremotati e, facendo propria la posizione della figlia Marina, di Fedele Confalonieri e di Gianni Letta, se ne esce con un inatteso rovesciamento di tavolo: Renzi è meglio di Grillo&Di Maio e quindi ci comporteremo di conseguenza. Lunedì, probabilmente aggredito dai dioscuri, dà il via a un comunicato di Forza Italia nel quale si limita il benevolo consenso esclusivamente a ciò che serve per le zone e le persone terremotate.
In realtà, molto di nuovo s'è mosso e si sta muovendo nell'area forzista. Prima di tutto Stefano Parisi cui è stato dato il compito di ridefinire una piattaforma liberale e di rinnovare i quadri di un partito vecchio e stanco. Poi, la consapevolezza che fa capolino nelle uscite del leader.
Vediamo il merito. La celebrazione del referendum si avvicina e i casi sono due: vince il «Sì» o perde. Nel primo caso, Berlusconi potrà solo rimproverare a se stesso di avere dato ascolto ai suoi gattini ciechi (Brunetta&C nonché Salvini, Meloni ecc.) e aiutare Parisi a realizzare un partito nuovo (non un nuovo partito), sapendo che la costruzione richiederà tempo, più tempo di quanto non ci sia.
Nel secondo, si aprono varie prospettive. La più inquietante è che la fronda interna del Pd, lo sfarinamento degli altri partner (Alfano, Verdini e non solo), la pressione dei 5Stelle, determinino la crisi e, nell'impossibilità di formare un nuovo governo con maggioranza precostituita, nuove elezioni. In un contesto del genere i grillini potrebbero vincere conquistando la maggioranza assoluta indicata dall'Italicum.
Un altro proposito è stato, però, formulato da Renzi: il governo non si dimette e continua sino al 2018. Qui torna la considerazione di un Renzi che è meglio di Grillo&Di Maio e, perciò, una programma diverso per l'uomo di Arcore: definire un'area di consenso al governo che riguardi alcuni temi di riforma per arrivare in relativa tranquillità al 2018.Parisi sarà della partita, anche se non è in Parlamento. Guadagnare un anno, per Renzi e Berlusconi, significa avere un'altra chanche di nonsconfitta elettorale.
Se la ragione prevarrà, questa sarà la soluzione (provvisoria).