Alfaniani decisi a non decidere

Nel giro di una settimana, siamo passati da un'ipotetica semi-crisi di governo (promossa dal Ncd) a concreti voti parlamentari in pro del governo perfino più consistenti rispetto al passato

 di Marco Bertoncini, Italia Oggi 16.7.2016

Nel giro di una settimana, siamo passati da un'ipotetica semi-crisi di governo (promossa dal Ncd) a concreti voti parlamentari in pro del governo perfino più consistenti rispetto al passato. Qualche giorno fa si annunciava di tutto, all'interno degli alfaniani: scissione, abbandono di senatori, passaggio di frange parlamentari al centrodestra, trattative aperte con Silvio Berlusconi, fonte di problemi non solo venturi, ma addirittura immediati, per Matteo Renzi. Come spesso nella politica nostrana, l'annunciata tragedia si è dissolta quasi senza lasciare tracce.

L'unica certezza è la divaricazione esistente nel Ncd e anche nell'Udc. Anzi, bisognerebbe aggiungervi esponenti residui del montismo, fenomeno politico considerato lontano nel tempo, manco fosse l'Uomo qualunque o il partito d'Azione, pur avendo conseguito un 8% abbondante alle politiche che reggono la legislatura in corso. Nel partito di Alfano una minoranza vorrebbe ritornare nel centrodestra, la maggioranza vorrebbe stringere ancor più il legame con Renzi. Tutti hanno deciso di rinviare ogni decisione a dopo il referendum.

È presumibile che Alfano asserirà allora l'impossibilità di schierarsi nel centrodestra, da lui dipinto a trazione leghista, lepenista, populista. Ovvio che la concessione del premio alla coalizione avvantaggerebbe il suo progetto di collocare il Ncd (o quel che nascerà) nel centrosinistra. Se invece Renzi restasse abbarbicato al premio alla lista, Alfano punterebbe a presentare una formazione centrista a sé, col dichiarato intendimento (comune a vari verdiniani e forse a segmenti di Scelta civica) di soccorrere dall'esterno Renzi nella prossima legislatura, per svincolarlo dal condizionamento delle minoranze interne.

Categoria Italia

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