La retorica attira ancor più gente. Ognuno vuota il secchio migranti nelle case degli altri
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Il Papa tende a fare del bene con le parole e, in ogni caso, soltanto a spese altrui
di Marco Bertoncini ItaliaOggi 7.5.2016
La sagra delle parole procede. Che si tratti del vertice Renzi-Merkel, che sia la consegna del premio Carlo Magno a papa Bergoglio, siamo sempre lì. Splendide dichiarazioni di alati princìpi, specialmente dal pontefice; riaffermazioni del ruolo di civiltà esercitato dal nostro continente; richiami a solenni impegni.
Ondate di retorica, il cui culmine si è ieri sentito in Vaticano. Di fatto, tutto procede come prima, nel senso che i migranti continuano ad arrivare e non si vede un refolo di novità nel loro destino. L'Europa è marmorea: nulla muta, nel comportamento assunto verso le grandi migrazioni.
In verità, mutano i numeri, nel senso che crescono gli arrivi. A volte sono centinaia in un giorno, come adesso, tanto che il ministero dell'Interno non riesce a individuare modi per ospitarli.
Nel Veneto i prefetti già da mesi accennano a possibili requisizioni di immobili privati. Di usare caserme si parla da anni. Ovviamente, il destino dei clandestini viene con indifferenza assimilato in toto a quello dei reali profughi: del resto, i moniti del papa argentino sono per accogliere sempre, comunque, tutti; anzi, accogliere ancor più. Quasi nessuno fa rilevare l'effetto richiamo esercitato, dal viaggio in Lampedusa a oggi, dagli appelli del pontefice, pronto come sempre a fare del bene a spese di terzi (elargendo peste e corna per la ricchezza, senza la quale, però, non si vede quale accoglienza si potrebbe mai prestare).
A guardar bene i temi principali, si vede che il trattato di Dublino rimane immutato. Una statua marmorea, appunto. Sì, ricorrentemente si discetta di modifiche da apportare, ma guarda caso non si fa un solo passo avanti in questa direzione. D'altra parte, la convenzione che reca il nome della capitale irlandese l'Italia l'ha firmata, per ignoranza, per leggerezza, per imbecillità (cfr. «La colpa dei confini ripristinati non è certo dell'Austria ma di Bruxelles», ItaliaOggi, 29 apr.): ne paga le conseguenze. Abbiamo voluto la bicicletta: adesso, pedaliamo.
Gli Stati non accettano immigrati: la redistribuzione è clamorosamente fallita, nonostante le ridanciane speranze della coppia Renzi&Alfano. Si chiudono i confini, fra gli alti lai del pontefice e dei vertici di alcuni Paesi, Italia in prima fila. Peccato che gli europei lancino chiari messaggi, quando votano, e che quindi i responsabili dei vari Stati si adeguino (come fanno Austria, Germania, Francia, ma non l'Italia). Quindi, anche i confini tornano marmorei.
Seguendo gli ammonimenti bergogliani, i nostri governanti predicano la politica dell'accoglienza. Non si rendono nemmeno conto che il Regno Unito ha preteso, per restare nell'Ue, la possibilità di sospendere benefìci sociali non per i clandestini, bensì per i cittadini europei.
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