Ho investito a Malta e vi spiego tutte le differenze con l’Italia

Devi chiedere un appuntamento alla banca centrale maltese oppure ai loro Monopoli per scoprire cosa significa avere una burocrazia moderna e non l’esercito di Franceschiello dei burocrati made in Italy

di Edoardo Narduzzi | 15 Agosto 2016 ore 06:18

Uno scoglio nel Mediterraneo trasformato nell’hub tecnologico dell’innovazione del gioco digitale e della moneta elettronica. Malta, in silenzio e senza i clamori dei media, è diventata una tigre dell’Eurozona sfruttando al meglio i fondi europei e la sua posizione geografica. Se ci vai scopri che le più importanti società europee del gioco, come il gruppo svedese Betsson, oggi impiegano nell’isola migliaia di dipendenti e da lì svolgono gran parte delle loro attività tecniche e di backend. Oppure scopri che, nella stagione dei tassi di interesse negativi, le banche maltesi fanno resistenza ad aprire un nuovo conto bancario, anche a una primaria società europea, perché sono piene zeppe di liquidità e non vogliono essere costrette a parcheggiarla alla Bce con connesso pagamento di un costo. Altro che Atlante2, Mps e Banca Popolare di Vicenza, le aziende di credito maltesi scoppiano di salute e con loro l’economia dell’isola. Ecco perché analizzare Malta oggi serve soprattutto a chi vuole davvero capire perché, se fai le riforme giuste ed hai una burocrazia degna della modernità, puoi fare Pil con la stessa velocità dell’Asia anche nel pieno del Mediterraneo e senza avere nessuna risorsa naturale.

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Negli ultimi mesi ho studiato Malta per valutare se e come aprire un’impresa nell’isola. Il driver non è il fisco, come i più credono. La carta vincente dell’isola ex britannica è un vero poker di assi. Devi chiedere un appuntamento alla banca centrale maltese oppure ai loro Monopoli per scoprire cosa significa avere una burocrazia moderna e non l’esercito di Franceschiello dei burocrati made in Italy.

All’ingresso non si esibisce alcun documento, ci si registra via tablet e con una firma digitale. Parli con dei burocrati poliglotti che sembrano usciti da un corso alla McKinsey. Costi contenuti e tempi certi.

Poi, c’è la parte fiscale. In Italia attendo ancora un rimborso Irap del 2009; l’Agenzia delle entrate ha scritto a dicembre che era stato accertato ma poi non ha i fondi per pagarlo e resta sempre un credito di imposta sine die mai una entrata di cassa. A Malta ogni credito di imposta è rimborsato alle imprese al massimo in novanta giorni.

Le infrastrutture sono d’avanguardia. L’aeroporto è nuovo e funzionale; la rete internet da paese che punta da tempo sulla fibra. Essere Smart è sulla bocca di tutti come il prossimo obiettivo di Malta nel ventunesimo secolo.

E poi la qualità della giustizia. Se hai un problema contrattuale e devi ricorrere al giudice a Mdina o a La Valletta vige il sistema di common law. In pochi mesi il giudice emette la sentenza ed il tuo brevetto o la tua start-up è tutelata come in Silicon Valley o a Londra. Così diventa facile capire perché l’economia maltese riesce ad attrarre capitali e perché, mentre la Sicilia sa solo produrre deficit pubblico, questa isoletta “siciliana” è tra le più virtuose d’Europa nei parametri della finanza pubblica. E’ una questione di manico: un sistema politico all’inglese con due soli partiti dove chi vince governa riformando e chi perde prepara la rivincita senza obiettare troppo sullo spoil system a tappeto del vincitore.

 

Investire a Malta oggi è conveniente anche dalla prospettiva della Brexit. L’inglese è la lingua ufficiale dell’isola e i legami con Londra sono di matrice imperiale. I capitali inglesi, desiderosi di restare nell’Eurozona ma in un contesto di bassa burocrazia e buona fiscalità, potrebbero realisticamente pensare a Malta come base operativa. Riforme ed opportunità esogene: così uno scoglio quasi inespugnabile, che ha influenzato molto le sorti della seconda guerra mondiale, ha saputo uscire dal sottosviluppo ed abbracciare il benessere.

Categoria Italia

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